27. Legami di sangue

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Sarei rimasta lì per ore, bloccata in quel luogo senza tempo e senza colori, a fissare il cielo scuro e illuminato solamente dai sogni che non credevo più di poter vivere.

Iniziava ad alzarsi un leggero venticello che scuoteva lievemente foglie e cespugli, ma non era fastidioso, al contrario, rendeva tutto più magico; tanto che iniziai a pensare fosse un sogno.

Anche Killian, nonostante non gli importasse granché, aveva dedicato qualche istante al manto oscuro sopra le nostre teste, mentre mi carezzava un braccio con la mano destra e si beava dell'aria tiepida attorno a noi.

"Quindi partiremo domani?" domandò senza tono nella voce ed emettendo un piccolo sbuffo.

"Si, nel primo pomeriggio" risposi io. Non avevo avuto molto tempo per pensarci, ma il mio desiderio era quello di partire prima possibile e speravo solamente che lui l'assecondasse.

"Saremmo costretti ad accamparci per strada."

"Non importa." Alzai le spalle con indifferenza e lui ridacchiò leggermente.

Non me ne sarei andata lasciando il passato al caso. Quel luogo era stato importante per me non potevo negarlo, ma contemporaneamente sentivo di non appartenergli. La mia decisione era stata ardua, ma non sarei più tornata. La lista delle cose da fare prima di andar via, stillata e appesa in un angolo della mia mente, era ormai uno schema preciso e ordinato. Non sapevo come avrei dovuto sentirmi per l'ennesimo addio, ma avevo bisogno di partire, parlare con mio fratello e capire cosa stesse succedendo; avrei lasciato che i sentimenti contrastanti mi divorassero in un secondo momento.

Killian si schiarì la voce, probabilmente notandomi assorta nei miei pensieri, e io girai la testa verso di lui con un'espressione interrogativa.

"Ho visto una stella cadente."

"E l'hai espresso un desiderio?" chiesi curiosa.

Mi voltai su un fianco, appoggiata al mio gomito per osservare meglio i suoi occhi azzurri, che al buio avevano uno strano riflesso tendente al grigio.

"Scherzi, vero? Ti sembro un tipo da desideri?" L'ennesima fragorosa risata gli colorò leggermente le guance di rosso e io feci finta di riflettere, prima di negare con un cenno del capo.

Avevo incontrato l'unica persona al mondo incapace di credere nella possibilità di realizzare un sogno, ma nonostante ciò mi piaceva pensare che avrei potuto fargli cambiare idea.

Io ero nata in una famiglia costretta a tenere i piedi per terra, sempre appesantita da collane d'oro e scudi in ottone, in quei momenti di libertà credere che i desideri non esistessero mi era impossibile; siccome il mio si era appena realizzato.

"No, ma non si può resistere a una stella cadente."

"Forse tu non puoi resistere" rispose con leggera superiorità, alzando le spalle.

Io feci un altro segno per negare, scuotendo la nuca, ma un piccolo sorriso non riusciva a lasciare il mio volto.

Era come se ogni volta che Killian mi guardava il mio istinto chiedesse di essere felice, eppure i suoi sguardi non erano sempre pacati. A volte era arrabbiato, altre annoiato, era raro vederlo in vero di buon umore, ma nonostante ciò sapere che mi osservasse e pensasse a me era un buon motivo per sorridere.

Si mise a sedere, probabilmente notando che la nostra conversazione si era conclusa e si stiracchiò un po'. In quel momento tese un braccio verso di me per sfiorarmi una guancia.

Mi protrassi verso di lui e, come se fosse la cosa più naturale che avessi mai fatto, lo baciai.

Un dolce bacio al sapore di rum, un paio di risate lasciate a morire dal nostro sfioramento di labbra e una notte stellata ad accompagnarci come la base di un pianoforte durante la sonata di un violino.

Principessa - CaptainSwanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora