Camminai nel bosco per un tempo che parve infinito.
Il mio vestito pregiato si impigliava ai rami secchi caduti a terra, lacerandosi e sporcandosi.
Non mi interessava più essere una principessa sempre ordinata e sorridente, avevo bisogno solo di giustizia.
Dopo aver passato mezza giornata a cercare di orientarmi tra gli alti alberi, raggiunsi finalmente il villaggio più vicino.
Indossai il cappuccio sul capo per non essere riconosciuta ed entrai nella prima locanda che mi saltò all'occhio.
Un locale di medie dimensioni, con qualche tavolo posto vicino all'ingresso e un ampio banco in fondo alla sala. Le luci erano soffuse e davano un'aria ancora più rustica al luogo. Non avevo mai visto niente del genere.
Il vociare era alto, quasi assordante, uomini di ogni genere si aggiravano più o meno ubriachi, con calici e bottiglie in mano. Era un caos.
Alcuni avevano una miriade di tatuaggi sulle braccia, altri, proprio come me, erano incappucciati fin sopra al capo per evitare di farsi vedere in viso.
Ero l'unica donna, ma mi sentivo comunque invisibile.
Dei brividi scossero il mio corpo stanco e feci un respiro profondo per rilassare i nervi. Avevo idee precise su ciò che avrei dovuto fare.
Mi avvicinai al bancone, dove, quello che immaginai essere il proprietario puliva un boccale di birra con un panno leggermente consumato.
Mi sorrise e disse: "Buongiorno signorina, posso offrirle qualcosa?" con tono entusiasta.
Negai con la testa. Poggiai i gomiti sul bancone e lo guardai intensamente. I capelli brizzolati gli ricadevano sulla fronte, corrucciata in un'espressione confusa.
Sapevo quanto i miei occhi verdi potessero conquistare, non riusciva a scorgere bene i miei lineamenti, né i biondi capelli lunghi fin sotto le spalle, ma già dagli occhi avevo attirato la sua attenzione.
"Ho bisogno di un'informazione" dichiarai.
Lui annuì, rapito dallo sguardo felino che gli mostravo, ed esclamò: "Qualunque cosa per te, tesoro."
Era la prima volta che qualcuno, oltre i miei familiari, mi si rivolgeva senza darmi del lei. Era così strano il linguaggio informale alle mie orecchie abituate a tante formalità.
Sorrisi compiaciuta. A quanto pare fino a quel momento me la stavo cavando bene oltre le sicure mura del castello.
"Cerco qualcuno che faccia di cognome Jones. Lei vede entrare e uscire tanta gente in questo locale, o sbaglio?" parlai secca. Nonostante non potesse vedere bene la mia espressione, notò una leggera ansia nel tono.
"C'è un solo Jones che frequenta questa locanda, un pirata. Lo puoi trovare al porto. Riconoscerai la sua nave dalla bandiera."
Annuii e feci un cenno con la mano per ringraziare.
Dubitavo che Killian, il figlio del sarto, fosse diventato un pirata, ma chiunque avessi incontrato sicuramente mi avrebbe dato una dritta su come trovarlo.
Mi allontanai dal bancone e il proprietario mi urlò: "Per qualunque cosa sai dove cercarmi, bellezza."
Non risposi, né salutai. Ignorai ogni occhiataccia da parte dei bruti presenti nel locale e mi affrettai a raggiungere la nave di cui parlava l'uomo.
Nel piccolo porto ce ne erano a bizzeffe, grandi, piccole, con bandiere colorate provenienti dalle terre più lontane e sconosciute. Mi muovevo leggiadra, respirando l'aria fresca e assaporando ogni attimo di libertà.
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Principessa - CaptainSwan
Hayran Kurgu- Fanfiction AU su Once upon a time In un piccolo regno situato a Sud-Est della Foresta Incantata, ogni abitante vive con estrema tranquillità e monotonia, finché una notte le guardie reali non decidono di dare inizio alla caccia all'assassino, ma c...