2. Il Dakota

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Il rumore del motore del Dakota sembrava a Farran e ai compagni il suono più dolce di tutta la guerra. Si erano avviati sul tardi, partendo da un campo di patate a sud di Londra. Avrebbero passato la notte a bordo e, se fosse andato tutto come previsto, all'alba avrebbero finto di cadere dall'Airspeed in volo.

L'intero manipolo lo aveva fatto almeno una volta, anche i disertori che si erano da poco uniti alla 2nd SAS. Fin'ora tutto era andato come previsto, e adesso che Justo e Francisco dormivano, si sentiva solo il rombo morbido del motore.

Gli altri non dicevano una parola, ma il maggiore Farran teneva ben sotto controllo la situazione del volo, poiché ben presto si sarebbero avvicinati all'obbiettivo.

Il monte Cusna copriva ancora il primo sole del mattino quando per primo, un uomo del manipolo mise piede sull'erba corta ancora coperta della brezza dei primi giorni di aprile.

L'immensa piana era deserta, e l'intero gruppo ripiegava i paracadute nello zaino e intanto si riunivano tutti in un unico punto per discutere il da farsi.

-Il SOE - Esordì il Maggiore Farran
-Sta organizzando una missione qui intorno. Noi intendiamo raggiungerli e prenderne parte, nonostante ci sia stato espressamente vietato di farlo dal governo britannico. - Si schiarì la gola, e proseguì.

-È roba grossa. Vogliono ammazzare quanti più tedeschi possibile.
Fred, detto Freddie, tirò su col naso, e gli altri capirono che stava per dire qualcosa. -Ma così faremo il loro gioco. Forse sarebbe meglio non ucciderli. - Roy Farran guardò il cielo per un attimo, ma era solo un'espressione spazientita. Fred era solamente uno studente di medicina, e non aveva mai combattuto per esempio in Spagna come Justo e Francisco o in cielo come Farran.

-Ora non so voi, ma sicuro come l'Inferno che io non ho finto di cadere da un cazzo di Airspeed per dare lezioni di umanità ai nazisti. I nazisti non hanno umanità.

Le righe si ruppero, e ben presto l'intero manipolo avrebbe raggiunto finalmente l'ambita missione del SOE.

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