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Sto leggendo per l'ottava volta uno dei miei classici preferiti quando il mio cellulare squilla. Tolgo i piedi dalla piscina e vado a prendere il mio cellulare che è appoggiato sullo sdraio.
Rispondo senza guardare chi sia, colta dalla fretta.

Pronto?

Buongiorno, parlo con Haley Cooper?

Sì, sono io.

La chiamo per conto del preside Day. Chiede se può presentarsi a scuola domani mattina.

Potrei sapere il motivo?

Mi dispiace signorina, non lo so.

Mi sa dare un orario?

Alle nove andrebbe benissimo.

Okay, grazie. Arrivederci.

Arrivederci signorina Cooper.


È luglio e la scuola è finita da due settimane. Non vedo il motivo per cui il preside dovrebbe vedermi, nè tantomeno l'argomento di cui vuole parlarmi.
Insomma, i miei voti sono eccellenti e per il college ho ancora tempo un anno.

Mi faccio un paio di nuotate in piscina e poi salgo in camera.

La mattina seguente non ho tante difficoltà ad alzarmi dal letto quando sento la sveglia. Mi vesto in modo estivo ma tenendo in conto di dover entrare in un ambiente scolastico. Perciò decido di vestirmi con dei pantaloni neri larghi e una canotta bianca senza scollatura.

Scendo al piano di sotto dove trovo i miei genitori fare colazione. 

Mia madre é una donna molto alta con i capelli scurissimi, lisci e lunghi, mio padre invece é alto, occhi azzurri e biondo cenere. Tutti dicono che io abbia preso da mio padre: in realtà non credo di aver preso da nessuno dei due in particolare, dal momento che i miei capelli sono castani e i miei occhi verdi. 

Lei è casalinga quindi è sempre in giro per casa, mentre lui è un agente immobiliare e se c'è una cosa che non manca a Pamont, sono le case da vendere.
Non che non ci siano persone che ci vivono, anzi, mio padre vende una casa dietro l'altra e di certo, questa cosa va bene sia alla città che alle nostre tasche.

«Buongiorno Haley» mi accoglie mio padre
«Buongiorno» rispondo pensando ancora a quanto il mio letto sia comodo

Mi prendo un waffel, che ormai è freddo, e me lo metto su un piccolo piatto. Poi mi verso un po' di succo in un bicchiere e mi godo la mia breve e spoglia colazione.

«Haley, sai di che cosa vuole parlarti il preside?» mi chiede mia madre mentre appoggio il piatto e il bicchiere sull'isola della cucina.
«No, mamma»
Lei annuisce.
«Ci vediamo dopo ragazze» ci saluta mio padre uscendo dalla cucina e successivamente di casa.

In casa nostra nessuno di noi è mattiniero: sembriamo tre zombie. 

Dopo pochi minuti prendo il mio cellulare, un libro e salgo in auto.

Sono sempre stata una persona che ha studiato tanto, non per far compiacere i miei o per farmi vedere agli occhi dei professori, solo per me stessa. Ai miei genitori interessa ben poco dei voti. Pretendono che io vada discretamente, ma sono io a cercare la perfezione.
Questo perciò non implica che mi piaccia la scuola come struttura, perché sinceramente, togliendo la biblioteca, mi fa davvero schifo.
Per questo dunque cerco di evitare l'edificio scolastico durante il periodo estivo.

Una smorfia mi nasce sul viso quando entro nel parcheggio della mia scuola e, dopo essermi preparata psicologicamente, entro in quell'edificio.

Vago nei corridoi fino a quando non trovo l'ufficio del preside.
Chiedo alla sua segretaria che mi dice di attendere che mi venga a chiamare.
Aspetto quindi la famosa chiamata stando seduta su una sedia.

Dio, quanto fa caldo!

D'estate in California fa un caldo tremendo. E diciamo che queste 30 miglia che ci dividono da Bakersfield e 50 da San Diego non aiutano molto. Per fortuna ho la grazia di avere una piscina a casa, non che sia una cosa insolita, dal momento che quasi tutte le case del mio quartiere ne hanno una. 
Non vedo l'ora di potermici buttare e fare due nuotate.

In questa scuola non esiste l'aria condizionata? Insomma, quando due settimane fa trascorrevo l'ultimo giorno di scuola la temperatura era abbastanza fresca e vivibile. Preferiscono cuocersi che accendere i condizionatori?

Sto ancora discutendo tra me e me sulle possibilità di avere una temperatura legale in questa scuola, quando esce il preside e mi invita ad entrare.

Non sono preoccupata su cosa debba dirmi, anche perché ho la coscienza pulita.
È vero, ho risposto male ai professori, lo faccio spesso, ma non credo di essere arrivata a questo punto.

Non appena entro nel suo ufficio sento un repentino cambio di temperatura e lo ringrazio mentalmente per aver azionato due ventilatori ai lati della stanza.

«Buongiorno signorina Cooper. Prego, si accomodi» mi dice il preside indicandomi la sedia.
Sorrido e mi siedo. La sedia è molto fresca.
Il preside è molto alto, magro e i pochi capelli sono grigi.
«Mi scuso per la temperatura, ma c'è stato un guasto nei condizionatori e dovrebbero aggiustarlo tra qualche ora»
Annuisco. 
«Dunque... l'ho invitata nel mio ufficio per farle una proposta, o meglio, per chiederle un favore che può essere d'aiuto anche a lei»
«Si spieghi meglio» lo invito
«C'è un ragazzo che ha concluso l'anno con l'aiuto dei professori. Nel senso che non ha raggiunto la sufficienza in due materie ma non è tanto grave da farli seguire i corsi estivi che la nostra scuola offre, ma bensì di studiare, quasi autonomamente, il programma di quest'anno a fronte di un esame»
Lo guardo e attendo la continuazione.
«Quindi, sono qui a chiederle di seguire questo ragazzo con delle lezioni private in modo tale da poter affrontare più che sufficientemente l'esame ad agosto.»
«Cosa ne ricavo io?» chiedo subito. Potrebbe sembrare un atteggiamento egoista, ma se devo fare un favore a uno sconosciuto mi va bene, basta che io ne sia a conoscenza.
«Verrà aggiunto al suo Curriculum scolastico per la presentazione del college e, se l'esame andrà bene, chiuderò un occhio su alcuni dei suoi comportamenti»
Lo guardo seria:«Per l'aggiunta al Curriculum va bene, ma sul fatto del comportamento no»
Mi guarda confuso:«Che vuole dire, signorina Cooper?»
«Intendo dire che non voglio essere raccomandata da nessuno, se non per quello che realmente sono e se questo comporta che nel Curriculum vada scritto che qualche volta mi scappa una parola di troppo perché i professori non si spiegano bene, lo accetto»
Mi guarda e annuisce.
«Quali materie dovrei insegnarli?»
«Matematica e fisica»

Bene, il mio forte.

Guardo il preside e penso.

Insomma, se non è tanto grave non credo che sarà molto impegnativo e non ho impegni particolari per quest'estate dato il continuo lavoro di mio padre. Poi, un lavoretto in più nel Curriculum non fa mai male.

«Quindi accetta l'incarico?» mi chiede il preside ansioso della mia risposta.

Lo guardo e dopo aver valutato nuovamente i pro e i contro, rispondo:«Lo accetto»

DUST || [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora