Capitolo 1

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Era una giornata insolitamente assolata e calda, considerando che era ormai il mese di novembre; il sole era parecchio alto e luminoso nel cielo, che era quasi sempre annuvolato e grigio. Questo pensava Lola, una giovane di diciotto anni, mentre sbirciava fuori dalla finestra della sua classe, cercando di sfuggire alla noiosa lezione di chimica che per fortuna sarebbe finita di lí a pochi minuti, dando spazio all'intervallo, momento atteso da tutti gli studenti del suo liceo.

Anche lei aspettava il suono della campanella, e si augurava che qualcuna delle sue amiche rimanesse in classe con lei a farle compagnia, non voleva sembrare associale, come aveva sentito che molti la definivano.

Si lisciò i lunghi capelli rossi con la mano, e inumidì le labbra rinsecchite dalla sete; con quella maledetta felpa nera che aveva indossato quella mattina stava letteralmente morendo di caldo; in classe c'erano i termosifoni accesi, e i suoi compagni non volevano spalancare le finestre, cosa che lei avrebbe fatto volentieri.

Si distrasse a guardare il suo compagno di banco tirare furtivamente fuori il cellulare dall'astuccio e accenderlo sotto il banco, mentre la prof era voltata verso la lavagna a scrivere una complicata formula che Lola non si preoccupò di ricopiare. Avrebbe chiesto a qualche sua amica alla fine della lezione gli appunti, così non rimaneva indietro con il programma.

Osservò i posti davanti della sua classe, occupati metà dai soliti secchioni e dall'altra metà da coloro che non stavano mai attenti alla lezione, e potè vedere due sue compagne intente a truccarsi mentre la prof era girata.

Ecco il suono assordante della campanella, tutti quanti chiudono i loro quaderni in fretta senza aspettare il permesso della professoressa, e tutti corrono puntualmente fuori. La sua migliore amica, Rebecca Clark, si avvicina al suo banco con in mano la merenda che si portava da casa, quella che sua madre le infilava ogni mattina nella cartella.

- Andiamo fuori? - Domandó Rebecca, addentando la sua merendina.

- Uhm - Mugugnò Lola, chiudendo quaderno e libro. - Si sta così bene qui Becky. -

- Eddai, per favore. - La pregò la sua migliore amica con aria teatrale.

- E va bene... - Quella era la stessa scena che si ripeteva da un paio di giorni, ma Lola si alzava sempre dal banco e faceva quello che voleva la sua migliore amica, più per paura di rimanere sola che per altro.

Non era ancora successo nulla, e Lola ne era immensamente felice, nessuno le aveva ancora fatto nulla.

- Vado un attimo in bagno. - disse Becky con aria innocua.

- Va bene, ti accompagno. - Lola sorrise e le andò dietro, tirandosi su i jeans neri che indossava quel giorno.

Aspettò fuori dal bagno un paio di minuti, ma in quel momento vide in mezzo alla folla di ragazzi una faccia che conosceva anche troppo bene: Theo Mcdonald, il bullo che da settembre le dava costantemente fastidio.

E non le dava fastidio in modo normale, no, quel ragazzo era un vero e proprio criminale, le spillava soldi in continuazione, e non solo. Il cuore di Lola prese a battere forte all'impazzata. Aveva paura. Sentiva dentro di sé una folle paura verso quel ragazzo di soli due anni più grande di lei, ma che le faceva passare le pene dell'inferno. Lo vedeva avvicinarsi, guardarla con un sorriso sghembo ed inquietante.

Lola si chiese che cosa stava facendo Becky in bagno tutto quel tempo. Ma ormai era troppo tardi per andarsene; Theo era dentro il bagno con lei. Dentro il bagno delle ragazze.

- Ma guarda un po chi è uscito dalla classe oggi. - Theo sorrise e la spintonò leggermente. - Dammi dei soldi. Voglio comprarmi da mangiare, muoio di fame. -

- N-non li ho dietro. - Farfuglió Lola spaventata, mentre si faceva piccola piccola.

- Ah no? - Il ragazzo, sempre sorridendo, la spinse contro il muro del bagno. Non c'era più nessuna li dentro, l'intervallo era finito, e Becky non usciva dal suo bagno - Allora dovrò fartela pagare... - Sussurró lui. - Ma non qui. Ci vediamo fuori da scuola. -

Theo sbattè una mano sul muro a pochi centimetri dal viso di Lola. Lei stava per piangere; era sul punto di scoppiare in lacrime, ma non lo fece. Se ne tornò in classe, passando sotto le braccia di quella specie di mostro che aveva davanti, lasciando Becky da sola.

Theo si sistemò la giacca in pelle nera sulle spalle e pulì con la mano gli stivali sempre neri e pieni di borchie.

Era bello sfogarsi su qualcuno di più debole di lui. Il ragazzo si passò una mano sul profondo taglio fresco che aveva sul collo. Probabilmente era la stessa cosa che pensava suo padre.

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