Capitolo 4

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I giorni passavano. E quello era uno dei tanti. Lola odiava a morte Theo per quello che le stava facendo; la ridicolizzava di continuo davanti a tutti, ormai non c'era nemmeno più una persona che non la chiamasse sfigata o che non la insultasse in continuazione.

Theo se la prendeva un po con tutti, ma in particolare con lei, lei era la sua vittima preferita. Lola credeva davvero che in fondo Theo provasse piacere nel vederla piangere dopo che lui l'aveva presa pesantemente in giro.

Lola desiderava con tutta se stessa di potersene fregare di ciò che le dicevano gli altri. Ma non era così facile come tutti credevano, non era così facile fregarsene quando anche i tuoi amici più cari ti insultano e ti abbandonano, ti trattano come un cane che non conoscono nemmeno.

Lola non riusciva a capire perché da settembre Theo se la prendeva con lei, che cosa aveva che non andava?

Si vestiva alla moda come meglio poteva, si truccava come meglio poteva, si rendeva accettabile dalla massa. Ma era lo stesso presa in giro.

- A chi frega qualcosa di me? - Si domandò  quella sera, una volta a casa. In cucina sentiva sua madre e suo padre litigare pesantemente, come ormai facevano da mesi.

Prese il mano il coltello e si incise il polso. Il sangue sgorgò gocciolante quasi subito, a Lola piaceva vedere il sangue sgorgare. Lo fece ancora e ancora, finché non vide diventare il suo braccio una maschera di sangue. Ora andava molto meglio.

****

- Come osi lurido bastardo? Mi devi ancora rispettare, io che ti nutro di continuo, e tu mi ringrazi così? Bastardo ingrato! - Lorens si slacció velocemente la cintura e tirò una violenta frustata al figlio.

- Mi dispiace, non lo farò più! - Gridò in lacrime Theo, mentre dalla sua schiena sgorgava sangue a fiotti.

- Non ti rivolgere mai più a me in quel modo! Muoviti, lucidami gli stivali. E fallo con la tua lurida e sporca lingua. -  L'uomo tirò un altra cinghiata sulla schiena del ragazzo. Altro sangue schizzó ovunque nello squallido monolocale in cui i due vivevano da tre anni.

Theo si piegò a carponi e leccò gli stivali del padre, orribilmente sporchi di fango.

- Ecco, così, bravo. - Lorens sorrise sadico, mentre buttava giù una generosa sorsara di gin, spingendo con il piede la testa di Theo a terra.

Theo sentiva le lacrime scendere ininterrottamente dal volto, sentiva gli occhi bruciare più della schiena, che gli doleva sempre meno del cuore.

Era solo, era sempre solo come un cane. Il padre lo trattava peggio di un animale da mandare a morire, ma lui doveva accettare tutto questo. Dove sarebbe andato altrimenti?

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