Incontri e scontri

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Merlin: commesso dall'area sbarazzina, 22 anni, occhi azzurri ghiaccio, fisico minuto imprigionato nella tuta elegante e le mani in tasca ad indicare il classico atteggiamento non curante di un giovane angelo ribelle. Nei suoi occhi anni e anni di bullismo a causa del suo orientamento sessuale e della sua situazione economica da parte di figli di papà che lo avevano costretto ad abbandonare gli studi e ad inserirsi nel mondo del lavoro. Aveva cambiato città dopo la morte di sua madre. Il suo paesino, senza dubbio, aveva cominciato a stargli stretto già da tempo.
Arthur: figlio di papà, 24 anni, occhi celesti cielo, si atteggiava come il maschio Alpha. Concentrava le sue energie sull'acquisto di vestiti eleganti per far figura su una delle oche che avrebbe senza dubbio accettato di finire nel suo letto. La sua seduzione si limitava ad una notte, l'amante veniva poi abbandonata e derisa dal suo gruppetto di amici viziati. Affondava le sue frustrazioni di un padre poco presente nella spesa smodata di soldi, nell'abbellire il suo aspetto fisico e nell'essere invidioso della libertà offerta dal padre a sua sorella. La sua città era quella, lo era sempre stata ed era SUA così come i corridoi dell'ufficio dove apprendeva il lavoro di suo padre: direttore di una multinazionale di abbigliamento maschile.
Due personalità diverse e discordanti che possono rivelarsi due facce della stessa medaglia.


CAPITOLO I

Le luci dell'Aurora avevano incominciato a splendere nelle strade di Londra, in quella che prospettava essere una tipica giornata invernale. La fredda aria tagliava le guance di un giovane commesso intento ad alzare con fatica, con le sue braccia minute, la saracinesca del negozio gestito da una potente multinazionale londinese. L'umidità del Tamigi gli entrava sotto il suo scomodo giubbotto elegante. Era presto, ma gli ordini erano chiari:
<< La merce nuova deve essere esposta con i rispettivi cartellini e la merce in saldo deve essere posta all'entrata del negozio. Devi attirare i clienti a fare acquisti di Natale proprio qui.>> aveva detto il suo capo, cinico e spietato.
Merlin sapeva benissimo che per un lavoro del genere sarebbero occorse circa un paio di ore e il suo fedele compagno di disavventure Gwaine aveva deciso di prendersi la febbre. Scosso dal tono con cui la frase del proprio capo riecheggiava nella sua testa, decise di intrufolarsi nell'immenso negozio e di accendere con decisione tutte le luci. Solo dopo si voltò e accuratamente chiuse la porta alle sue spalle e tirò giù le tendine con scritto: vetrina in allestimento. Le luci potenti si insidiarono nelle sue iridi azzurre, costringendo le sue mani a stropicciarsi le palpebre. La luce soffusa che si era impregnata nella sua mente stava lentamente sparendo per lasciar spazio alla luce artificiale dell'enorme fondo commerciale. Merlin si tolse il giubbotto, rimase in divisa da lavoro e sulla tasca affisse il suo cartellino. Accese i server, i POS e decise di mettersi al più presto a lavoro.
Erano le 8:30, ormai mancava circa mezz'ora all'apertura del negozio. Corse con furia in una posizione dove gli fosse stato possibile vedere tutto l'allestimento e con sua immensa gioia controllò scrupolosamente il bellissimo lavoro decorativo che aveva circondato il negozio in una tipica aria di saldi natalizia. La sua fierezza fu presto interrotta dal continuo martellare sulla porta esterna del negozio. Qualcuno aveva pensato che visto le luci, il negozio fosse stato in procinto di aprire. Merlin con gentilezza aprì la porta e vide un giovane piuttosto agitato. Aveva due occhi color cielo che spuntavano fuori dalla sua sciarpa di seta, era vestito come un classico pinguino e i suoi capelli biondi delicatamente posati sulla fronte costituivano la cornice perfetta al suo volto. Teneva le mani delle tasche del suo costoso Moncler e ballava con i piedi costretto dal freddo di quella giornata invernale. Merlin dopo un'attenta analisi della persona posta dinnanzi a lui parlò:
"Siamo chiusi, apriremo tra circa 25 minuti"
Il biondo sbuffò e tolse la sua sciarpa facendo sì che la sua mascella e le sue labbra si impregnassero nelle iridi azzurre del giovane commesso.
"Senti, sai chi sono io? Sono figlio del direttore di questo negozio. E no, non intendo quello che lo gestisce, ma colui che ha in mano le redini della multinazionale. Esigo di prendere un completo, ORA."

Merlin lo fissò negli occhi e sorrise replicando:
"Si e io sono Babbo Natale".
Il giovane biondo mise il suo costoso mocassino incastonato tra la porta per impedire al commesso di richiudere e dopo aver spinto con forza la vetrata e essere entrato ignorando le proteste del commesso tirò fuori dalla sua tasca il suo documento. Merlin aveva appreso che il giovane non stava mentendo e aveva realizzato di quanto lui fosse stato nei guai.
"Senti..." replicò il biondo, "Io non dirò niente a mio padre sulla tua maleducazione. Ora tu mi farai scegliere un completo, io lo acquisterò e tutto sarà indolore".
Merlin annuì e lasciò che il giovane lo sorpassasse. Merlin odiava le persone come ...Arthur, ora sapeva come si chiamava, l'odore del suo documento foderato era impresso nelle sue narici. Sapeva quanto le persone come lui non avessero rispetto per il lavoro altrui. Merlin ormai nel pieno delle sue funzioni disse: "C'è bisogno di aiuto?".
Il biondo negò con la testa e replicò:"Il negozio è sistemato con cura saprò trovare quello di cui necessito" e subito dopo si diresse nel reparto dove era accuratamente sistemata la nuova collezione i cui prezzi avrebbero potuto far girare la testa a chiunque.
Sentì il fastidioso rumore del ferro mentre i giacchetti ci scorrevano sopra e poi lo vide entrare sicuro in un camerino con il suo nuovo completo. Merlin girava vorticosamente sullo sgabello, i suoi piedi picchiettavano nervosamente contro il pavimento.
Lo vide uscire dopo 15 minuti cambiato e gli domandò sfrontatamente:
"Come sto? ".
Merlin non negava dentro di sè che quel ragazzo era in grado di abbattere le difese di qualunque essere umano. Ingoiò il groppo di saliva e rispose titubante:
"Secondo me servirebbe una taglia in più, quei pantaloni le fasciano decisamente troppo le gambe".
Arthur dal canto suo fece una smorfia contrariata e rispose: "Hai la lingua lunga, stai dicendo forse che sono grasso? "
Merlin non tardò a replicare "Nessuno ha fatto accenno al suo fisico signore."
"Beh, sai cosa significa se questi pantaloni fasciassero realmente come dici tu le mie gambe muscolose?" "No, mi illumini signore"
"Che mi fasciano anche il posteriore. Verrà messo in risalto! E ora dimmi..." il biondo fece una pausa continuandosi a guardare allo specchio centrale soddisfatto del corpo che madre natura gli aveva donato "Mi porteresti a letto? ".
Merlin alla domanda tossì vigorosamente e divenne rosso. Era incredibile la maleducazione di quel giovane. Quello che diceva Gwaine sui figli di papà saltò con un lampo nella sua mente...era vero, la nobiltà di animo non era fornita dai soldi. Merlin era tuttavia costretto a rispondere: "Non credo spetti a me giudicarlo". Arthur fece spallucce e rientrò nel camerino dal quale uscì solo poco dopo vestito dei suoi abiti originari e si recò con il suo acquisto alla cassa.
"Prendo questo, DI QUESTA TAGLIA".
Merlin annuì, fece il conto, sfregò la carta di credito platino e lo accompagnò all'uscita aprendo ormai anche il negozio.
Arthur si girò verso il commesso "Grazie, nonostante la tua lingua lunga"
"Dovere".
Arthur scosse la testa e si riavviò verso i portici caotici sparendo tra la folla ma lasciando nelle narici del commesso l'odore del suo One Million.

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