Sputa l'osso, o meglio dire: il dente
"Signorina Ackerman, siamo arrivati" annunciò calmo il guidatore, scrutando Mikasa dallo specchietto retrovisore.
"Grazie Mike, addebita la corsa alla mia carta, ti ho dato il codice no?" chiese la ragazza, pallida più che mai a causa dell'immenso sforzo che stava facendo nel cercare di trattenere il contenuto dello stomaco.
"Certamente. Ce la fa a salire da sola?" rispose cortesemente il biondo, questa volta puntando lo sguardo sulla grigia strada illuminata dai fari a led bianchi dell'automobile.
"Sì, vai pure Mike" sussurò lei, scendendo dalla macchina e mordendosi forte il labbro inferiore. Ormai la fronte era imperlata di sudore, non ce la faceva più, le sue interiora reclamavano a gran voce di sputare lo schifo che aveva ingurgitato quella sera.
Si precipitò verso la porta, sentendo le ruote dietro di lei sgommare ed il rombare del motore allontanarsi sempre di più, fino a svanire del tutto e lasciando posto al silenzio più assoluto della notte. Frugò svelta fra le foglie di un cespuglio vicino all'ingresso, in cerca del mazzo di chiavi che afferrò e ficcò a stento nella serratura, girandola verso sinistra e facendola schioccare più volte.
Non appena si aprí la porta, si sfilò svelta le scarpe e gli occhiali, lasciando le une vicino alla porta e gli altri sullo scaffale; dopodiché corse in bagno, inginocchiandosi sul pavimento e riversando uno schifoso miscuglio maleodorante di alcool, succhi gastrici e pezzetti di patatine nel water. Rimase a guardare immobile quella poltiglia che galleggiava sull'acqua, quando un altro conato la costrinse a strizzare gli occhi e piegarsi un altro po'. Tossí rumorosamente, e non si alzò finché fu sicura di aver eliminato qualunque cosa fosse nel suo stomaco, dopodiché si rimise in piedi e tirò lo sciacquone, che risucchiò in un vortice tutto il whisky bevuto quella sera, facendolo scomparire fra i piccoli flutti creati dalla corrente.
Mikasa si posizionò davanti allo specchio del lavandino, bevendo e sputando acqua, in modo da togliere dalla bocca un po' di quel disgustoso sapore acido che le appestava la gola e la lingua. Quando alzò lo sguardo, a stento riuscì a riconoscere la persona presente nel riflesso: il volto cadaverico era incorniciato da capelli color pece spettinati ed incollati alla fronte sudata, la bocca rossa contratta in un'espressione di disgusto, mentre gli occhi neri sembravano due pozzi senza fondo costruiti su un tappeto di pelle color della neve.
La ragazza sputò nel lavandino, facendo correre l'acqua e lavando via quel poco sporco che era rimasto sulla porcellana aiutandosi con una mano e strofinando leggermente sulla superficie candida e liscia. Ora che il dolore insopportabile allo stomaco l'aveva pressoché abbandonata, il mal di testa iniziò a diventare più forte, sembrava quasi che qualcuno facesse suonare campane a festa dentro il suo cervello stanco.
Si sfilò il ciondolo dal collo, appoggiandolo in un portagioie insieme agli orecchini a cerchietto. Tolse il lungo abito nero, abbandonandolo sul freddo coperchio del gabinetto e rimanendo in intimo bianco, si spogliò anche di quello ed entrò in doccia. L'acqua fredda le bagnò il volto ed i capelli, correndo per tutta la lunghezza del corpo, accarezzando i candidi seni e le morbide cosce, togliendole per un attimo il respiro e creando un piacevole senso di sollievo e appagatezza; era come se quel bagno avesse lavato via tutto lo stress e la fatica di quella giornata di merda, lasciando posto solo ad una dolce e leggera stanchezza che presto pervase tutti i muscoli della ragazza.
Uscì dal bagno con solo un corto asciugamano bianco che a stento le copriva il corpo ancora bagnato. Procedette a piedi nudi fino alla cucina, chiudendo a chiave la porta di ingresso quando passò davanti ad essa e rimettendosi gli occhiali. Accese la luce della cappa, che illuminò un poco la stanza nella quale si trovava: essa aveva un piccolo tavolo di legno bianco che separava salotto dai fornelli elettrici, una cappa posizionata sopra di essi possedeva due piccoli led arancio che davano un po' di calore a quell'ambiente tutto in bianco e nero; qualche sedia posta ai lati della lastra di legno intralciava un poco il passaggio al grande salone, che ospitava solo un divano a penisola di pelle nera, posto davanti ad una sottile TV sopra ad uno scaffalino grigiastro.
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Whisk 'n Cigs
FanfictionAlcool, tabacco e le affollate strade di Londra. Se poi ci mettete dentro qualche assassinio, uno strano cowboy dei tempi moderni, degli investigatori un po sbandati ed un pizzico di black humor, otterrete un racconto credo affatto male. mikannie