3. Frattura

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3. Frattura

L'aria della stanza era rarefatta e consumata, avrebbe dovuto aprire la finestra e magari far entrare qualche spiffero di aria nuova anche se leggermente umida. Quella sera avrebbe piovuto sicuramente e lui lo sperò con tutto il cuore. Pregò che il tempo diventasse nero e scuro carico di fulmini e saette rumorose, che squarciassero il silenzio e coprissero quelle grida, che tanto avrebbe voluto tirare fuori e che gli stringevano le interiora come un cancro.

Questa volta non sarebbe stato perdonato, era scappato, ma non aveva avuto scelta. Se solo non fosse rientrato nel suo appartamento, se solo non avesse risposto a quello stupido cellulare, avrebbe passato una giornata con Takano e tutto sarebbe come avrebbe dovuto essere.

Invece lo aveva fatto, aprendo il telefono e vedendo impresso il numero di suo padre aveva risposto subito, trattenendo il respiro.

- Ritsu.-

- Papà, è strano che mi telefoni. E' successo qualcosa?-

- Torna a casa.-

Ritsu si sentì il sangue gelare e il cuore perdere battiti. La voce di suo padre era fredda ed autoritaria. Un po' era normale, infondo era il presidente di una compagnia conosciuta e aveva l'abitudine di trattare suo figlio come un dipendente.

Ritsu sapeva che suo padre non lo aveva favorito quando lavorava nella Onodera, ma erano stati i suoi superiori a fargli dei favori, come affidargli Usami Akihiko, autore già noto, come primo incarico- Tutto era per farsi notare dal padre e non perchè lui ne fosse davvero capace.

Eppure si era impegnato molto per non deludere nessuno, Usami-sensei era stato davvero un ottimo autore, anche se spesso scappava da qualche parte e lui doveva rincorrerlo per avere il manoscritto, non era mai venuto meno ai suoi impegni e lui, sebbene novellino, ci aveva messo cuore e anima per far fare sempre bella figura a quell'uomo che ammirava con tutto se stesso.

Naturalmente suo padre non si era mai complimentato con lui, non lo aveva mai lodato per il lavoro che svolgeva, per questo quelle poche volte che si sentiva apprezzato alla Marukawa, che fossero complimenti da parte di Takano o altri, ne era così felice che il suo cuore sembrava non riuscire a reggere quel sentimento.

Era un sentimentale e lo sapeva, altrimenti non sarebbe mai caduto nella rete del suo "sempai" per una seconda volta e per una seconda volta lo aveva lasciato, ma cosa avrebbe potuto fare. Suo padre era stato chiaro e non aveva ammesso repliche e ora lui era chiuso nella sua stanza, come quando era un ragazzino e voleva piangere e gridare al mondo.

Si trattenne solo quando sentì bussare alla porta, un rumore leggero e quasi stentato. Non rispose, non voleva vedere o parlare con nessuno, non ne aveva proprio la forza, ma quella vocina flebile e delicata, che sentì da fuori la porta, mentre pronunciava il suo nome storpiato da quel chan che gli dava sui nervi, esplose.

Si alzò di scatto e corse alla porta, la aprì così bruscamente che la fece sbattere contro il muro alla sua destra e quel faccino delicato e spaventato che si trovò davanti, gli fece avere un attacco di bile.

- Ri...Ri-chan...-

- Sta zitta! Non voglio vederti o sentirti parlare.-

- Ri-chan io volevo...- Con le lacrime agli occhi e le mani alla bocca, la ragazza tentò di frenare la paura di vedere il viso del suo innamorato così tirato e furibondo. Quella era la prima volta che lo vedeva così, Ritsu non si era mai arrabbiato o agitato con lei, ora invece era fuori di se.

- Hai ottenuto quello che volevi?! Era questo che speravi? Ora sono a casa, chiuso un questa schifosa camera perché tu ti sei intromessa! Pensavo avessi capito che non provo niente per te e ora che sei venuta a fare!- lo gridò così forte che gli occhi divennero così rossi da bruciare e le lacrime che spingevano per uscire divennero difficili da trattenere. Era colpa di quella bambina viziata che non era stata capace di cedere, per colpa di quell'egoismo ora lui lo aveva ferito di nuovo.

Hurricane! (ciò che guida il mio cuore...)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora