Capitolo 2

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Delle voci ovattate giunsero alle orecchie di Zeno.

<<Ma è vivo?>> domandò una voce femminile piuttosto acuta.

<<Non stargli così addosso, si sta svegliando!>> esclamò un'altra, più matura.

Il ragazzino aprì gli occhi. La prima cosa che i suoi occhi videro fu un soffitto alto. Voltò la testa e non ci mise molto a capire di trovarsi in un salotto. La stanza era parecchio ampia e le pareti erano rivestite con della tappezzeria rossa. Era ancora fiacco e debole, non si sforzò nemmeno di tirarsi su. Qualcuno lo aveva disteso sul divano, di velluto rosso come le pareti. Quando tre persone – chine su di lui - gli offuscarono la visuale, capii subito chi l'aveva ritrovato. Sulla sinistra c'era una ragazza che, a prima vista, poteva avere la sua età. Aveva lunghi boccoli biondi, un viso pienotto, un naso all'insù, piccoli occhi castani, le guance rubiconde e le labbra carnose, ma scolorite. Doveva essere una blasonata o una borghese di alta classe, dacché esibiva un elegante abito diurno di seta bianca. La seconda era una donna sulla trentina - con molta probabilità era sua madre considerati i simili tratti – dalla pelle leggermente più scura e olivastra, i capelli castani, lo stesso naso della figlia e con parecchie lentiggini spruzzate sul viso. L'ultimo era un uomo dai capelli biondi e ricci, dai lineamenti dolci e dalle accurate basette.

<<Mh...>> mugugnò Zeno, passando da un viso all'altro <<Ma che diavolo...>>

<<Oh, perbacco!>> gridò infervorata la ragazzina battendo le mani <<Sta parlando!>>

<<Certo che parla, sciocchina.>> la riprese la donna colpendola sulla nuca <<Dimmi, come ti senti?>> domandò con tono soave a Zeno.

<<Sono un po' scosso e debole, ma penso di essere abbastanza a posto. Ma... Dove mi trovo? Un attimo prima ero nel laboratorio di mio padre e poi ho visto una luce blu... Oh, grazia divina, è forse un sogno?>>

<<No, non penso proprio che sia un sogno. Comunque, innanzitutto dicci il tuo nome.>>

Zeno fissò piuttosto esitante le due donne, che attendevano risposta.

<<Zeno... Zeno Rossini.>>

<<Rossini!?>> esclamò con un gemito soffocato la ragazza, coprendosi la bocca con il dorso della mano <<Siete il figlio di Giovanni Rossini?>>

<<Conoscete mio padre!?>> si sorprese, sporgendosi verso di lei <<E dov'è? È vivo?>>

<<Vedo che il ragazzo si è ripreso in fretta.>> intervenne l'uomo ridacchiando.

<<Una cosa per volta.>> rispose la donna, accennando un mezzo sorriso, per poi porgergli la mano <<Io sono Berenice Lombardi.>>

Zeno arrossì di colpo, si rimise seduto e le strinse delicatamente la mano.

<<Oh, perdonate la mia maleducazione, signora Lombardi. Non appena ho sentito nominare mio padre, io...>>

<<Non preoccuparti, possiamo capirti.>> tagliò corto Berenice per tranquillizzarlo.

<<Io sono Antonio Lombardi, piacere.>> affermò garbatamente con un cenno della testa e una flebile stretta di mano.

<<Il piacere è tutto mio, signore.>>

<<Io invece sono Lucrezia, la loro e unica figlia!>> si affrettò a esprimersi, o meglio, urlare, la più giovane <<Ditemi, com'è stare dall'altra parte? Ho sempre desiderato visitare Roma! Soprattutto Santa Maria del Fiore!>>

La Città Meccanica - La Pietra RossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora