Capitolo 1

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Un vecchio edificio,dall'aspetto non più tanto antico come ci si sarebbe aspettato, si affacciava sulla piatta distesa del lago di Garda. Era poco distante dal centro, situato sul lungolago Cesare Battisti. Le ristrutturazioni della villa erano appena state concluse grazie al buongusto estetico di Caterina Rossini e ai soldi dell'imprenditore Fabio Marchetti.

Le pareti esterne erano state riverniciate con un azzurro confetto, che Zeno odiò subito, mentre il legno delle porte esterne e delle ante con una semplice passata di nero. Il giardino non era troppo grande, ma era abbastanza spazioso da poter ospitare almeno una decina d'alberi diversi. Secondo Fabio, il suo figliastro quattordicenne avrebbe potuto farci costruire un'altalena. Ma Zeno si riteneva troppo grande per certe sciocchezze e per lui quella casa era già stata profanata abbastanza dalle luride mani dell'imprenditore tessile che aveva osato sposare sua madre.

In quella casa suo padre, il suo vero padre, aveva trascorso tutta la sua infanzia, prima di trasferirsi a Brescia con la moglie. Zeno ci andò fino ai suoi undici anni in estate e ancora ricordava con nostalgia quando suo padre lo portava a pescare e a comprare il gelato nelle calde giornate degli anni sessanta. O almeno era così prima che scomparisse tre anni prima. Era scomparso proprio in quel posto fatto di lidi e rocce. Da lì si potevano scorgere le lontane montagne, così trasparenti che potevano confondersi col cielo.

La carrozza approdò di fronte alle scale di marmo grezzo dell'ingresso, protetto da una piccola edicola sorretta da due colonne tuscaniche. La servitù, arrivata a destinazione con un'altra carrozza, si affrettò a prendere i bagagli posti sul tetto della principale.

<<Zeno, appena entri voglio che ti cambi immediatamente i vestiti e che scenda a pranzo per mezzogiorno. La tua stanza non sarà più quella del primo piano, ma al secondo, terza porta a sinistra. È più grande, ti abituerai.>> ordinò Caterina al figlio, mentre scendeva dal veicolo brandendo un lembo della gonna nera.

Questo sbuffò, roteando gli occhi, ma nonostante tutto obbedì. L'interno era tutto cambiato: le pareti coperte da lugubri tappezzerie azzurre come gli esterni, nuove tende e nuovi arredi.

Sua madre e Fabio avevano buttato via tutto. Tutti i ricordi di suo padre gettati al vento, per farne spazio a nuovi. Non capiva il perché. Dopotutto era scomparso, non morto. Era forse scappato con un'altra donna? Impossibile, non era da lui. Era un uomo troppo onorevole per fare una cosa simile a lui e a sua moglie. Aveva sempre dimostrato amore nei loro confronti, non si sarebbe mai permesso di tradirli.

Ormai, però, si erano perse le sue tracce. Zeno doveva prendere coscienza del fatto che ora aveva un nuovo "padre". Questo, almeno, secondo Caterina. Zeno non l'avrebbe mai accettato come suo nuovo tutore, così avido di soldi.

Si posizionò di fronte alla porta della stanza indicatogli da sua madre e l'aprì. Effettivamente la sua nuova stanza – che dapprima era quella degli ospiti – era molto più spaziosa. La finestra, posta sulla parete di fronte alla porta, offriva una meravigliosa vista sul lago. Queste erano le uniche due caratteristiche che la rendevano migliore rispetto a quella precedente. Il resto era orribile: il copriletto era bianco panna, mentre il baldacchino intarsiato era di legno scuro laccato. Anche l'armadio e lo scrittoio presentavano le stesse decorazioni del baldacchino, ergo dovevano far parte della stessa linea d'artigianato. L'orrenda tappezzeria color carta da zucchero era la stessa dei corridoi.

La prima cosa che fece fu buttarsi a capofitto sul materasso, ma non ebbe neanche il tempo di pregustarsi la morbidezza di esso che qualcuno bussò.

<<Chi è?>> domandò, levandosi dalla testa la sua abituale bombetta nera.

<<Sono Lucia.>> rispose la voce dall'altra parte.

<<Entra.>> le rispose bruscamente Zeno, troppo impigrito per aprirle la porta.

La Città Meccanica - La Pietra RossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora