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《La vedi quella nebbia?》 chiese il più grande.
《Forse non è nebbia, forse è solo anima che evapora, forse è solo un sogno in anticipo, forse è solo un respiro, forse è eccedenza straripante》 prese un respiro profondo in cerca dello sguardo di Fabrizio <<forse sei tu, forse sono io>> continuò la sua voce tremante. Rimasero in silenzio, persi l'uno negli occhi dell'altro per un arco di tempo che parve eterno.
Voleva baciarlo, Ermal.
《Forse. Fosse.》 disse lasciando che la distanza tra le loro labbra diminuisse quasi fino a svanire.
Il ragazzo tatuato non si mosse di un centimetro, doveva essere Ermal a lasciarsi andare per primo , lui di segnali gliene aveva mandati abbastanza pensò.
《Forze...》 imitò Fabrizio e il suo marcato accento romano.
Moro non riuscì neanche a controbattere all'ennesima presa in giro, in altre situazioni lo avrebbe fatto nero, il sapore di quelle labbra così vicine da poter inalarne il respiro era tutto ciò a cui era in grado di pensare.
《Chissà》 concluse Ermal tirandosi via.
Eccolo, il solito stronzo sbuffò Fab 《e che significa?》.
《Per te che significa?》 replicò il riccio spostando lo sguardo dall'uomo al suo fianco all'erba su cui sedevano.
《Non saprei, per me è solo un'ombra》.
Sentì Ermal intrecciare le loro dita e vide ogni polpastrello prendere il proprio posto sulle lettere di p a c e.
Fu un gesto così naturale, come quando hai una melodia nella mente talmente chiara che ogni falange sa esattamente su quale corda posizionarsi.
《Allora vuol dire che c'è luce da qualche parte qui vicino》

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