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Si rimisero in macchina, non del tutto certi di voler abbandonare quell'angolo di mondo che si erano ritagliati solo per loro.
《Sicuro di voler essere riaccompagnato in albergo?》, chiese il maggiore dopo aver messo in moto, 《ho due stanze completamente vuote, detesto dormire in quella casa quando Libero e Anita non ci sono》.
《Stai cercando di portarmi a letto, Bizio?》 rise l'altro.
《Ma senti questo aò! Te piacerebbe!》.
Continuarono a canzonarsi a vicenda per diversi tratti di strada ancora.
《Devono mancarti tanto》, si fece nuovamente serio Ermal, 《i tuoi figli》 precisò ma non era necessario.
《Sono tutta la mia vita》, fece una smorfia e rimandò indietro le lacrime, 《insieme alla musica...fortuna che quella c'è stà sempre, non saprei come fare altrimenti, non potrei vivere, te me capisci bene》.
Ermal si sentì inevitabilmente in colpa, non era sua intenzione intristirlo.
《Già...la musica non ci abbandona》.
《Bella 'sta frase, dovresti scriverci un verso sai?》 cercò di cambiare discorso prima di ritrovarsi le guance rigate da un pianto.
《Bizio...》, disse Ermal dallo sguardo offeso, 《guarda che l'ho già fatto, l'hai ascoltato o no il mio album?》.
《Ah...》 scoppiò a ridere Fabrizio.
《Che bastardo che sei, hai preso in giro tutta italia eh "io già l'ho ascoltato, è bellissimo"》 rincarò il più giovane.
《Si che l'ho ascoltato! Ti giuro, nun m'arricordavo, è quella che fa "e poi lo sai che io, io mi innamoro ancora"》, canticchiò, 《giusto?》 distolse lo sguardo un attimo dalla strada per cercare l'approvazione del ragazzo seduto al lato passeggero.
《si si, salvato in curva, guarda che io le tue canzoni le so tutte a memoria》 si vantò il riccio.
《Nun te crede nessuno》
《Ma è vero, te l'ho detto che sono un tuo fan di lunga data》puntualizzò Ermal.
《Arridaje, me fai sentì vecchio.
Ai concerti allora, te consiglio di cantà i miei testi 'che quelli tuoi te' i scordi sempre》, scherzò Fabrizio, 《eccoci qua, fanno 30 euro》 concluse accostandosi nei pressi dell'hotel.
Ermal rimase in silenzio, lo sguardo fisso sull'entrata della palazzina, la mano in temporanea paralisi incapace di aprire lo sportello dell'auto.
La solitudine la odiava anche lui, gli impediva persino di respirare perchè da soli fa male pure l'aria.
Roma lo intrappolava in tanti ricordi, alcuni troppi dolorosi e sentì una morsa allo stomaco.
L'uomo al suo fianco gli poggiò una mano sulla coscia così richiamò la sua attenzione 《la mia proposta è ancora valida》 disse quando Ermal si voltò verso lui.
《Portami via allora》.

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