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Pace. Una condizione a cui Fabrizio aspirava da tanto, ne era alla continua ricerca pur essendosi reso conto che la pace è un attimo fugace. Forse proprio questa estraneità alla permanenza, alla costanza è il motivo che lo ha sempre spinto a cercarla. O forse proprio come la spina nella vita fa apprezzare la rosa, la continua lotta con se stesso e con il mondo fa inseguire la pace. Chissà. Di una cosa era certo. Avvolto nel silenzio di un abbraccio -poteva urlarlo forte- l'aveva trovata.
Ermal non lo aveva mollato neanche un secondo durante tutta la notte e Fabrizio era rimasto aggrappato a lui come se avesse avuto paura che da un momento all'altro sarebbe scappato via.
Dormire non era stato messo tra i punti all'ordine del giorno. Avevano fatto l'amore, ininterrottamente. No, non nel senso carnale del termine. Uno dei due, o forse entrambi, non erano ancora pronti -incerti su cosa il futuro avrebbe riservarto loro- a imprimere un tale ricordo nelle loro menti con il timore che potesse essere l'unica volta.
Ma si erano amati contro la loro stessa volontà. I denti avevano tenuto a freno le loro labbra ma gli occhi erano stati incotrollabili, avrebbero potuto chiuderli ma non smettevano di cercarsi. Si stavano già penetrando, lo sguardo di uno anneggava nell'altro e nessuna precauzione avrebbe impedito loro di lasciare un segno profondo di quella notte nelle loro anime.
Alle prime luci dell'alba Ermal decise che aveva tenuto la bocca chiusa per fin troppe ore e non era certo nel suo stile.
《Ricordi quando nella vecchia casa stavo scrivendo quel pezzo?》
《Quello che 'n volevi famme sentì, si》 rispose il moro.
《Non riesco a finirlo perché ho tanta confusione in testa riguardo la cosa su cui stavo scrivendo》 lamentò il minore.
《Vuoi che svoltiamo insieme 'sto 30%?》 rise l'altro.
《Effettivamente stavo proprio riciclando vecchi versi che non avevano ancora trovato le strofe a cui appartenere》 aggiunse Ermal alzandosi dal letto.
La stanza era ancora tempestata da scatoloni e faticò un pò per trovare i suoi pantaloni in quel casino, tirò fuori il cellulare mentre sul letto Fabrizio lo osservava calarsi per terra, coperto solo dagli slip e si complimentava con se stesso di essersi saputo controllare.
Il ricciolino ignorò le mille notifiche sul cellulare e sedendosi ai piedi del letto cercò tra le Note-audio la demo registrata. Fabrizio piegò l'addome tirando su il busto e scivolò giù fino al bordo del letto dove cinse il bacino di Ermal tra le sue gambe.
Il più piccolo rabbrividì sentendo il respiro dell'uomo sulla sua schiena.

Fammici credere
Anche se non è vero
Tu fammici credere
Ho bisogno di credere

《Perché l'hai stoppata?》.
《Ho cambiato idea, lasciamo perdere》, si divincolò di scatto dalla presa di Fabrizio e prese a vestirsi, 《non è ancora pronta a nascere》.
《Possiamo farlo insieme》, protestò il più grande, 《lasciami sentire la parte restante》.
《No, non credo.》 disse infilandosi per ultimo gli stivaletti, 《è tardissimo, ho un'intervista radio tra poco》.
I raggi del sole battevano ormai con prepotenza contro la vetrata delle finestre eppure la luce sparì via da quella camera non appena Ermal chiuse la porta dietro sè senza dire una parola di più.
《La verità è che sei troppo codardo per crederci davvero》 urlò Fabrizio battendo un pugno sulla porta. La sua mano non colpì il viso di Ermal ma le sue parole arrivarono più violente di un gancio sinistro di Primo Carnera. Incassò il colpo, poggiò la fronte sulla porta e prese tra le mani la maniglia; dall'altro lato Fabrizio se ne stava immobile nella medesima posizione. Passò un interminabile minuto senza proferire parola.
《Ermal, mi dispiace》, si decise a parlare 《so che c'hai paura, è così anche per me》 deglutì forzatamente cercando di mandare giù il groppo che sentiva in gola.《Ermal? Parlami》 pregò Fab.
Lì fuori non c'era più nessuno però ad ascoltare la sua supplica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 07, 2019 ⏰

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