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Fabrizio viveva in una campagna a Formello, lontano dal caos della città eterna. Non sarebbe rimasto in quella abitazione ancora per molto però, si stava già preparando per il trasloco. Di quella zona lo infastidivano gli aerei, ne passavano troppi diceva, il loro rumore scandiva il tempo di ogni giornata come fa il pendolo di un orologio, un movimento continuo e costante. Mai stato un fan di ciò che è ciclico -lui- anima troppo libera per essere intrappolata nella routine.
《Nun fare caso a 'sto macello, sto a' impacchettà tutto》si scusò Fabrizio.
《Non ci posso credere che vendi la casa》,disse Ermal, 《Non Mi Avete Fatto Niente è nata proprio in questa stanzetta》, si fermò davanti la cameretta di Anita 《posso entrare a dire addio?》.
Fabrizio girò la maniglia ed invitò il ragazzo ad andare avanti.
Il letto era disfatto proprio come un anno prima, così come il pavimento, nuovamente pieno di scatoloni.
Ermal tastò ogni angolo tra quelle pareti, assaporò ogni ricordo e gli sembrò di sentire ancora le loro chitarre strimpellare. Poggiò una mano sulla scrivania: vide  Fabrizio assorto nel suo momento creativo, sedette infine sul lettino.
No sul bridge ci vuole proprio una frase che infonda coraggio e speranza. Per tutte le volte che l'uomo è caduto poi si è rialzato, ha sempre trovato la forza per farlo nonostante tutte le paure》
《Vedrai che il verso arriverà, non ci impuntiamo》.
Fab se ne stava appoggiato sullo stipite della porta, le mani in tasca e gli occhi puntati sul compare -così era solito chiamarlo- quando Ermal lo pregò di prendere posto accanto a lui.
《A che stai pensando?》 domandò accomodandosi sul materasso.
《Ti ricordi il momento in cui abbiamo trovato finalmente quel verso?》.
《Il mondo si rialza col sorriso di un bambino》, sapeva bene a quale si riferisse l'amico, 《si, stavamo parlando della canzone e all'improvviso ti sei imbambolato sulla foto di mia figlia》.
《Ha un sorriso bellissimo, il suo viso era così luminoso in quello scatto》.
《Dicono tutti che me somiglia》.
《Si anche il tuo sorriso non è malaccio》 lo prese in giro dandogli una gomitata sul braccio. Ermal, sempre così sicuro, si ritrovò col viso colorato d'imbarazzo. Pensò di essere tornato un tredicenne alle prese con la prima cottarella. Forse era così, forse la sua adolescienza cominciava a viverla in quegli anni, in effetti se ne era privato volentieri in passato, troppo indaffarato a farsi il culo per realizzare il suo sogno ma ne era valsa la pena...
D'altro canto, quelli per Bizio, erano sentimenti  mai provati prima, mai per un uomo almeno. Lo confondeva. Lo rendeva insicuro.
Ritornò pressante l'istinto di baciarlo; il ragazzo d'origini albanesi sapeva bene che prima o poi avrebbe ceduto, a cosa sarebbe servito porsi ancora dubbi e domande? Fabrizio lo faceva sentire tanto vulnerabile quanto un ragazzino allora decise che avrebbe agito come tale, con incoscienza.
Si sporse di getto verso
l'altro ma quest'ultimo si alzò altrettanto rapidamente.
Non poteva permetterselo, Fabrizio. Su quei muri erano incisi una miriade di ricordi: le ninna nanne canticchiate ad Anita la notte per farla addormentare, la volta che la trovò a pasticciare con rossetti e ombretti perchè voleva essere bella come sua madre e lui la strinse tra le sue braccia sussurrandole Sai Ani tu sei anche più bella di mamma, sei la più bella fra tutte le bellezze di questo mondo, o quella volta in cui gli prese un colpo non vedendo Libero nella propria stanza ma lo ritrovò qualche attimo dopo nel letto della sorella; 《aveva fatto un incubo》 gli aveva spiegato il mattino seguente 《io sono il più grande, devo proteggerla》.
No, era già dura così; soltanto un'altra incisione ancora e non sarebbe stato più in grado di trasferirsi. 《Ti va una birretta?》 propose spezzando quel silenzio assordante.
Ermal si sentì un completo idiota in quel momento, eppure era certo che lo volessero entrambi.
No, non siete mica due ragazzini, cretino... lo rimproverò la sua coscienza.
《Famose 'sta birra》 rispose lui.

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