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Ermal quella sera aveva fatto un tuffo nel passato di Fabrizio, sdraiati sul letto fianco a fianco gli aveva detto che mai si era sentito tanto a suo agio con qualcuno parlando di quegli anni bui.
In realtà alla sua Giada aveva raccontanto ogni cosa -fatta eccezione per le sue innumerevoli avventure con altri uomini, ma non per vergogna, semplicemente non rappresentava nulla di rilevante per lui- e lei aveva illuminato d'immenso quella vita oscura e turbolenta.
Per Fabrizio la vita è fatta di schiaffi e carezze, dei primi si sarebbe portato i lividi e le cicatrici per tutta la vita ma una carezza può far luce lì, dove è più scuro. Lo aveva imparato sulla sua pelle, per anni Giada era stata la sua carezza, si era presa cura di lui ma con il tempo Fabrizio si rese conto di non essere in grado di ricambiare le sue attenzioni tenendo in vita quella fiamma, la fonte di luce che portava via le sue ansie notturne e non poteva permetterle di perdere altro tempo con lui.

Quanto ad Ermal, gli c'era voluto poco tempo per capirlo ma vedeva una luce anche in lui, calda e luminosa, un faro nel mare in tempesta. E questa volta Fabrizio si era ripromesso di non spegnerla mai.
I rimorsi alimentavano le sue giornate da troppo tempo.
Lo avrebbe protetto da tutto il male, persino da se stesso. Ermal di batoste ne aveva prese tante almeno quanto lui e Fab voleva solo poter essere una carezza.
Sarebbe stato diverso, migliore.
Erano rimasti svegli fino all'alba.
Fabrizio non aveva omesso  neanche i particolari, alcuni confusi, sfocati, smussati dal tempo; la prima volta fu con un tipo parecchio più grande di lui, il nome non lo ricordava né se fosse stato il passivo o l'attivo.
Ermal realizzò, proprio sulla via del ritorno verso Milano, che quella confusione era la risposta: entrambi. Non si era mai fissato un ruolo, Fabrizio. La curiosità lo aveva spinto a provare quanto più possibile.
Persino gli aneddoti esilaranti e imbarazzanti si era lasciato scappare, come quella volta in cui incorsero alcuni "problemi tecnici" ritrovandosi il pene sporco di feci. Ermal rise  fino a piangere mentre Fab continuava a spingerlo giù dal letto
minnaciandolo di smettere.

Girò la chiave nella serratura. L'appartamento di Milano puzzava di solitudine così decise di chiudersi insieme ai suoi pensieri nella doccia.

Ripensò a Sanremo, la sera in cui Fabrizio lo aveva trovato a fumare una sigaretta in pigiama, mentre il mondo gli cadeva addosso e il pavimento sotto ai suoi passi sembrava scomparire.
Nove anni di relazione -sul petto ne sentiva il peso del fallimento- e l'accusa di plagio, offesa difficile da digerire.
Era bastato un abbraccio di Fabrizio a risollevargli il morale, tra quelle braccia aveva riacquistato tutta la forza persa.

Aó me pari 'n cadavere》.
Ermal non rise, non ne aveva voglia.
L'amico si accese una sigaretta sedendoglisi di fronte.
《So' ncazzato anch'io ma non possiamo lasciare che questa cosa ci distrugga, Ermal. Non abbiamo avuto vita facile io e te ma va bene così perché ce semo fatti l'ossa. Ne usciremo fuori. Torneremo su quel palco e urleremo Non ci avete fatto niente più forte de prima》.
L'altro restò in silenzio a tremare di rabbia. Fu in quel momento che Fabrizio lo strinse forte a sé, le dita della mano destra affondarono tra i ricci del ragazzo, la quale testa poggiava sul suo petto mentre il braccio sinistro cingeva Ermal da una spalla all'altra invece.

Si avvolse un asciugamani intorno ai fianchi e cercò di spettinarsi i capelli.
Pensò di non avere ancora chiamato sua nonna quel giorno così prese il cellulare, una volta sbloccato lo schermo trovò un messaggio di Fabrizio:

Mi dispiace per il casino in cui ti ho cacciato, mi sento responsabile. La verità è che di quell'abbraccio ne avevo più bisogno io di te, Ermal. Non sono bravo con le parole se non quando le scrivo...così quello era il mio modo per chiederti scusa.
Mi ha fatto stare bene.
Ora però...non riesco a pensare ad altro, vorrei stringerti ancora e ancora fino all'inifinto..scusami, non so che dico. Buonanotte, andrà tutto bene. Fab.

Lo aveva scritto a Sanremo, la notte prima che l'incubo finisse, e tenuto salvato in memoria tutti quei mesi, lo aveva fatto di nuovo. Proprio come dopo il loro primo incontro.
Ermal si chiese se quel cellulare celasse altri messaggi mai ricevuti, se mai li avrebbe letti. Sorrise.

《Pronto?》.
《Anch'io Bizio, volevo che quell'abbraccio fosse senza fine》.

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