Capitolo 2

7 0 0
                                    

Finito di bere il thè andai in camera mia e cercai di studiare per gli ultimi test dell’anno. Mancavano poco più di tre settimane di scuola e i professori avevano improvvisamente deciso di riempirci di test e interrogazioni. Non riuscendo a concentrarmi decido di stendermi sopra le mie lenzuola azzurre e di chiamare mio papà per sapere cosa ne pensava lui del fatto che probabilmente mi sarei trasferita a Boston.

<<piccola! Come stai?>> mi salutò

<<mi manchi papà! Da quanto non ci vediamo?>> mi cadde una lacrima perché so bene da quando non ci parliamo o vediamo.

Mio padre vive a Miami da circa cinque anni, mi aveva anche chiesto allora diu andare con lui, ma io avevo tutti i miei amici qui e soprattutto non volevo allontanarmi da mamma. In quel periodo era distrutta dal divorzio e io avevo il dovere di starle accanto, soprattutto perché mia sorella era al college e non poteva starle accanto lei. Io credo che ancora lo ami, anche dopo tutto quello che le ha fatto.

Un giorno andai da mio padre al lavoro dopo scuola e lo trovai in condizioni poco carine con Rachele la sua assistente, ma feci finta di niente anche se volevo andare da lui e spaccargli la faccia a suon di schiaffi. Non lo andai a dire a mia madre, volevo che fosse lui a dirglielo, ma non lo fece. Passarono dei mesi e io sapevo che in quei mesi lui, dicendo a mia mamma di avere dei turni extra al lavoro, in realtà si incontrava con Rachele e lui sapeva che io ero a conoscenza del suo segreto e, per non farmi spifferare tutto a mamma, mi corrompeva comprandomi tutto quello che volevo. Un giorno però non ce la feci più a mantenere il segreto e scoppiai.

Insomma, anche voi avreste fatto così se vostro padre, il quale stava tutto il giorno a tradire la moglie, quando tornava a casa baciava vostra mamma come se non fosse successo nulla nelle ore precedenti.

Mamma pianse per tempi incalcolabili quando glielo dissi e con lei piansi anche io.

Lui invece, mio padre, l’uomo che mi ha cresciuta, si preparò le valige e se ne andò da casa e le ultime parole che disse furono “ci vediamo piccola!” mi abbracciò e poi aggiunse, guardando mia madre, la quale aveva chiesto il divorzio, “ci vediamo in tribunale”. Quella fu l’ultima volta che io e mia madre parlammo con quello che fu il primo uomo della mia vita.

<<da tantissimo!>> esclamò <<la mamma sta bene?>> osò chiedere

<<sta magnificamente>> mentii. La sento ancora che, a volte, piange da sola nel suo letto e allora vado la lei e l’abbraccio molto forte e dormo così abbracciata a lei per calmarla. Lei lo ama ancora.

<<Samantha invece, sta bene?>>

<<si, non potrebbe stare meglio. Sai, adesso aspettiamo un bambino. Preso avrai un fratellino o una sorellina>>

Troppo entusiasmo. Troppo!

<<non provare a dirlo mai più. Io non divento la sorella di nessuno che proviene dall’incrocio tra te e una donna che non è mia madre!>> sbotto all’improvviso

<<come mai mi hai chiamato madison?>> cambia argomento lui

<<ehm ecco… io volevo trasferirmi>> inizio

<<oh fantastico! Verrai…>>

<< a boston>> lo interrompo <<la mamma ha detto che ci deve pensare perché avevo intenzione di partire appena finito quest’anno scolastico, quindi tra un mese circa, per finire il liceo nella città dove andrò al college>> concludo

<<io sarei contentissimo per te. Spero che anche Sharon ti dia il suo consenso, perché sarebbe un’opportunità incredibile>> ammette lui

<<tesoro! È pronta la cena!>> urla mia madre dal piano inferiore

<<parli del diavolo… devo andare papà. Grazie per la chiacchierata e mi raccomando fatti sentire!>> lo saluto

<<senz’altro piccola>>

Detto questo riattacca e io mi metto a sedere guadando l’orologio incredula per quanto tempo io abbia passato distesa lì senza fare nulla.

Prendo tutte le forze che ho in corpo e mi alzo dal letto, mi infilo le ciabatte e pian piano scendo le scale fino ad arrivare in cucina.

<<ho riflettuto su quello che mi hai detto oggi>> dice lei all’improvviso e per poco non mi strozzo con il buon pollo cucinato da lei

<<e…?>> la invito a continuare

<<credo che, anche se penso ancora che tu sia troppo piccola, questa sarebbe la svolta della tua vita. Credo che staresti meglio là. Nuovi compagni,  nuovi posti… Insomma, nuova vita>>

<<in che senso starei meglio là?>> faccio la finta tonta

<< oh andiamo! Lo so che qui le cose non vanno bene. Dimmi, quanti amici hai?>> mi dice guardandomi negli occhi.

Credo di star per piangere. Alzo lo guardo e con gli occhi ormai colmi la guardo che mi fissa e poi rompo ancora il contatto visivo

<<come credevo! Non lo ripeterò un’altra volta: ti lascio partire tesoro. Penso che anche papà sarebbe contento di questa mia decisione>> si rattristisce

<<e tu come farai senza di me quando ti troverai a piangere nel bel mezzo della notte?>> la guardo nuovamente

<<io me la caverò e poi Carol sta tornando a casa. Ce la caveremo!>> mi tranquizza

<<bene, allora io parto fra un mese>> rispondo quindi convinta

RINASCEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora