Capitolo 3

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È già passato un mese e sto finalmente abbandonando la mia vita. Le ultime settimane di scuola sono state difficili. Facevo casa-scuola, scuola-casa e qualche volta uscivo e andavo magari al parco o a comprarmi dei vestiti nuovi, cosa che non facevo da quando avevo 9 anni.

Mio padre si è fatto sentire molto spesso e io ho accettato l’idea che lui abbia un’altra famiglia e un’atra figlia (credo fermamente che sia una femmina) da mantenere. E dopotutto devo dire che sono molto felice per lui, anche dopo quello che ci ha fatto.

Questa mattina mi sono svegliata molto presto perché, siccome sono una grande genia, ieri non ho preparato le valigie.

Vai Madison, continua così!

Ho praticamente messo tutto quello che posseggo dentro a tre valige e sembra che io debba partire per la guerra per come sono conciata: ho ancora addosso il pigiama che, neanche farlo apposta, è militare, i capelli dorati sono sparati tutti in aria e delle gocce di sudore mi ricadono lungo le guance. Per non dimenticare le mie ciabatte molto sexy con gli unicorni.

Dopo essermi assicurata di aver messo via tutto, comprese foto e libri, prendo il cambio pulito dell’intimo e i vestiti puliti che avevo lasciato fuori e vado a farmi la doccia.

Uscita dalla doccia vi vesto e mi trucco con assoluta calma ma una cosa mi salta all’occhio: il mio cellulare segna le 07.00 e il mio aereo parte alle 8.30.

Cazzo, sono in ritardo!

Esco dal bagno correndo non curante del fatto che, con i calzini, potrei scivolare. E siccome la sfiga ha per nome Madison Parker, cado a terra.

<<merda..!>> è l’una cosa che dico mettendomi a sedere sul pavimento.

Dopo secondi che sembrano interminabili mi scuoto e cerco ci rialzarmi con una mano appoggiata al mio fondoschiena e mi dirigo verso la camera di mia madre.

<<mamma! Mamma! Dai che siamo in ritardo!>> dico sbattendo ripetutamente il pugno contro la porta della sua camera

<<guarda che se entro ti butto giù dal letto!>> la minaccio. Di solito funziona.

<<tranquilla. Ora mi alzo, satana>> dice ancora assonnata lei

<<hai un quarto d’ora. Muoviti!>>

Dopo nemmeno 10 minuti siamo entrambe in macchina dirette all’aeroporto, dove dovrò fare velocemente il check-in e dopo, forse, andrò a fare colazione in uno dei tanti bar.

Per una volta nella vita, per fortuna, il mio aereo non ha fatto ritardo e quindi ora, sabato 17 giugno ore 8.15, sono seduta al mio posto con le cuffie nelle orecchie che tento di isolarmi da tutto e da tutto per queste quattro ore di volo.

Il mio piano, però, viene bruscamente rovinato dalla persona che si siede al mio fianco: un bambino urlante di 4 anni. Eh si, è proprio vero che la sfiga si chiama Madison Parker.

Quattro ore e miliardi di urla dopo sono finalmente arrivata nella mia nuova città.

Scendere dall’aereo è stato traumatico, devo dire la verità. Gente che urlava, gente che si spingeva, gente che ancora dormiva e quindi le hostess che cercavano di svegliarle. Insomma, un vero caos. Mi ci è voluto più tempo a scendere dall’aereo che andare a recuperare i miei bagagli e chiamare un taxi. Giuro che non scherzo.

Trovato per miracolo un taxi, mi dirigo verso la mia nuova abitazione. Ho affittato questo appartamento in centro per pochi soldi ancora un paio di settimane fa. Mi sono messa in contatto con questa Mary, la proprietaria penso, e abbiamo concluso l’affare in due soli giorni. Ora lei mi aspetta lì così le potrò dare già i soldi del primo mese. Dopo di che andrò a cercare un bar dove vendano qualcosa da mangiare visto che sto morendo di fame.

Arrivata, pago il taxista, scendo dal veicolo giallo e prendo i miei bagagli.

<<aspetta, ti aiuto io>> dice avvicinandosi un ragazzo alto, moro e con due smeraldi negli occhi. Santo cielo che bello!

<<oh grazie>> dico un po’ imbarazzata. Non ho mai parlato con un ragazzo che non sia Jacob e farlo mi sembra stranissimo.

<<sei appena arrivata?>> chiede il ragazzo

<<si, mi sono appena trasferita>>

<<allora benvenuta nella meravigliosa Boston! Se ti va ti posso far fare il giro della città>> propone lui gentilmente

<<grazie e grazie ma no. Ora dovrei andare nel mio appartamento, che c’è già Mary ad aspettarmi e poi vorrei riposarmi. Il viaggio è stato stancante>> rispondo più gentilmente che posso

<<ahn va bene. Avremo tempo di conoscerci durante quest’estate>> dice una volta arrivati alla porta della mia nuova casa. Mi ha l’occhiolino e poi se ne va. Percorre quasi tutto il corridoio e poi si volta guardandomi

<<comunque mi chiamo Matthew, piacere. Se hai bisogno di me sono nell’appartamento proprio sotto il tuo>> dice avvicinandosi nuovamente a me per poi tendermi la mano che io puntualmente stringo.

<<io sono Madison>>

Mi piace quel ragazzo. Nel senso, non capita tutti i giorni di trovare un ragazzo così disponibile. Chissà se frequenta il liceo come me. Boh avrò tutta l’estate per capirlo.

Lui se ne va e io come detto in precedenza entro in casa, saluto e pago Mary, poi mi faccio una doccia veloce lasciando i capelli umidi e poi mi metto a dormire.

Questa giornata è stata sfiancante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 29, 2018 ⏰

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