c a p i t o l o 5

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Stefano

Ed eccomi qui, la vecchia e dannata Roma.
Questa Roma dove è nato tutto, non smetterò mai di ringraziarla.

Perché è qui che l'ho conosciuta, è qui che l'ho vista in fila tra diecimila persone in una città sperduta tra ventenni, è qui che è iniziato tutto.

È qui che le facevo gli scherzi ogni sera quando uscivamo dallo studio, quando cercavo di farla innervosire mettendole le foglie che trovavo sui marciapiedi tra i capelli anche solo per ricevere quel poco di attenzione da lei.

È qui che l'ho vista sorridere la prima volta, che l'ho vista cambiare, che l'ho vista innamorarsi di me, che la ammiravo mentre mi innamoravo di lei.

È qui, dove ci siamo io e lei, il pazzo e la lunatica del 2010.
Quanta amarezza, una lacrima mi sfugge dagli occhi e si sperde tra la barba; la sfioro con un dito e il vento la consuma.

Sono davanti al suo appartamento, il vento fiata quel poco di rumore e nemmeno una macchina tra il buio e la luna.

Se qualcuno uscisse adesso dalla porta di casa, avrebbe un infarto a vedere un barbuto di un metro e ottanta fermo sotto un palo davanti a casa della cantante del tempo d'oggi.

La verità è che ho paura ad entrare, a bussare e a trovarla di fronte, cosa faccio poi?
Aaah, con lei sono so mai niente, perdo sempre la ragione.
Daje Ste, fatt nnu poc de curagg ja'.

Muovo le gambe e mi dirigo verso il cancello, suono.
Le mani mi sudano anche col vento, la testa ora scoppia.

-Ste, sei tu?- Dio, la sua voce.
È lei, la mia Emmina.
-S s si, sono io.- le dico per darle una conferma con una voce tremolante che non mi appartiene.
Da quando cazzo faccio così davanti alle donne ... ah, Emmì, che me fai fa'.
-Aspe' che ti apro.- mi dice e dopo di ché, abbassa la cornetta e apre il cancello al quale mi trovo davanti.

Sfilo tra i due solchi e salgo su per le scale che mi portano sulla porta dove lei mi aspetta.
Una sigaretta tra l'indice e il medio e una maglia bianca di lino è quello che mi trovo davanti, quando dopo tra il fumo scordo la sua piccola cipolla bionda.

Lei mi rifila uno sguardo impassibile ed entra invitandomi nel silenzio a fare il suo stesso gesto.

Chiudo la porta dietro di me e la seguo in salotto respirando a pieni polmoni l'odore di casa sua, quello che un tempo, era anche l'odore di casa mia.
Entro così in salotto vedendola gettare la sigaretta ormai finita in un portacenere posto sopra il tavolino illuminato da luci basse che danno un'aria piacevole ma turbante.

Di scatto si gira verso di me non appena sente il rumore provocato dal peso del mio corpo sul divano posto al suo fianco.
I suoi occhi emanano insicurezza e paura, due cristalli verdi-castano che aspettano di crollare davanti alla mia figura.

Si stringe forte tra le braccia quasi come a volersi proteggere e so cosa sta pensando, perché io ho imparato a conoscerla.
Nella sua testa ci sono tante di quelle paure che solo io e lei sappiamo, tante di quelle insicurezze miste alle immagini di lei sola nel suo posto freddo.

-Perché non c'eri? Perché? Io ti ho aspettato, ti ho cercato tra il pubblico e non c'eri, t t t ti ho aspettato in camerino e non c'eri, t t ti ho cercato sul palco e non c'eri. Perché tu n n n non ci sei mai, Ste. Non ci sei m m m mai.- mi dice mentre i suoi singhiozzi si disperdono tra le mura di questo appartamento.
Le lacrime solcano le sue guance mentre il mio cuore sta battendo all'impazzata all'immagine di lei che cade in mille pezzi, perché sono un codardo a farla stare così e perché anche in un momento così serio penso a quanto lei sia realmente bella senza tutti quei filtri e quei fondotinta.

Mi parli piano 🍒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora