c a p i t o l o 1

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Emma

Sospiro e continuo a guardarmi le unghie.
Si è appena conclusa l'ultima tappa dell'Esserequitour nella mia amata Napoli nella maniera più bella possibile, con grida, cori e risate, anche con delle lacrime, ma dettagli.

Ora sono in macchina in viaggio di notte verso casa.
Tutto intorno si sentono solo le urla delle persone che mi hanno accompagnato nella mia vita da 9 anni ormai.

Paolo, Naskà e Franci si stanno divertendo a filmarli per le loro instagram's stories.
Loro se la stanno facendo a morte dalle risate.

Io sono seduta al posto davanti affianco al guidatore.
Indosso ancora l'accappatoio nero della Brown Crew con sotto il terzo vestito della serata.
Non ho avuto tempo per cambiarmi e sono subito corsa in macchina per il ritorno a casa.

Tanti ragazzi stanno bussando sui finestrini dell'auto, ma io resto con la testa china verso le mie scarpe.
Ma non lo faccio perché non voglio vederli o perché sono incazzata ed altro.
Immagino quante cavolate spareranno domani sol perché non ho salutato nessuno.
Non è che non voglio, ma...non posso.

Ho un viso stanchissimo non solo da questo tour che è stato stupendo o dai continui viaggi, ma anche sporco di trucco, sfatto.
Sfatto dalla delusione, sfatto da tutto, sfatto da lui.
Tutti hanno potuto vedere il mio pianto finale, tutti tranne qualcuno.

Ora lo so cosa state pensando, ho pianto perché finalmente il tuor è finito, perché ho dato tutta me stessa e ne sono felicissima, perché mi sono data al mio pubblico al cento per cento.
E questo è vero eh, ma non è solo quello.
In realtà, c'è qualcos'altro...qualcun'altro.

Me lo ricordo benissimo il suo viso tra il mio pubblico due anni fa.
I suoi occhi non mi hanno lasciato per nemmeno un secondo.
La sua bocca cantava tutte le canzoni.
Lui era lì tra la folla seduto in tribuna per me, era lì per me .
Lui sapeva quanto ci tenevo ed era venuto, aveva mantenuto la sua promessa.
Lui la conosceva la felicità che c'era nei miei occhi quando è venuto nel backstage a trovarmi, lo sapeva quanto ci tenessi.

Ma forse sono così masochista che lo volevo anche quest'anno con me?
Forse sono così paranoica?
Forse non sono più io?

Io sono Emma, Emmanuela Marrone.
Non mi faccio ridurre così, eppure lui è l'unico motivo per cui potrei morire.

Perché non sei venuto, De Martino?
Perché non sei qui anche a questo tour per cantare tutti i singoli?
Perché non eri qui a mordere dalla gelosia il pacco di fazzoletti di due anni fa quando qualcuno che non sei tu mi sfiora?
Perché non eri qui con gli occhi lucidi a ricordare quando ad ogni tour c'eri tu con me?
Perché mi hai lasciata così, Ste?

Se fossi stato qui, vicino a me, forse adesso non starei piangendo qui davanti a tutta questa folla con la testa china, forse non avrei pianto davanti a ventimila persone; forse adesso sarei con i miei soliti jeans e le Adidas con un bicchiere di vino rosso in mano, in una macchina dispersa nella bella Napoli, a ridere ubriaca con il mio Napoletano.

Eh si, Stefano. Il mio napoletano, perché lo so che non ci pensi più di tanto a me, lo so che sono solo io a struggermi qui, ma tu resterai sempre il mio napoletano, sempre.

E non importa se per te non sono più niente, non importa se c'è qualcun'altra con te, a me basta che nel mio cuore ci sia tu.

Ma comunque tu lo sai che ci speravo, lo sai che ora sto male, che ti sto maledicendo.
Tu lo sai, Ste. Lo so che mi stai pensando adesso, che ti stai incasinando la testa perché non hai avuto il coraggio di venire.

Lo so che nel profondo ci tieni, io lo so.
Lo sai che ti aspettavo qui con me a sorriderti, tu lo sai.

- Ehi, topolina! Guarda, guarda ti ho taggata; vai su insta a vedere.- Paolo mi risveglia dai miei pensieri scuotendomi le spalle.

Mi volto verso di lui con la testa bassa per non far vedere gli occhi lucidi e mi porge il mio iPhone per farmi vedere la storia.

Lo afferro e guardo avanti, esco da Instagram invaso da milioni di notifiche e apro Whatsapp.

Ci sono messaggi di mia madre, mio padre, le mie amiche, ma in questo momento non rispondo.
Apro la ricerca e digito il suo nome...eccolo qui.

La sua immagine di profilo è una sua foto con Santiago, che belli che sono.
Apro la tastiera e digito; invio.

lo sai che ci speravo...

Lo sai che ci speravo, Ste, eccome se lo sai.

- beh, belle donne, siamo arrivati!- ci dice il tassista.
- ehi, bello. Attento a come parli!- ribatte Paolo, e si crea subito un'atmosfera piacevole.
- Grazie mille del passaggio! Tenga.- dico al tassista e gli porgo i soldi.
Dopodiché scendo dalla macchina e salgo sul marciapiede con gli altri.

- daje raga! Ci vediamo il 25. Buonanotte. - ci dice Paolo e così facendo se ne va verso l'aeroporto per prendere l'aereo per tornare a casa.

Anche io, Naskà e Savini dobbiamo tornare ed io ho assolutissimamente bisogno di una doccia.
Così, facendo finta che in macchina non sia successo niente, ci dirigiamo verso l'aereoporto anche noi, ma dirette verso casa a Roma.

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Siamo nell'aereo da circa dieci minuti e fortunatamente la paura con le gocce è passata un po'.
Naskà sta dormendo a sogni profondi, sta anche russando!
La Francy è concentrata sul cellulare ed io anche, in particolare sulla nostra chat, o meglio, sull'unico messaggio presente, il suo.

Eh già, l'unico. Diciamo che ce n'erano circa duemila prima, ma poi li ho cancellati tutti per non ricordare niente, anche se nella testa è rimasta impressa ogni singola lettera digitata.

È inutile dimenticare, ma non potevo aprire Whatsapp e trovare tra le chat la sua con tutti i ' ti amo' scritti. Sarebbe stato troppo per me, troppo.

- buonanotte, Ciustè. - le dico ormai stanca.
- buonanotte, Ciustè. - mi risponde anche lei sbagliando.

Stefano

lo sai che ci speravo...

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