Capitolo 10

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Sono passati circa 30 minuti da tutto quello che è successo prima in questa stanza. Ho cercato di fare mente locale, di lasciare andare tutta l'energia negativa così da potermi mimetizzare al meglio riuscendo ad immedesimarmi in Evelin. Sono una ragazza che aiuta a partorire le donne, particolarmente le aiuto con gli esercizi pre-parto, sarebbe anche un bel lavoro se solo sapessi cosa comporta un parto. Non sono nè una mamma nè sono mai stata incinta.

E questi pensieri mi riportano a lui, ad Eric e all'ultima volta che l'ho visto prima che chiudessi gli occhi in quella sala d'ospedale. Gli manco? Quella ragazza ha più richiamato? Ma soprattutto, mi ha mai amata davvero?

Tutte domande che non avranno una risposta o almeno per il momento. Devo cercare prima di capire perché sono qui, se ci sia qualche probabilità che io non sia morta. Se fossi morta non avrei la mia forma umana, non ricorderei niente del mio passato e sarei rinata qui come una neonata. Ma invece io ricordo tutto e tutti.

<< Scusa il disturbo >> la porta viene aperta da mia madre, adesso sempre tornata in sè. I suoi occhi sono limpidi e le sue gote, che prima erano bagnate dalle sue lacrime, adesso mostrano una leggera sfumatura rosata. C'è aria di imbarazzo in questa stanza!
Mi stringo nelle spalle e le faccio segno di entrare, si siede sul letto accanto a me mantenendo una certa distanza.

<< Evelin, scusa per tutto l'accaduto. Sei la benvenuta e spero che tu possa capire. Non so se Ella ti ha raccontato dell'altra mia figlia ... >> annuisco interrompendola. Il silenzio cala tra di noi, potrebbe soffocarci ma in realtà lascia in sospeso tutto quello che non abbiamo il coraggio di dire: lei che vorrebbe scusarsi e io che vorrei buttarmi tra le sue braccia e sentire il sapore che avrebbe la mia bocca se pronunciassi un'ultima volta la parola mamma.

<< Allora >> cerca di fare conversazione << ti andrebbe una tazza di tè? >> chiede gentilmente. Accetto con un sorriso. Mentre scendiamo le scale le chiedo di Ella, non l'ho più vista dopo ... quello. Mi informa che è andata a comprare qualcosa per la cena di stasera e sarebbe passata da Joel per fare degli analisi al bambino.

Mi reco in salotto con un sorriso nel poter scambiare qualche chiacchiera con mia madre, quando entro nella stanza trovo Egon con la mascella serrata e mio padre che lo guarda torvo.

<< Egon ascoltami >> dice.
<< Non se ne parla. Non mollerò! >> sbotta Egon. Come se percepisse la mia presenza il suo sguardo cade su di me, trattiene un sorriso quando mi vede mentre io cerco di non arrossire. Il solo pensiero di non poterlo toccare in presenza dei miei mi rende agitata.

<< Oh Evelin siediti >> mi dice mio padre facendo segno di sedermi affianco ad Egon. Accetto l'invito e mi tengo a debita distanza, la vicinanza di lui mi fa un certo effetto e sono sicura che il suo tocco, mi farebbe bruciare la pelle in questo momento.

Il silenzio cala tra di noi finché mio padre non decide di riprendere il discorso di prima con Egon.

<< Egon, dammi retta! >> cerca di attirare l'attenzione del demone al mio fianco che tiene la testa abbassata a fissare i suoi piedi, credo che questa vicinanza faccia lo stesso effetto anche a lui e una parte di me esulta felice di sapere che non è lui il solo a farmi un certo effetto. Sorrido debolmente.

<< Possiamo cambiare discorso? >> dice con voce dura, credo che mio padre lo stia infastidendo, ma conoscendo l'uomo che mi ha fatta nascere sono sicura che ci sia una valida ragione se insiste tanto. Dovrò scoprire cosa sia successo.

<< Certo >> mi sembra strano che mio padre molli la presa così, da un momento all'altro senza una buona discussione. << Dena e l'amica Meghan sono venute a chiedere di te l'altro giorno, ho detto loro che non c'eri >>.
Dena! Sono felice che almeno lei sia al fianco di Egon, era l'unico demone di cui mi sono fidata durante il mio viaggio negli Inferi. Aspetta ma hanno accesso al Paradiso?

<< Come è possibile che due demoni abbiamo accesso qui? >> la domanda mi sfugge di bocca facendo voltare Egon.

<< Ho dato loro un po' del mio sangue >> spiega << Nel momento che gli scorre nelle vene possono tornare qui, quando l'effetto svanisce dovranno assumerne altro >> adesso capisco. Il sangue di Egon non ha vincoli, come il mio. Lui puo' attraversare la barriera senza che nulla lo possa ferire.

<< Conosci Dena? >> mio padre mi rivolge la fatidica domanda, e solo adesso mi rendo conto che sapere che loro siano demoni avrebbe dovuto supporre un certo incontro tra noi due. Non riesco a inventare bugie su due piedi, ma per fortuna ho un demone affianco a me che mi aiuta nel momento del bisogno.

<< Prima lei stava a casa di Elain con Ella, e Ella già me l'aveva riferito. Credo che le abbia spiegato in seguito chi siano >>.

Annuisce anche se con qualche sospetto.

<< E allora? >> domanda riprendendo il discorso.

Egon si lascia cadere sullo schienale del divano e istintivamente porta un braccio sulla mia parte dello schienale.

<< Allora cosa? >> fa il finto tonto.
<< Meghan >> sento Egon irrigidirsi a quelle parole.

<< Non voglio avere niente a che fare con lei. Ripetiglielo quante volte ti pare, e riferiscile che una volta esaurito il mio sangue non gliene darò più. >> scatta in piedi << E vale lo stesso per Dena, so che lo darebbe a lei >> esce dal salotto e poco dopo la porta di casa viene sbattuta.

<< Cosa è successo? >> mamma guarda in cagnesco papà.

<< Sempre la stessa storia >> si alza dalla poltrona.

<< Non avresti potuto mollare la presa questa volta? Non è mai stato tutto questo tempo qui. Sai che non riesci a stare circondato dai ricordi di Eva >> si rabbuia.

<< Ho preso la palla al balzo, se non gli avessi fatto una strigliata adesso che l'avevo in trappola non avrei più potuto farlo >> afferma prima di girarsi e rivolgermi un sorriso di congedo.

<< La prossima volta ti tapperò la bocca, quel ragazzo devi lasciarlo sentire a casa sua >> urla mia madre per farsi sentire.

<< Non sei sua madre! >> urla di rimando papà.

Mia madre si siede al mio fianco e mi poggia tra le mani la tazza di tè.
<< Scusa il battibecco ma mio marito non sa quando tacere, in un certo senso lo fa per il bene di Egon. Gli vuole davvero bene >>.

Mi mordo il labbro, quel nome di donna ha fatto nascere in me tante insicurezze e domande che Evelin non dovrebbe porsi, ma poi mi ricordo che lei è solo un personaggio inventato mentre io sono Eva ed Eva ama Egon.

<< Chi è Meghan? >> bevo un sorso di tè per non distogliere lo sguardo.

<< Sua madre >>.

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