6. once upon the time we had it all

0 0 0
                                    

Sola e accasciata sul freddo asfalto mentre le gocce di pioggia ti cadono addosso, come i frammenti di tutta la sicurezza che ti eri creata e che in un millesimo di secondo si è sgretolata in migliaia di pezzi. È così mi sento.

Ho lo sguardo offuscato e non riesco a capire cosa stia accadendo. Lo cerco insistentemente con gli occhi ma non lo vedo da nessuna parte. L'unica cosa che mi si para davanti sono le facce sconosciute degli infermieri. Mi parlano ma non rispondo. Pronuncio il suo nome in ripetizione mentre le lacrime mi rigano il viso mischiandosi alla pioggia.

Il fianco mi brucia tremendamente quando mi spostano sulla barella. Con il respiro affannato cerco di alzarmi ma sono bloccata. Poi un urlo assordente e improvvisamente mi sembra di cadere nel vuoto.

Mi sembra di sentire un perenne ticchettio nella testa, un suono fastidioso e insistente.

Mi sveglio infreddolita e con il respiro affannato, mi porto una mano al petto dove sento il cuore battere ad una velocità allucinate. Era solo un sogno.

Nel buio mi guardo velocemente introno, dove c'è tutto il caos che ho scatenato. L'orologio sul mio cellulare segna appena le una di notte quando mi alzo dal letto per indossare qualcosa di caldo, addormentarmi in biancheria non è stata una buona idea.

Ma appena passo vicino alla mia finestra mi sembra di sentire di nuovo quel rumore. Riesco a capire finalmente di cosa si tratta: Qualcosa sta sbattendo sul vetro della mia finestra.

Mi congelo seduta stante, ma non mi trattengo dal non spalancare subito le tendine. E così come un onda anomala mentre il mare è calmo me lo ritrovo sul mio balcone. A separarci c'è solo una spessa lastra di vetro.

Mi rendo subito conto di non avere addosso niente, ma lui non stacca gli occhi dai miei e senza nemmeno comandare la mia mano, la appoggio sulla maniglia facendo scattare la serratura.

Thomas Sanders con una calma disarmante, entra nella mia stanza e si guarda intorno perplesso. Io mi stringo le braccia al petto e adocchio una felpa appoggiata sulla scrivania che frettolosamente afferro e indosso.

– C'è stato un uragano qui per caso? – Chiede grattandosi la nuca ed osservando i pezzi del vestito che indossavo.

– Cosa ci fai qui? – Vado diretta al punto facendo un passo in avanti.

– Volevo sapere come stavi – Dice tranquillo ma ogni sua parola sembra studiata.

– Adesso? –

– Si, adesso. –

– Sono le una di notte. – Affermo dubbiosa, non riesco a capire cosa ci faccia qui. E il fatto che quasi mi faccia piacere mi stranisce.

- E quindi? Ti pensavo e non riuscivo a dormire. – Sento un brivido fortissimo salirmi sulla schiena e lo stesso vuoto nello stomaco di quando sei sulle montagne russe. La bocca mi si secca e sembra quasi che io non riesca più a produrre saliva, sento le labbra aride.

Thomas si avvicina lentamente e mi accarezza il lato del viso con una pacatezza che mi fa tremare, il suo palmo a contatto con la pelle mi fa socchiudere gli occhi e stringere forte le braccia contro il busto.

Potrei cadere in pezzi, frantumarmi e poi essere sparsa via dal vento.

– Come stai? – Il tono della sua voce è un sussurro graffiante. Alzo piano gli occhi nei suoi e mi tremano i denti, sulla mia faccia appare irrefrenabile un espressione triste. Gli occhi iniziano a bruciare e sento che le lacrime scenderanno molto presto.

Vorrei poter scappare, mandarlo via. Tirargli uno spintone e urlagli di andarsene, è così che farei. Non lo lascerei avvicinare abbastanza da potermi vedere debole e in fase di autodistruzione. Non lo farei mai. Ma è quello che faccio.

Crollo come se lui non ci fosse, come quando sono sola e al sicuro dagli occhi degli altri. Le lacrime iniziano a scendere come un fiume in piena e piango come una bambina. Mentre lui tende entrambe le braccia e mi stringe a se, sussurrandomi nell'orecchio di non preoccuparmi.

Mi cedono le ginocchia, ma non cado da sola. Lui si abbassa con me sul pavimento senza lasciarmi un secondo. Sento le sue mani ampie sulla schiena e la sensazione di sollievo contrasta immediatamente il senso di vuoto che percepisco nel petto.

– Helena, guardami – Mi dice, afferrandomi per le spalle e spostandomi dal suo petto. Io lo fisso e non dico nulla. Non riesco a vedere il colore dei suoi occhi nella penombra, ma il suo viso così vicino  che mi fa sentire ubriaca.

Vorrei non dover più rialzarmi ora che è lui a sostenermi. Mi lascerei cullare per sempre, gli darei le redini della mia vita in questo istante. Potrebbe fare di me ciò che vuole, mi sento soggiogata.

– Andiamo a fare un giro. – Mi dice e io non oso nemmeno rispondere. Mi alzo e indosso velocemente dei jeans, dei calzini e le scarpe.

Thomas sembra incredulo, mentre si rimette in piedi e mi fissa mettere il cellulare e le chiavi in tasca. Appoggio una mano sulla maniglia della porta e lo guardo.

– Andiamo? – Gli chiedo e lui con la bocca spalancata mi segue. Non sento nessun rumore nel corridoio, sicuramente i miei dormono. Afferro la sua mano e nel buio lo conduco verso il piano inferiore

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

clarityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora