Tutta l'arte che conosco ;; Yoonmin

c h a p t e r 1

A Jimin quel posto non piaceva.

Non gli piaceva affatto.

Da quando lui e la sua famiglia si erano trasferiti lì a causa del lavoro di suo padre, non riusciva a darsi pace.

Parigi non gli piaceva. Troppo grande, affollata, troppo...troppo non casa sua.

Anche se, dopotutto, non aveva mai considerato la sua dimora una vera casa. Lì non stava bene.

E di certo la sua famiglia non aiutava.

Jimin veniva da una famiglia estremamente religiosa. Ogni domenica erano soliti andare in chiesa tutti insieme, e nemmeno con la partenza del fratello piu' grande le cose erano cambiate.

"Jimin, va a chiamare tuo padre nello studio. La cena è in tavola."

"Sì, mamma"

Come sempre, alle sette e trenta in punto, la famiglia Park si riunì al tavolo da pranzo, unendo le mani e ripetendo i soliti ringraziamenti e le solite preghiere, iniziando poi a mangiare in completo silenzio.

Per il ragazzo, quella era vita e, secondo lui, l'unica vita che avrebbe mai potuto vivere. Chiuso in casa, in una città che odiava, seduto fra quattro muri spogli, privi del ben che minimo colore.

I colori, come tutto il resto dell'arte, erano lo specchio del diavolo. Così come la musica, la poesia, i romanzi, il teatro. I genitori di Jimin non gli avevano mai permesso di avvicinarsi a quel mondo per lui così affascinante.

Una volta che ci viene proibito di fare qualcosa desideriamo farla ancora di piu', dico bene?

Ma il ragazzo, in tutti i suoi diciott'anni di vita, non aveva mai disobbedito all'autorità dei suoi genitori.

E fu così che, dopo l'abituale cena, la famiglia si separò come suo solito. La madre in cucina, il padre nello studio, e Jimin in camera sua.

Quella sera, però, poche parole pronunciate da sua madre ruppero la quotidianità del giovane:

"Domani andrai al mercato per me."

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Hey!

Lo so, come primo capitolo è un po' corto, ma spero comunque vi piaccia.

fatemi sapere nei commenti!

-Vale