III

74.6K 1.6K 17.4K
                                    




Harry aveva trascorso la notte completamente insonne.

Era passato dalla fase della disperazione a quella della rabbia prima nei confronti di Louis, per aver pensato subito male delle sue intenzioni, e poi in quelli di Jeremy che con la sua proposta aveva causato tutto quel casino, per arrivare infine al panico più totale; finché non si era deciso a chiamare sua sorella e sfogarsi fino alle prime luci dell'alba.

Gemma l'aveva lasciato parlare, ascoltandolo pazientemente, poi non si era fatta alcuno scrupolo ad insultare Louis. Aveva anche spiegato al fratello che avrebbe dovuto dire a Louis della proposta perché quello non implicava certo che lui avrebbe accettato di sicuro ma, in ogni caso, il maggiore aveva esagerato non permettendogli nemmeno di difendersi e facendogli una scenata, addirittura in presenza del suo ragazzo. La ragazza gli aveva anche fatto presente il fatto che quella reazione le risultasse decisamente eccessiva da avere nei confronti di un semplice stagista, giustificandola con la supposizione che potessero esserci degli attriti precedenti tra lui e Jeremy. Ovviamente Harry non aveva fatto alcun riferimento al loro strano rapporto e aveva chiuso la telefonata ringraziandola, più sollevato dal fatto che la sorella gli avesse dato ragione.

La mattina era sceso presto a fare colazione proprio per evitare di imbattersi in Louis e River volendo trascorrere con loro il minor tempo possibile, poi era tornato in camera, approfittando del tempo a disposizione per farsi una doccia e riordinare le poche cose che aveva sparse per la camera.

Quando raggiunse la hall, Louis e il modello erano già lì intenti a parlare tra loro. Li affiancò e senza guardare direttamente in faccia nessuno dei due.

«Andiamo?» chiese, pronto ad archiviare quell'esperienza milanese e tornare finalmente a Parigi.

«Hai già fatto colazione? Non ti abbiamo visto» domandò il maggiore, ma Harry si limitò ad annuire con il capo.

«Ok, allora possiamo andare. Ci vediamo tra qualche giorno, River».

A quelle parole, però, il più piccolo non poté fare a meno di guardarlo stupito.

«Cosa?» chiese confuso.

Louis alzò gli occhi al cielo afferrando il suo trolley.

«Avevi la testa tra le nuvole, non mi sorprende che ti sia dimenticato anche dei nostri impegni a Roma».

Harry colto dal panico si affrettò a far scorrere l'agenda del suo cellulare, non trovando però alcun riferimento ad impegni che li coinvolgessero nella capitale italiana. Quando risollevò lo sguardo, Louis stava già attraversando la porta dell'hotel con River al suo seguito.

Come se non era già stata abbastanza la sfuriata della sera prima, ora Louis avrebbe avuto un motivo in più per prendersela con lui. Non riusciva a capire in che modo potesse aver dimenticato una cosa del genere, ma decise che non era quello il momento di pensarci e perdere tempo, perciò si affrettò a raggiungere gli altri.

Due auto erano in strada ad aspettarli e quando Louis gli indicò la loro, porse il suo bagaglio all'autista, accomodandosi sui sedili posteriori. Attraverso il finestrino leggermente abbassato, udì i due parlare di nuovo.

«Louis, fermati. Parliamone».

«Non c'è niente di cui parlare, abbiamo entrambi due aerei da non perdere».

Louis fece per aprire la portiera della macchina, ma River glielo impedì, afferrandolo per un braccio ed allontanandolo da essa.

«Stai seriamente andando a Roma con Harry?» domandò incredulo, perché quello andava contro ogni loro regola.

«Sto andando a Roma con Harry per lavoro» lo corresse il maggiore «E tu ci stai facendo tardare».

«Stai sbagliando» tentò di fermarlo ma invano.

Tes Yeux Ressemblent À Deux ÉmeraudesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora