Capitolo 1 - Chi saranno i prossimi?

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༝༝15 Agosto 2018༝༝

Nel silenzio, si percepiva soltanto il rumore dell'acqua scorrere da un rubinetto. Un edificio isolato racchiudeva in sé tutto ciò che di avanzato esisteva nel mondo. Attorno ad esso, la natura sola prevaleva, controllata e tenuta a bada.

La troppa libertà lasciata a chi o a qualcosa di per sé indomabile e travolgente potrebbe creare qualche problema non solo a coloro i quali vogliono e desiderano governare su di essa, ma anche, al contrario, a quelle persone a cui interessa ben poco del benessere di se stessi, anzi fanno di tutto per proteggere e rendere migliore la condizione di vita degli altri.
Ma la natura non era l'unica a presentarsi davanti agli ospiti di quell'isola sconosciuta per tutti; sì, si mostrava maestosa e ricca, e nascondeva al suo interno quell'unico cenno di intervento umano e sì, oltre quello, non c'era granché da vedere. Nonostante ciò, la natura è anche uomo e l'uomo è viceversa natura; l'uno è attirato dall'altra, è un fenomeno che non si può evitare, e la presenza di uno, spesso, ma non sempre, implica anche quella dell'altra.

E allora quell'isola non era completamente disabitata, perché per quanto fosse vero che arrivati lì si sarebbero persi i contatti con tutto il resto del mondo, vivendo e adattandosi ad un posto nuovo e ad un nuovo stile di vita, qualcuno a sostenerli doveva pur esserci. Introdurli in quel luogo, accoglierli, conoscerli.
Ma era sicuro fosse un bene? Avere una persona che probabilmente conosce tutto di te, di quel luogo, di ciò che andrai a fare? La gente si sente costantemente studiata e osservata dal mondo e dalle persone che la circondano; crede che la libertà sia un lusso per pochi. Ed è per questo che a volte si accetta anche la più assurda delle richieste: perché forse si avrà la pace, una tregua da tutto il resto, un rifugio in cui fare sfoggio senza paura delle proprie capacità.

Oppure si decide di seguire l'istinto o la fame. Di cosa, poi, nemmeno le persone stesse lo sanno davvero.

Egli era lì per uno scopo, puramente personale; sempre pronto a causare ogni genere di lotta o discussione pur di vedere le reazioni altrui, sembrava fosse nato solo per fare quello. E allo stesso modo sembrava che l'unico motivo per il quale si trovasse lì fosse un'enorme fortuna e un grande stimolo per ampliare le proprie conoscenze. Se c'era stato un motivo per il quale aveva accettato quell'incarico completamente alla cieca, allora era proprio la curiosità e la voglia di scoprire più cose sia sui comportamenti, sia sulle emozioni degli esseri umani. A lui non interessava né ricevere un compenso, seppur sostanzioso, né lavorare per lo scopo di qualcun altro. Era lì per studiare. Osservare. Elaborare informazioni e decidere come agire. Era lui il padrone di se stesso e nessuno avrebbe potuto cambiare questo fatto; era lui che, in realtà, aveva deciso di rimanere lì. La sua passione aveva trovato un centro perfetto per diventare sempre più grande, sempre migliore; ciò che amava di più era anche in accordo con quello che serviva a qualcun altro. Con i capelli biondi leggermente schiariti sulle punte e disordinati come se non avesse mai preso un pettine in mano in tutta la sua vita, si aggirava fra i corridoi dell'edificio in cerca di qualcosa che lo potesse fare svagare. Era poco meno di un mese che si era ritrovato solo sull'isola, e si stava già annoiando. L'unica cosa che poteva fare era fotografare tutto ciò che ritenesse un minimo interessante per poi rimanere ad ammirare il suo stesso scatto per ore, carpendone più dettagli possibili.

Per fortuna, in ogni caso, non aveva solo la sua macchina fotografica con sé; in quel luogo c'erano anche centinaia e centinaia di libri, in ogni stanza; centinaia e centinaia di volumi lì per essere letti, riletti e studiati. E lui amava farlo, amava leggere, soprattutto i gialli, ma in generale ogni cosa. E, fra uno scatto fotografico e un libro, talvolta si concentrava sulla ricerca di nuova musica da ascoltare, nuovi generi, nuovi cantanti.
Data la sua carnagione chiara, definibile addirittura pallida, e la sensibilità alla luce del sole, sceglieva di non uscire spesso nelle ore critiche del giorno, fuori dall'edificio, nella natura: lo faceva quando riteneva, invece, la luce non troppo forte da provocargli qualche irritazione. Perché anche lì, era lui l'uomo solo con la natura e la natura sola con l'uomo; e cosa c'è di più bello se non fotografare, oltre a quelli umani, anche i comportamenti animali? Forse non gli dava la stessa soddisfazione, è vero; e forse non si avvicinava minimamente al genere di passione che lui sapeva di possedere. Ma era un passatempo che si era ritrovato fra le mani, che aveva dovuto creare per se stesso e a cui, alla fine, si era affezionato.

Ma la cosa che più aspettava, in quei giorni, oltre alle ore dedicate allo sviluppo delle sue fotografie, era l'arrivo di altre persone sull'isola. Fremeva dall'emozione al solo pensiero di conoscere gente diversa da lui, e gli era stato detto che non ci sarebbe voluto poi molto. Si stava preparando mentalmente per tutto; per il benvenuto che gli avrebbe dato, per le cose che gli avrebbe detto. Aveva intenzione di trattarli diversamente dal solito; di mostrarsi per com'era, sì, ma anche relativamente gentile. In realtà lo poteva sembrare anche senza sforzarsi: cordiale, amichevole, un lavoratore instancabile. In effetti chi l'avrebbe detto che, invece, fosse tutto il contrario? Qualcuno di facilmente suscettibile su alcune cose, come il semplice fatto di essere preso come quello per cui gli altri lo vedono. Qualcuno disposto anche a rendersi insopportabile e intrattabile a causa di questo; nessuna conversazione, nessun compromesso. Ma era sicuro che tutto sarebbe andato bene; che questa volta, magari, avrebbe trovato qualcosa di nuovo in quelle nuove persone. Qualcosa che lo avrebbe fatto letteralmente impazzire dalla gioia per il desiderio di saperne di più.

Mancavano solo tre giorni al momento in cui avrebbe compiuto ventidue anni. Era strano a pensarci, il tempo era passato velocemente. Eppure, alcuni ricordi gli sarebbero rimasti impressi per sempre. Quel giorno c'era caldo, e ormai dopo tanto tempo si era più o meno assuefatto a quella temperatura. Nella sua città, Espoo, e in generale in Finlandia, raramente si raggiungeva un clima simile a quello a cui si era abituato sull'isola. Aveva deciso di prepararsi al giorno in cui avrebbe compiuto un altro anno. Si sistemò l'attrezzatura, pulì il suo computer da ciò che non gli serviva, si tagliò leggermente le punte dei capelli, fatti un po' troppo lunghi - anche se, pur avendoci provato, non cambiarono poi molto.
Dopodiché andò in cucina per prepararsi qualcosa da mangiare, e rimase lì a leggere su un divanetto piccolo e scomodo, utile a niente. Sperava, in realtà, che tutti arrivassero il giorno prima del suo compleanno, per ricevere magari qualcosa. Non gli piaceva di certo stare al centro dell'attenzione, ma dopotutto era il suo compleanno. Non appena ebbe finito l'ennesimo libro, si alzò e si diresse verso la sua stanza. L'edificio aveva solo un piano terra, in cui si trovavano le sale comuni a tutti, tra cui cucina, lavanderia, aula riunioni; le camere private, invece, erano al primo piano, ognuna con un proprio bagno. Quindi fece un breve tratto di corridoio, e iniziò a salire le scale.

In quel momento, un altro uomo stava scendendo dal piano superiore. Il biondo lo notò, e lo guardò per qualche secondo.

Salì lentamente le scale, udendo man mano i suoi passi farsi più vicini; socchiuse gli occhi, mise le mani in tasca, e continuò a salire con il suo passo flemmatico. Quando percepì il corpo dell'altro raggiungere il suo stesso gradino, alzò lo sguardo. L'uomo lo osservò con i suoi occhi sottili e acuti, perforanti, di un colore ambrato simile a quelli del biondo, ma sfumato sul verde. Entrambi incatenarono i loro sguardi fra loro, e si fermarono qualche istante a fissarsi; poi, finalmente, l'uomo che sembrava essere più grande del biondo, parlò.

«Kristhian.» aveva una voce calma e misurata.

Kristhian, prima di rispondergli, sorrise lievemente.

«Ciao. Hai saputo? Presto avremo compagnia.»

L'uomo dai lunghi capelli color biondo cenere annuì «Immagino sia un bene per te.»

«Mi vuoi dire che per te non lo è?» il sorriso di Kristhian andò scemando. Fu il primo a riprendere il suo percorso.

«In ogni caso, speriamo di vederci presto.» concluse, senza aspettare la risposta dell'uomo.

Dopodiché, quest'ultimo replicò quasi senza volersi far sentire.

«Speriamo, Kristhian.»

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Spazio autrice

Benvenuti tutti al primo capitolo della mia prima storia OC.
Ho presentato solo un personaggio, Kristhian di guardjangel, e come avete letto è un capitolo molto introduttivo, non c'è tanta roba.
Comunque vorrei sapere come vi sembra e se vi piace; cosa ne pensate?
E, per la creatrice di Kristhian, come ho trattato il tuo OC, per quanto poco abbia scritto di lui? Spero bene :').
Allora alla prossima, ciao.

p.s.: ho voluto dedicare a Blue questo primo capitolo. Sia per la sua disponibilità nel creare copertine per le mie storie, senza che io richieda mai nulla, sia perché trovo che sia una persona speciale, e per questo mi è sembrato il minimo ringraziarla così.

Zero TotaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora