Capitolo 2 - Novità

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༝༝༝ 17 Agosto 2018༝༝༝

«Cosa stai aspettando?»

Una macchina sfrecciò davanti a un ragazzo senza curarsi delle strisce pedonali. Il cielo minaccioso sopra le teste delle persone era pronto a scatenare una tempesta. Se solo l'appuntamento fosse stato due giorni prima, avrebbero trovato il tempo perfetto per partire. Ma non tutti sanno programmare o trovare il giusto tempismo; in realtà, nessuno è in grado di farlo. Le probabilità di certi eventi sono impossibili da trovare perfino per un genio dell'informatica. Eppure, probabilmente, lui non avrebbe mai fatto un errore simile. Nonostante fosse piena estate, il clima era più fresco del solito; ma a lui bastava soltanto uno strato di vestiti, e quello stesso fresco non lo avrebbe sfiorato minimamente.

Si voltò verso colui che gli aveva rivolto la parola, poi alzò le spalle e distolse nuovamente lo sguardo.

«Il taxi. Tu chi sei?» aveva una voce apparentemente fredda e apatica, in grado di mettere i brividi a chiunque.

Il suo sguardo gelido scrutava con indifferenza le auto andare e venire, mentre si toccava senza molti problemi i due piercing sul labbro inferiore con tre dita. Avrebbe preferito di gran lunga rimanere a casa a dormire, per essere pronto la sera a lavorare. Ma anche i suoi piani, come quelli di chi l'aveva chiamato, erano stati stravolti. Sicuramente con il tempaccio che stava per arrivare, non avrebbe potuto prendere l'aereo che gli era stato promesso. Ciononostante aveva accettato quell'incarico e doveva obbedire ai pochi "ordini" ricevuti.

Che aeroporto sia.

«Anche io aspetto il taxi. Sai, te l'ho chiesto perché, di solito, in questo punto non si ferma mai nessuno. Io ho un appuntamento, per questo mi trovo qui.» il giovane uomo sorrise caloroso, gesticolando lievemente «Magari siamo nello stesso posto per lo stesso motivo.»

«Ti ho chiesto chi sei, non perché sei qui.»

L'uomo, probabilmente sulla trentina, rimase un attimo sorpreso dalla risposta di quel ragazzo. Ora che lo guardava meglio, notò come anch'egli fosse alto, meno di lui, ma più della media; nonostante comunque non lo raggiungesse per circa dieci centimetri, il suo fisico da un metro e ottanta era slanciato e asciutto. Inizialmente, forse, si poteva provare un certo senso di distacco, fisico e psicologico, con quel giovane dall'aria indifferente, concentrato forse su qualcosa che, magari, lo avrebbe svagato un po' e distratto dalla noia che da qualche tempo lo avvolgeva; ma se ci si concentrava sulla sua espressione cinica e disattenta, si poteva notare invece nei suoi occhi verdi una luce diversa dal resto delle persone. Come se quel ragazzo ne avesse viste di tutti colori, ma cercasse nella sua vita qualcosa che non poteva essere direttamente vissuto, e nemmeno calcolato in qualche modo. Sembrava fosse vuoto di emozioni e calore umano.

«Ah, sì, scusa. Mi chiamo Leonides Hades. Chiamami pure come preferisci.» ancora, l'uomo appena presentatosi aveva mostrato il suo sorriso più dolce e gentile per la seconda volta, senza essersi lasciato intimorire dall'espressione agghiacciante del ragazzo di fianco a lui.

Aveva un aspetto in tutto e per tutto solare; perfino i suoi stessi capelli erano di un colore castano caldo, quasi tendente al rossiccio. In confronto al ragazzo, caratterizzato da colori freddi come il biondo acceso dei capelli e la pelle candida del suo viso, Leonides trasmetteva estrema tranquillità e disponibilità. Ma anche lui, come tutti gli uomini, celava nello sguardo cristallino dei suoi occhi azzurro cielo qualcosa di assolutamente incomprensibile, anche per chi fosse stato il più abile degli osservatori.

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