capitolo 3

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Stasera io e Reed, tecnicamente, dovremmo andare a quella maledetta festa della confraternita. A quanto pare si tratta di gente con la quale non ho mai avuto a che fare, ma non mi sorprende, poiché io e Reed frequentiamo persone diverse.

Io me ne sto di più sulle mie, ho delle amiche più tranquille, e non così casiniste come gli amici di Reed.
Beh, fatta eccezione per Sophie, che sembra volersi godere la vita in ogni momento. Ha un suo carattere, io lo reputo speciale e unico, anche se in molti le hanno affibbiato l'etichetta "troia", soltanto perché ama divertirsi.

Sì, probabilmente non capirò mai perché le ragazze, quando decidono di non impegnarsi seriamente e divertirsi un po', vengono subito chiamate puttane. E non dico che debba passare da un letto all'altro, ma se una ragazza decidesse di avere uno scopamico, perché dovrebbe essere chiamata troia? Mentre per i ragazzi sarebbe una cosa normalissima, soltanto perché sono ragazzi, appunto.

Forse dovrei chiederlo a Reed. Non mi dispiacerebbe affatto avere una sua opinione.
In questo momento sono a casa sua, con le gambe a penzoloni oltre il bracciolo del divano e una ciotola di popcorn sulle gambe. Reed è appoggiato con la testa sull'altro bracciolo, una gamba che penzola giù e l'altra piegata sul divano.

«Dammi un'altra manciata di quei cosi.» esordisce, dandomi un colpetto sulla schiena con il piede.

Mi giro e allungo la ciotola verso di lui, prende una grande manciata di popcorn e se la infila in bocca, facendone cadere alcuni sul pavimento.

« Lizabeth ti ucciderà, forse.» dico, ridacchiando. Lizabeth è sua madre adottiva. Una donna davvero alla mano, a volte mi ricorda Clara, la persona che mi ha cresciuto e che mi ha abbandonata troppo presto.

«Dopo pulisco.» mormora a bocca piena. Si strofina le mani, sporche di sale e burro, sui jeans e poi starnutisce. Reed non esce pazzo per i popcorn, ma quando li mangio io, mi fa compagnia.

«Se lo dici tu. Io non ti aiuto, comunque.» lo avviso, scrollando le spalle. Tanto so che non sarà così. Ogni volta che uno dei due è nei guai, anche per una minima cazzata, ci aiutiamo. Forse perché quando eravamo all'orfanotrofio e combinavamo qualcosa, ci aiutavamo sempre a vicenda.

«Lo dici sempre, Moon.» mi riprende in tono canzonatorio.
Gli faccio la linguaccia e mi alzo per mettermi più comoda sul divano, accanto a lui.

«Che ti metti stasera?» chiede, allungando di nuovo la mano verso la ciotola. I popcorn sono quasi finiti.

«Non so, dei vestiti.» borbotto, spostando l'attenzione sullo schermo della TV.

«Ah. Buono a sapersi, pensavo volessi venire nuda.» afferma divertito e gli do una gomitata, facendolo ridere.

«Smettila. Tu cosa ti metti?» chiedo, nonostante sia consapevole di quanto sia idiota la domanda.

«Va bene che io sono scemo, ma non deludermi. Io potrei andarci davvero nudo. Sai, sono sicuro che alle ragazze farebbe un sacco piacere.» alza l'angolo sinistro della bocca fino a formare un piccolo ghigno.
Sollevo un sopracciglio, ma lui fa spallucce e continua a guardare Never back down. Questo film lo abbiamo visto probabilmente un'infinità di volte, ma non ci stanchiamo mai.

Eravamo indecisi tra Fighting – con quel figone di Channing Tatum – e questo qui. Ovviamente entrambi siamo ancora ipnotizzati dal fascino del personaggio di Jake Tyler. Insomma, mi ricorda un po' Tom Cruise, e io amo Tom.

«La faccia di quel biondino non riesco a tollerarla.» dice, riferendosi all'attore che sta sfidando Jake.

«Beh, a me invece piace. Non so, sarà che sono attratta anche dai cattivi. Mi è piaciuto anche in Twilight e anche nella serie The O.C.» dico, posando la ciotola vuota sul tavolino al centro della stanza.

Con te non avrò paura // DISPONIBILE SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora