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Sette del mattino.
L'orario in cui, servitù già al lavoro, finalmente anche il capo famiglia doveva svegliarsi per poter adempiere ai propri lavori.
Il maggiordomo si apprestò alla camera del conte, portando con sé un carrettino con sopra il quotidiano tè mattutino, delle focaccine e un giornale appena stirato.
Era una giornata di un periodo inaspettatamente tranquillo, niente lettere da parte della regina Vittoria, nessun problema all'interno della malavita inglese.
Per quanto potesse sembrare noioso, il maggiordomo era particolarmente contento di poter vivere in quel modo, del resto poteva osservare il proprio giovane contraente in altre situazioni al di fuori di casi da risolvere e lotte.

Il viso del giovane venne improvvisamente colpito da un raggio di sole, lasciato passare dalla tenda appena scostata dal servitore.
Il suo viso si contrasse in una piccola smorfia contrariata, del resto non era per nulla soddisfatto delle ore di sonno fatte, per quanto gli riguardava avrebbe potuto dormire fino all'ora di pranzo, se non oltre.
Schiuse comunque gli occhi bicromatici, mettendosi faticosamente seduto tra le coperte, il corvino si apprestò subito a coprire le sue spalle con una coperta per via del fresco autunnale che già si infiltrava nella magione.
Tè servito ed il giornale spiegato sulle esili gambe del conte, che con occhi attenti sfiorava i diversi articoli, anche quel giorno niente, niente che non andasse bene a Londra.
Uno sbuffo spazientito uscì dalle labbra del ragazzo provocando una leggera risata al maggiordomo che poco dopo prese parola.

-qualcosa non va Signorino? -

-tsk, è proprio questo il problema, va tutto fin troppo bene! -

Troppo bene?
Quell'affermazione fece inarcare un sopracciglio al demone che lo guardò stranamente incuriosito.

- Non è contento di questa pace a Londra? -

-non è quello... -

Sbuffò nuovamente il conte che aveva appena abbassato i toni, mantenendo comunque un atteggiamento stizzito

- non sono il tipo che ama rimanere in casa a non far nulla.
La vita da ragazzino viziato e nullafacente non fa per me. -

Sentenziò andando a prendere l'ultimo sorso del tè nero nella tazzina prima che il suo maggiordomo ritirasse il giornale e prendesse a vestirlo, preparandolo alle sue mansioni.
Sebastian prese, con i consueti gesti delicati, a vestire il proprio padrone, gli aveva scelto un completo semplice, appunto una tenuta da casa, ma che comunque rendeva ai suoi occhi il minore un piccolo bocconcino ben decorato.
A quel pensiero, sulle labbra del maggiordomo, si poggiò un sorriso inequivocabile, desideroso di quell'anima tanto gustosa e tanto macchiata.
Una volta pronto il Signorino entrambi si spostarono al di fuori della stanza padronale, il conte si diresse dritto verso l'ufficio, mentre il demone si apprestò verso la cucina per riporre il carrellino ed concludere infine alcune faccende lì.

Quella disperata pace non era nelle corde del giovane conte, sperava che da quel fatidico giorno sarebbe riuscito a tenere la propria mente talmente tanto occupata da non farlo cadere in pensieri malinconici, o tristi.
Sapeva bene come il pensare troppo a quei momenti lo avrebbe mandato tranquillamente fuori di testa, era di certo in un casino fin troppo più grande di lui: la morte dei genitori... 
la morte del fratello... 
l'evocazione di quell'essere che pareva fingere di nulla al suo fianco, reggendogli in parte la grande montagna di bugie per poter tirare avanti, per poter realizzare la sua vendetta, in nome della sua famiglia, in nome del fratello Ciel.

Avrebbe dovuto reggere, sperando in una lettera, tanto odiata, ma anche tanto sperata, della regina Vittoria.

Il demone si avvicinò lentamente alla porta dell'ufficio, ubbidendo all'ordine datogli dal ragazzo di servirgli la colazione lì, non era la prima volta che capitava, ma proprio da inizio settimana era una richiesta diventata eccessivamente frequente, non che questa situazione preoccupasse il demone che non vedeva cambiamenti nel comportamento del suo contraente, sempre dispotico e discostante.
Battè delicatamente le nocche guantate sulla porta in legno massello, facendo attenzione ad non usare troppa forza, cosa che ormai gli veniva consueta, ma per via della sua mente fredda e esente da emozioni il pensiero gli balenava ogni volta che doveva fare anche il minimo movimento.
Il sonoro tocchettio raggiunse le orecchie del ragazzo, che ripresosi dai quei suoi pensieri diede il permesso al demone di entrare e servirgli la colazione.
Un piacevole profumo invase quasi subito la stanza, come il medesimo carrellino di quella mattina passò la porta, nonostante fosse restio ad accettarlo, il giovane ammise a se stesso che il demone era decisamente diventato abile nella cucina, tanto da soddisfarlo ogni volta.
Il corvino poggiò ,sulla scrivania sgombrata, un filetto ben cotto di salmone accompagnato da tre piccoli panini dolci, come contorno un'insalata leggera.
Un sorriso ben costruito venne mostrato, come suo solito, al contraente, era una semplice imitazione di quello che Sebastian vedeva sul volto degli umani che volevano mostrare gentilezza e disponibilità verso il prossimo, nonostante anch'essi fossero fasulli.

Non era del resto anche quello nell'estetica di un maggiordomo?
mostrare un falso sorriso verso il proprio non curante e spocchioso padrone?

Non che il giovane contraente cadesse in quel trabocchetto, beneomale era sempre sulla diffensiva.

-ti levi quel diavolo di sorriso dalla faccia?-

 -Oh cielo, non la lusinga?-

-come se non sapessi che sia uno dei sorrisi più falsi a me rivolti, smettila subito. è un ordine.-

come già detto, spocchioso.
Una volta che il ragazzo consumò il suo pasto, il demone si ritirò nuovamente a svolgere le proprie mansioni, pensando di lasciare il Signorino al lavoro della Funtom, che, anche se non tanto ed urgente, comunque piuttosto considerevole.
Invece, il secondo genito sopravissuto si perse nuovamente in quei pensieri che tentava da tanto tempo di contrastare, quella sua reclusione alla fine era per tentare di concentrarsi sul lavoro, ma ormai, negli ultimi giorni il suo effetto distraente si era decisamente assopito, lasciando sempre più spesso quei ricordi struggenti invadere la sua mente.
Il conte non avrebbe retto ancora per molto, rifugiarsi in quel guscio di apparente freddezza non lo avrebbe aiutato ancora per le lunghe, se solo ci fosse stato un modo per farlo sentire meglio, oltre che ad una di quelle dannatissime lettere.
Sarebbe stato capace di dire in totale segretezza a Lau di mettere la pulce nell'orecchio a qualcuno pur di far qualcosa, pur di distrarsi nuovamente, ma quel dolore ritornato a galla forse non sarebbe scomparso.
In quel momento un'idea, malsana, forse dettata dal cuore, balenò nella sua testa: un abbraccio, un piccolo contatto fisico di rincuoro, forse sarebbe bastato quello, ma l'orgoglio dell'attuale conte ricacciò immediatamente indietro quel pensiero.
"Che cosa stupida", pensò, ormai era un adulto, anche se non nel fisico.
Si ripromise che non avrebbe permesso che quel piccolo desiderio, involontariamente espresso, lo rendesse nuovamente vulnerabile.
Non doveva accadere, soprattutto di fronte a Sebastian.

- Spazio Autore-

Salve a tutti!
è la mia prima fanfiction su wattpad a capitoli :v
ammetto di essere agitato del vostro parere, ma sono allo stesso tempo curioso di sapere che ne pensate!
è solo il primo capitolo , quindi è giusto una stesura delle fondamenta di come il Signorino e Sebastian si innamorano.
Questa fanfiction non ha un momento ben precisato nella storia del manga, ma spero comunque che vi possa piacevolmente intrattenere.
vi prego di votare e scrivere un commento, per farmi sapere se dovrei continuare, e in cosa dovrei migliorare ^^

grazie anticipatamente 

Noe

Ps: pubblicherò la domenica ogni due settimane~
Scusate i tempi lunghi, ma ho diversi impegni quindi questa fanfiction alla fine la scrivo nei tempi morti~
Grazie per la comprensione ♡

How Demons Fall In Love - Black ButlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora