Capitolo 4: Para siempre!

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TRE SETTIMANE DOPO

Io e Lydia stavamo per partire per la prima volta insieme dopo non so davvero quanto tempo, dal suo rientro da Seul, una quindicina di giorni fa, ci siamo viste praticamente tutti i giorni, capii che mi nascondeva qualcosa, conoscevo quella ragazza come le mie tasche e capivo bene quando mentiva o quando era in difficoltà per qualcosa.

Era un venerdì di fine maggio come tanti, e domani saremmo state allo Stadium per assistere alla partita di beneficenza che la società aveva organizzato, sul campo si sarebbero sfidate le due prime squadre, quella maschile e quella femminile. Tutti sapevano che non importava il risultato, per entrambi era un modo di tenersi in allenamento e l'unica cosa importate era raccogliere più soldi possibili, grazie ai quali la società avrebbe fondato una onlus che offriva ospitalità alle famiglie dei bimbi malati, una causa a cui avevano aderito senza problemi anche le più alte sfere delle altre società calcistiche d'Italia, tutti quelli che avevano aderito, avrebbero giocato nel proprio stadio, per 90 minuti, con l'unico obbiettivo comune, quello di aiutare chi non può farcela da solo, caddero così tutti i rimorsi e gli "odi" che il calcio si trascina dietro da sempre, nessuna squadra migliore di un'altra, nessun primo in classifica, nessun scudetto o coppa o medaglia, contavano solo i bambini!

Arrivammo a Torino nel primo pomeriggio di venerdì, corremmo a casa, vuota come sempre, e poi la portai a vedere i posti che più amavo di quella città.

Piazza San Carlo, la Mole Antoneliana, il regio palazzo, e il lungo Po, posti che avevo scoperto da sola nelle lunghe passeggiate che facevo quando a casa da sola mi stufavo, e così con un paio di scarpe comode e le cuffie nelle orecchie avevo iniziato a girare Torino un pezzo per volta, e me ne innamoravo sempre più!

Volevo con tutta me stessa che Lydia apprezzasse quella città solamente un quarto di quanto lo facessi io, è vero che ci ero legata per altri motivi e che forse, non ne sarei stata così legata se non avessi trovato Paulo ma, da storica e futura insegnate, ammiravo ciò che un tempo aveva fatto grande l'Italia, quella regia, che da una singola regione aveva espanso i suoi confini e unificato sotto un unico Re, un'unica casata, un'unica costituzione, un territorio vario e diverso come quello della penisola italiana di tardo ottocento.

La vedevo intenta ad osservare le cose a fotografarle e non osai interrompere il suo sognare, sembrava fossimo tornate al nostro primo viaggio insieme, a Londra, da sole, poco più che ventenni a scoprire una delle città a cui sono ancora legata moltissimo. I miei pensieri furono distratti dallo squillare del cellulare, Paulo ci stava cercando, volva a tutti i costi che andassimo a mangiare fuori qualcosa con qualche compagno di squadra, quelli che non gli avevano bruciato l'idea sul nascere, dicendogli che non si può mangiare la pizza la sera prima di una partita e cose del genere. Così alla fine ci ritrovammo noi tre, Federico e i Marchisio, che avevano lasciato i figli con la babysitter e si sono uniti a noi. L'unico problema era che dovevamo andare a recuperare gli uomini a Vinovo, dove si erano ritrovai per provare qualche schema di gioco, cosi chiuso il telefono con Paulo, tornammo verso casa, prendemmo la macchina e andammo a Vinovo, ci aspettavano fuori dal training center, mancava solo Roberta, la moglie di Claudio Marchisio;

Avevamo prenotato alla Pizzeria Ad Hoc, dalla sede del JTC ci volevano circa trenta minuti in macchina, caricati i borsoni, nel bagagliaio, andammo verso la pizzeria, notai che sul sedile posteriore Lydia e Federico confabularono come se si conoscessero da sempre, anche se in realtà erano solamente dieci minuti.

La serata al ristorante passò velocemente e ci divertimmo, alla fine verso le undici Claudio e Roberta, ci lasciarono e noi proseguimmo la serata al Big Club Torino, Paulo però, che tra i due era quello che si ambientava in luoghi del genere, io non ero un amante delle discoteche o dei luoghi estremamente caotici, era strano, ansioso e continuava a controllare l'ora; prima di conoscerlo e di stare insieme ero stata un'unica volta allo stadio per assistere ad una partita di Serie B, insieme a mio padre, forte sostenitore della nostra squadra locale, oltre che della Juventus. Ma si sa che per amore, o per una convivenza civile, si arrivi sempre a compromessi, io andavo allo stadio, andavo qualche volta in discoteca e in cambio lui veniva con me per musei e qualche volta a teatro.

Tu che sei sostanza dei giorni mieiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora