Capitolo 1

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Il rumore delle scarpe da punta rimbombava in tutta la sala e sovrastava il suono di una delle mie canzoni preferite. Mi esercitavo per la "grande serata" come diceva la mia insegnate di danza. Era uno spettacolo con tema l'arte in tutte le sue forme, dai vari quadri colorati di Van Gogh alle duecento ninfe di Monet. Avevo ricevuto una piccola parte da solista all'inizio di un balletto chiamato "la ragazza con l'orecchio di perla".
Ne fui molto grata se non fosse stato per un passo, un maledetto passo, che non mi riusciva da due mesi a questa parte e stavo diventando pazza, successe una volta che scoppiai in lacrime dopo essere caduta a peso morto sulle punte per un giro mal riuscito, fu davvero umiliante. "Ci vuole dedizione e concentrazione, Elizabeth cosa credi, che Bolle o la Fracci non siano mai caduti?" disse la mia insegnante; questa frase rimbombava nella mia testa come una pallina.

Scoprì il mondo della danza all'età di cinque anni quando una mia compagna di classe delle elementari mi costrinse a partecipare ad una lezione di danza che si teneva nella piccola palestra della scuola. Da quel momento me ne innamorai e cominciai a seguire le lezioni che si svolgevano tre volte a settimana, fino a quando ,all'età di dieci anni, la mia insegnante mi consigliò di frequentare una scuola più seria che mi avrebbe aperto un futuro come aspirante ballerina.

Ora mi trovo nella piccola sala ricoperta di specchi, che fu fino a qualche anno fa la "casetta di legno" della mia famiglia, dove semplicemente riponevamo le cose dell'estate, come ombrelloni e cose varie; era come un piccolo garage ma in mezzo al giardino. Era da troppo che desideravo una sala da ballo tutta mia e dopo molto la ricevetti come regalo di compleanno.

Cercavo di ripetere i passi del balletto, prima accennandoli, poi aggiungendo qualche movimento in più e poi facendolo il meglio possibile. Ogni volta che arrivava quella parte il mio viso si oscurava come se allo specchio invece di vedere la mia figura vedessi un fantasma.
Presi un grande sospiro e distesi la gamba destra in avanti, con la sinistra facevo da peso mentre con le braccia equilibravo il mio corpo, ma ecco che, come le altre mille volte, scivolai e mi ritrovai per terra mentre la dolce melodia che usciva dalla cassa nera continuava ad invadere la sala.
-Al diavolo- sbuffai per poi rimettermi in piedi.
Mi avvicinai alla cassa per riavvolgere la musica e farla ripartire.
-Vogliamo partire o no?- Mi arrabbiai con il cd inserito nel lettore, colpendolo leggermente ripetute volte.
-Cosa ti ha fatto quella cassa di così male?- Mi girai di scatto sentendo quelle parole e sorrisi svogliatamente al ragazzo biondo appoggiato con le braccia incrociate allo stipite della porta.
-Thomas che ci fai qui?- Chiesi rigirandomi verso il dannato lettore.
-Mi ha fatto entrare tua madre, ha detto che eri qui a provare- rispose avvicinandosi a me o almeno così credevo, visto che ero troppo impegnata a mandare maledizioni al lettore. Decido di attaccarci il mio telefono e di cercare le canzoni da lì, ma subito dopo aver infilato il cavo molte delle canzoni che avevo salvato nelle mie preziosissime playlist di Spotify cominciarono a partire e ad interrompersi senza un senso logico causandomi il mal di testa.
-Basta non lo sopporto più!- Gridai staccando violentemente il telefono dal cavo che rimase a penzoloni attaccato alla cassa, la quale emetteva un fischio straziante. Mi sedetti frustata sulla sedia vicino allo specchio che solitamente uso per cambiarmi le scarpe.
-Che schifo- fu quello che riuscii a dire mentre giocavo con i bordi della gonna in tulle nero.

Thomas si avvicinò silenzioso e appoggió le sue mani sulle mie cosce cercando contatto visivo con me, ma io in tutta risposta continuavo a guardare un punto indistinto sul pavimento grigio. Ci furono attimi di silenzio infiniti.
-Puoi guardarmi un attimo?- Parlò il biondo come se non volesse farsi sentire da nessuno anche se eravamo soli in quella stanza.
Alzai lo sguardo e lo puntai sul suo scontrandomi subito con i suoi occhi marroni.
-Lo sai che puoi parlarmi di tutto vero? Sono io tuo migliore amico.. cosa c'è che non va?-
-Appunto, solo migliore amico- quanto avrei voluto urlarglielo in faccia quel momento.

Thomas ed io eravamo amici da sette lunghi e bellissimi anni ed io avevo cominciato a provare qualcosa per lui da qualche anno. Ci confidavamo su qualsiasi argomento e ci aiutavamo in ogni occasione, tranne in questa, non ne avevo il coraggio, e se fosse andata per il verso sbagliato probabilmente avrei solo rovinato una delle amicizie più belle che abbia mai avuto.

-Non credo che tu possa aiutarmi in questo- scherzai amaramente riportando i miei occhi sulle mie scarpe da ballo.
-Devi solo rilassarti ok? Dai su fammi vedere- disse per rassicurarmi e cominciando a sedersi di lato, ma il fatto di ballare davanti a lui, solo davanti a lui, mi metteva in soggezione in una maniera impressionante.
-Cosa?! No non ci penso nemmeno!- Sgranai gli occhi.
-Ti ho visto un miliardo di volte ballare.. qual è il problema?- Chiese confuso dal mio comportamento.
-Si ma.. non è la stessa cosa- cercai di girarci intorno sperando di non incrociare il suo sguardo mentre mi avvicinavo alla cassa per spegnerla definitivamente.
-Eli.. fammi vedere forza e se va male qualcosa farò uscire il mio lato da ballerino e verrò in tuo soccorso- scherzò il ragazzo seduto, ma questa volta nella sua voce c'era un pizzico di serietà, cosa che succedeva spesso in lui essendo sempre stato un tipo abbastanza serio.
Dopo vari tentativi di fuggire da quella situazione decisi di cedere al suo modo di implorarmi così mi avvicinai alla cassa e riaccesi la musica.

-Se faccio ancora schifo è colpa tua- lo avvertii prima di cominciare a svolgere i passi della coreografia. Mentre la musica arrivava alle mie orecchie tentavo il più possibile di concentrarmi sulla mia figura allo specchio ricordandomi delle regole imposte dall'insegnante: mento alto, non guardare in basso, dritta la schiena, petto in fuori, gambe tese, braccia tonde e non morbide, movimenti leggeri e lenti, sorridere. Tutto ciò era davvero complicato da svolgere con il ragazzo che ti piace davanti agli occhi.
Seguiva ogni mio movimento con lo sguardo e ciò mi metteva davvero in imbarazzo anche se, in effetti, non aveva molto altro da guardare.

Arrivò il momento del temuto passo, provai a concentrarmi. Inspirai ed espirai. Chiusi gli occhi ed eseguii i passi.

Passarono diversi secondi prima che li riaprissi. Ero in piedi in quarta posizione, ci ero riuscita.
-Ommiodio Thomas- gridai entusiasta portandomi una mano alla bocca non curandomi della musica che continuava ad innondare la stanza. Thomas si alzò ed allargò le braccia con un sorriso stampato in volto. Lo raggiunsi saltellando e lo abbracciai forte, restammo così per diversi minuti, riuscii pure a sentire il suo battito cardiaco per qualche secondo. Adoravo il suo profumo, ne ero completamente innamorata.

-Grazie- sussurrai ancora contro il suo petto.
Prese le mie spalle e mi spinse leggermente indietro mantenendo comunque una vicinanza tra i nostri corpi.
-E di cosa? Spaccherai ne sono sicuro- sorrise.
-Verrai a vedermi, vero?- domandai cercando di decifrare il suo volto.
-Ovvio, non me ne sono mai perso uno Eli- disse accarezzandomi le spalle come se il suo unico scopo fosse darmi assicurazioni. Accennai un sorriso e lo abbracciai nuovamente.

Dance for me -Thomas Sangster Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora