Capitolo 2

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Da quel giorno Thomas veniva ogni giorno a trovarmi quando dovevo provare e ciò mi faceva sentire sempre meno in imbarazzo e più sicura di me. Si sedeva da una parte della stanza per "non darmi fastidio" come diceva lui e ci rimaneva finché non finivo anche se ogni tanto si alzava per aiutarmi a cambiare musica.  Di tanto in tanto se ne usciva fuori con qualche frase come:
-Ma seriamente devi scaldarti così tanto prima di fare qualsiasi cosa?-
-Come fai a stare su quelle scarpe?-
-Non ti fai male così?-
-Solo a vederti fare quelle robe mi viene male a qualsiasi muscolo- Cercavo sempre di trattenermi dal ridere ma le sue facce scioccate mi facevano scoppiare.

Mancavano due giorni al saggio di danza e la mia ansia si era leggermente alleviata rispetto a qualche settimana fa. Ero sempre nella mia sala circondata dal giardino ma oggi Thomas non era venuto a farmi compagnia, quindi decisi, dopo aver provato ogni singolo passo di ogni variazione, di lasciarmi andare con della musica più movimentata, dovevo liberarmi e lasciar andare le energie. In parallelo al corso di danza classica frequentavo anche alcune lezioni da parte di un' insegnante di modern poiché, secondo il mio parere, questo tipo di danza mi avrebbe aiutato molto a sfogarmi e ad apprendere nuovi tipo di stili.
Tolsi le scarpe da punta che avevo ai piedi ed infilai delle semplici calze nere, mi avvicinai alla cassa e feci partire "Fallin'" di Alicia Keys.
Amo dare interpretazione a qualsiasi canzone anche se non ne conoscevo il significato. Cominciai a muovermi, sentivo l'adrenalina scorrere in me mentre il mio corpo si muoveva a ritmo della musica, senza rendermene conto mi ritrovai al centro della stanza, aprii gli occhi e ricominciai. Immaginai di avere di fronte a me la figura di Thomas ed ogni volta che la raggiungevo si spostava come per magia. In quel momento volevo più di ogni altra cosa ballare, inventare movimenti, accarezzare l'aria, magari sotto un cielo senza stelle continuando a desiderare la sua attenzione, il suo corpo, la sua anima.

Improvvisamente la musica si fermó e con quella si arrestarono anche i miei movimenti, respirai pesantemente.

Una canzone che parla di una ragazza innamorata di un ragazzo ma che quest'ultimo non la ama, ecco cos'era.

Dopo aver ripreso fiato decisi di rientrare in casa e di riposarmi per le prossime giornate. Presi le chiavi ed uscii dalla sala da ballo, mi girai per chiudere la porta ma mi caddero quando sentì della mani sulle mie spalle.
-Hai già finito?- chiese Thomas spuntando da una  parte del mio corpo sorridendo per poi chinarsi e raccogliere le chiavi.
-Mi hai spaventato!- dissi mentre lui mi porgeva le chiavi. In quel momento le nostre mani ebbero un contatto veloce ed arrossì all'istante. Scossi la testa tornando a richiudere la porta.
-Comunque si ho appena finito- lo informai.
-Ah.. allora niente vuoi che ti porti a mangiare fuori? È da tanto che non usciamo- disse con tono malinconico.
-Certo che si Tommy, una cosa però, mi faccio una doccia veloce e mi preparo, se vuoi tu puoi stare dentro a guardare la televisione con mio fratello-sorrisi al biondo.
-Perfetto, ma non hai freddo?- disse squadrandomi da capo a piedi e mettendomi le mani sulle spalle e sfregandole per "scaldarmi"
-Tranquillo tanto sono pochi passi- lo rassicurai.
-Su tieni questa- si levò la felpa che aveva attorno e me la mise sulle spalle.
-Grazie anche se non dovevi, i body non sono così leggeri dai, e poi è primavera- risi.
-Non importa- disse serio.

Thomas era sempre stato così protettivo, si preoccupava per qualsiasi cosa. Una volta alle medie mi ammalai e rimasi a casa per quasi due settimane e ogni giorno lui veniva a trovarmi per raccontarmi della giornata e dei nuovi argomenti da studiare. Ci sarebbero così tanti aneddoti da raccontare sulla nostra amicizia che probabilmente una giornata intera non basterebbe.

Entrammo in casa e mia madre salutò calorosamente Thomas e gli offrì qualcosa mentre io li avvisai che sarei andata a farmi una doccia.
Mi diressi in camera e presi tutto ciò che mi serviva.
Andai in bagno e chiusi la porta a chiave, era una delle mie fisse. Anche se entravo solo per lavarmi i denti la porta doveva essere chiusa.
Aprii il getto d'acqua con l'aiuto della maniglia ed entrai. Avevo sempre pensato che in qualche modo l'acqua riuscisse a portarsi via la tristezza o le ansie e con me funzionava alla grande.
Finii di lavarmi ed uscii il più veloce possibile per non far aspettare Thomas che molto probabilmente era intrattenuto da mia mamma con qualche aneddoto di quando eravamo piccoli,
ormai raccontati milioni e milioni di volte, ma a Thomas faceva sempre piacere risentirli e ricordare i vecchi tempi.

Mi fiondai in camera e presi le prime cose che trovai nell'armadio. Mi infilai una gonna nera è una maglietta attillata bianca, presi le scarpe e mi avviai verso la cucina dove trovai Thomas seduto intento a fissare alcune foto di famiglia appese sui muri.
-Eccomi!- richiamai la sua attenzione.
Mi squadrò da capo e piedi accennando un sorriso.
-Finalmente direi- rise alzando le sopracciglia.
-Scusa ma questo figurino non si prepara da solo- scherzai passandomi le mani lungo il corpo dall'alto verso il basso. Mi sedetti e mi infilai le scarpe per poi prendere borsa e chiavi.
-Hai visto mia madre?- chiesi girando più volte il volto per cercare la figura di mia madre.
-Ha detto che sarebbe andata a sistemare il porcile di camera di tuo fratello- rise per poi alzarsi.
-Bene così allora, la avviserò dopo per messaggio- accennai.
-Beh è pronta signorina?- disse in modo teatrale Thomas mentre mi porgeva il braccio.
-Certo, la ringrazio- sorrisi prendendo il suo braccio da sotto come una coppia di sposini e ci avviammo verso la porta.

Dance for me -Thomas Sangster Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora