Capitolo 3

232 16 1
                                    

-Dove mi porti?- chiesi impaziente mentre percorrevamo il vialetto di casa.
-It's a secret- disse sfoggiando fieramente il suo accento inglese.

Adoravo il suo tono di parlare. Thomas aveva origini inglesi. Viveva in una città chiamata Southwark in Inghilterra quando si trasferì qui in Italia con la sua famiglia per questioni di lavoro del padre.

-Seriamente? In moto?- sgranai gli occhi quando vidi il motorino parcheggiato davanti a me.
-Che c'è? Mia sorella si è appropriata della macchina per stasera.. per quello sono arrivato in ritardo quando avevi già finito di provare- parlò gesticolando.
Trovai il suo modo di parlare estremamente dolce. Era arrivato tardi per questo allora.

-La giornata giusta per scegliere una gonna allora- abbassai gli occhi imbarazzata.
-Mh.. basta che ti siedi per bene con sotto la gonna oppure ti aspetto qui se vuoi andarti a cambiare- si grattò la nuca.
-No tranquillo davvero, ci proverò- risi leggermente a disagio.
Thomas aprí il sedile e mi passò un casco, lo infilai alla svelta e mi posizionai per bene dietro di lui prestando molta attenzione alla gonna.
-Pronta?- chiese riscaldando il motore.
Annuí e quando partí mi aggrappai alla svelta alla vita di Thomas allacciando le mie braccia attorno al suo busto.
Non ero un'amante delle moto e Thomas lo sapeva bene quindi cercava di andare piano e con discrezione visto che sembravo un pezzo di ghiaccio.
Il tragitto fu lungo, a mio parare, infatti chiesi poi volte al ragazzo dove mi stesse portando, ricevendo da parte sua sempre la stessa risposta: -Tranquilla ne vale la pena, Elizabeth-.

Dopo mezz'ora di moto arrivammo, finalmente, e scesi subito dal veicolo.
Non appena Thomas parcheggiò si rivolse a me con un gran sorriso.
-Dove siamo?- gli sorrisi di ricambio.
-In uno dei miei posti preferiti, seguimi- cominciò a camminare lasciandomi indietro di qualche passo. Lo raggiunsi e, dopo pochi minuti, entrammo in un bar chiamato "Al silenzio" e ciò lo trovai interessante.

Ci sedemmo al tavolo e ordinammo.
Presi semplicemente un frozen yogurt al cioccolato mentre Thomas il suo "solito" di cui non sapevo di cosa consistesse.
-Vieni spesso qui?- spezzai il silenzio che si creò non appena la cameriera si allontanò dal tavolo.
-Oh si.. soprattutto quando ho bisogno di pensare a lungo, mi trasmette tranquillità, non so perché sinceramente ma mi sono affezionato a questo posto..- disse tutto d'un fiato.
Mi guardai attorno ed effettivamente tutti, compresi i clienti, erano super rispettosi riguardo al silenzio. A momenti l'atmosfera si faceva quasi inquietante.

-Allora.. domani hai l'ultimo allenamento?-
domandò tenendo lo sguardo fisso su di me, portandomi lontano dai miei pensieri.
-Si, in palestra con tutte le altre, ho un'ansia pazzesca- sbuffai.
-Eli sarai fantastica sono sicuro di questo- mi rassicurò.
Tenni lo sguardo basso sulle mani, le quali erano continuamente torturate l'un l'altra per colpa della mia ansia.
Thomas sembrò accorgersene e avvicinò lentamente una mano e le prese le mie, così piccole da starci in un suo palmo.
Alzai lo sguardo e gli feci un piccolo sorriso che assomigliava più a una smorfia.

Arrivarono i nostri piatti e finimmo abbastanza tardi perdendoci in mille discorsi, ognuno con poco senso logico da poter collegarli.

-Bene.. ora andiamo- disse Thomas battendo le mani sul tavolino in legno.
Annuì e dopo aver pagato il conto uscimmo dal piccolo bar dove venni travolta dall'aria fresca e magica della sera.

Notai subito che Thomas non stava andando nella direzione dove avevamo lasciato la moto e mi allarmai.
-Thomas? Dove stai andando?! Il parcheggio è da quella parte- indicai il retro del bar.
-Ti voglio portare in un altro posto- sorrise il ragazzo girandosi verso di me.
-Thomas no, è già tardi, domani ho le ultime prove devo essere super riposata! Me lo farai vedere un'altra vol..- mi bloccai poiché il biondo aveva già cominciato a camminare senza che avessi finito di parlare.
-Thomas!- urlai infuriata.
-Tanto non andrai a casa finché non lo deciderò io!- urló in lontananza.
Sbuffai irritata e mi incamminai nella direzione del ragazzo.
Camminai il più veloce possibile e mi piantai di fronte a Thomas in modo da non farlo passare.
-Thomas ora andiamo a casa. Ti ringrazio infinitamente della serata stupenda ma ti prego ho bisogno di riposare e di essere pronta-.

Sono sempre stata molto rigida sulla mia passione. Dovevo seguire molte regole essenziali: una certa dieta, allenarmi minimo 3 ore al giorno, palestra e un riposo regolare. Non potevo, anzi, non dovevo mandare tutto all'aria, soprattutto nei giorni più importanti.

-Elizabeth.. voglio solo che tu veda una cosa.. posso?- chiese con uno sguardo fin troppo dolce.
Ruotai gli occhi e pensai che, dopotutto, forse un po' di svago mi avrebbe fatto più che bene.
-Va bene.. ti do un'ora non di più- lo minacciai con il dito.
A queste parole gli occhi di Thomas si illuminarono e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli.
-Allora di qui- sussurò indicando con il capo la strada. Mi girai e camminai al suo fianco anche se dopo poco lui si fermò di scatto osservandomi.
-Che succede?- chiesi stranita.
-Se mi fai quel muso lungo non ti ci porto neanche morto- disse serio.
-Scusami, davvero, ma sai quanto è importante per me- mi morsi il labbro inferiore leggermente ansiosa. -Eli, certo che lo so, ti prometto che non te ne pentirai- si avvicinò prendendomi il viso tra le sue mani. In quel momento sprofondai nei suoi bellissimi occhi e ne restai incantata. -Grazie Tommy- sussurai, per poi abbracciarlo il più forte possibile.

Adoravo i suoi abbracci, così semplici ma così pieni di significato, così puri, così veri.

Dance for me -Thomas Sangster Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora