CAPITOLO 11

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Corsi fuori dall'ospedale senza una meta precisa, non volevo avere piú niente a che fare con lui, ero stanca e oramai ero arrivata al culmine della sopportazione.
Non volevo ridurmi uno straccio per una persona che nemmeno mi voleva, non era da me.
Cercai si scacciare via tutti i pensieri negativi ma niente da fare, quei baci e quelle parole non facevano altro che rimbombarmi in testa.
Senza pensarci due volte andai dritta al parcheggi vicino a casa mia e mi sedetti su una di quelle vecchie panchine verdi arrugginite che si affacciava sul piccolo sentiero che tagliava in due la grande distesa di erba.
C'erano molti bambini che giocavano, si rincorrevano e ridevano, altrettanto facevano le madri che si radunavano intorno ai piccoli a fare foto o a spronarli a giocare. Sinceramente non ho mai capito il perché di cosí tante foto infantili se nell'età quella in cui ogni adolescente dovrebbe avere almeno una figura stabile nella propria vita, ti ignoravano come se tu non facessi nemmeno parte della famiglia. Bah!
Il mio si spostó su un bambino di circa 4 anni, bassino per la sua età, con capelli castano chiaro che gli arrivavano fino alle spalle. Lui non stava giocano con nessuno, e ció mi colpí fin da subito. Quale bambino mai non necessitava della compagnia di altri suoi coetanei? Evidentemente lui. Mi avvicinai un pó insicura e mi abbassai fino al suo livello.
'Ciao, come ti chiami?' Cercai di chiedere educatamente senza voler sembrare una pedofila o quant'altro.
'Mi chiamo Shawn'
Shawn...un tuffo al cuore, mille elefanti che saltavano sullo stomaco e altrettante farfalle mi percorrevano lungo la schiena; mi ricorda di quel bacio, delle due parole cosí taglienti e tutto ció mi fece rabbuiare tanto da lasciare solo il bimbo e correre verso una meta non identificata.
Dopo circa 15 minuti di corsa sfrenata mi sedetti su una panchina ormai con il fiato corto a causa della corsa da pazza.
Piú pensavo a lui piú mi veniva voglia di correre lontano, ma ahimè ero consapevole che non sarei uscita da quel paradosso che ormai faceva leva sul mio cuore.
Avrei potuto benissimo lasciar stare, andare a casa, dimenticare tutto e continuare con questa mia vita assolutamente monotona alla quale ormai mi ci ero affezionata, oppure sarei potuta andare da Shawn e cercare di chiarire.
Non appena ripetei le opzioni non esitai a dirigermi verso casa promettendomi di dimeticare tutto questo e ricominciare con quella che era la mia vita.
Entrai in casa e mi buttai di peso sul divano, un suono da parte del mio telefono mi fece risvegliare da quel trans che avevo dopo essermi spaparanzata sul mio amato divano.

Una notifica d Twitter.

Twitter || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora