3. Basta chiedere

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Louis

Fui svegliato da un flebile raggio di luce che penetrava dalle tapparelle della finestra di camera di Zayn. La sera prima, dopo aver studiato, mi aveva chiesto di rimanere da lui, così, una volta cenato con delle pizze ordinate a domicilio e guardato un film sul divano, ci siamo avvolti col piumone del suo letto e ci siamo addormentati con il rumore della pioggia che faceva da sottofondo.

Guardai l'ora sulla sveglia al lato del letto, erano appena le sette, era ancora presto ma visto che il compito di storia lo avremmo avuto alla prima ora, sarebbe stato meglio arrivare almeno un po' in anticipo.

Cercai di liberarmi dalla presa di Zayn che, come sua abitudine, aveva avvolto le braccia intorno al mio busto, stringendomi a sè, il petto premuto contro la mia schiena. Mi faceva sentire protetto, lui sapeva cosa mi era successo, sapeva come gestirmi e come farmi stare meglio, come trattarmi e farmi sentire al sicuro, come allontanare gli incubi che, puntuali, venivano a distruggermi psicologicamente quando ero più vulnerabile.

Mi voltai tra le sue braccia, così da ritrovarmi faccia a faccia con lui, e cercai di svegliarlo, scuotendolo leggermente. Lui fece un verso contrariato, ma poi schiuse un occhio, sorridendomi appena.

"Zay, dobbiamo alzarci, svegliati" dissi piano, sorridendo al suo tenero broncio, dopodiché aprì finalmente gli occhi.

"Buongiorno anche a te, Lou" rispose, facendo il finto offeso. Sorrisi.

"Buongiorno Zay" dissi infine, schioccandogli un bacio su una guancia.

"Così va meglio" rispose, accoccolandosi maggiormente a me. Sbuffai una risata. A volte Zayn aveva dei momenti di tenerezza in cui tutto quello che potevi fare era metterti lì e coccolarlo come se non ci fosse stato un domani. Presi a fargli delle carezze sulla testa, incitato dai suoi mugolii d'apprezzamento, ma dovevamo davvero alzarci.

"Zay, ricordi che abbiamo un esame importante subito alla prima ora, vero?" provai. Lui sbuffò sonoramente.

"Non voglio, restiamo a casa." S'imbronciò.

"Certo, e noi ieri che cosa ci siamo preparati a fare? Dai che manca poco, poi quando la scuola sarà finita, potrai startene a letto anche tutto il giorno" cercai di convincerlo. Lui sospirò, ma poi annuì e, controvoglia, si alzò, stropicciandosi gli occhi assonnati.

"Umh, tu fatti pure una doccia, io-" s'interruppe, sbadigliando sonoramente.

"Io preparo la colazione, poi la faccio io" continuò, uscendo dalla stanza. Feci come aveva detto e, dopo aver preparato i vestiti da mettere per scuola, mi spogliai e mi infilai nel box doccia.

Io e Zayn vivevamo praticamente assieme: se non ero io a stare da lui, veniva lui da me e viceversa. Avevamo preso quest'abitudine dopo che ci eravamo trasferiti a Londra per l'università. I suoi genitori gli avevano già preso una casa in affitto, ma io, nonostante le sue innumerevoli proteste, mi ero trovato un appartamento per conto mio, non volevo assolutamente essergli di peso e dipendere da lui e dai suoi genitori, anche se alla fine, avevamo finito col abitare l'uno a casa dell'altro continuamente.

Una volta finito di fare la doccia, mi vestii e raggiunsi Zayn in cucina, il quale era indaffarato a preparare delle omelette, lottando contro la padella.

"Continui tu, qui? Vado a darmi una rinfrescata e torno subito" disse, non appena mi vide. Mollò tutto e si diresse in bagno, dando a me le redini della situazione.

Dopo dieci minuti tornò con un asciugamano in vita e i capelli ancora bagnati, sedendosi poi a tavola.

Spensi i fornelli e misi le omelette nei piatti, dopodiché porsi a lui il suo piatto ed un bicchiere d'acqua.

Scusa se ho aspettato la pioggia || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora