Chapter one.

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Devo tornare a casa, se può definirsi casa, e piove. A differenza di quasi tutti i miei compagni, adoro la pioggia, e l'acqua in generale. Non c'è un perché, la amo e basta. Cammino lentamente sotto la piggia, adoro sentire l'acqua sul mio volto. La strada per tornare a casa è molto lunga, ma non ho mai voluto che mio zio mi venisse a prendere in macchina. Amo camminare, e odio mio zio, quindi, la cosa migliore, è camminare senza di lui. Non importa quanto la villa sia lontana, non m'importa. Cerco di far durare quella camminata per molto tempo, non voglio tornare a casa. Sempre se casa si possa definire. 

Un vecchio detto dice "Casa è dove ci sono persone che ti amano", e oltre mio fratello, lì dentro ci sono tutte persone che mi odiano, alla follia. E senza un buon motivo. Senza un perché, senza una buona motivazione. Ma non mi importa, se loro odiano me, io faccio altrettanto con loro. E' una cosa reciproca.

Non posso più pensarci, la mia lunga cammniata è finita. Mi rende triste sapere che ho sprecato tutti i miei pensieri per loro, persone che non sopporto. 

Sono bagnata fradicia, ho bisogo di una doccia, potrei prendere un raffreddore. La casa è grande, immensa. Quando si entra, ci si imbatte in un grande atrio, senza mobili, solo qualche specchio e grosse finestre nere. Davanti a me,  un'enorme scala. L'enorme rinchiera di legno mi aiuta a salire, sono troppo stanca. Entro in camera mia, la mia stanza color verde acqua, amo quel colore. Andando in senso antiorario, ci sono il mio enorme letto, matrimoniale, i miei comodini, la mia grossa scrivania, di legno pregiato. Poi, alla parete, la mia enorme libreria. Appoggiati, ci sono tutti i libri che ho letto. Sono tantissimi. Mia? Oh, in realtà di mio zio. Pensare che queste cose appartengano a lui, mi fa venire la nausea. Basta, devo entrare nel bagno di questa stanza, per laavarmi. Il bagno, è grande quanto l'altrio, con un'eleganza triplicata, se è possibile. Entro nella doccia, e quando l'acqua calda inizia a bagnare la mia pelle fredda, sento bussare alla porta d'ingresso. Be', a ciò penserà ci penserà qualcuna delle tante domestiche. Continuo la mia doccia, ma, dopo pochi minuti, ecco qualcuno bussare alla mia porta. Sono costretta ad uscire. Prendo il mio accappatoio, e lo infilo in modo abbastanza goffo. Vado in camera mia pronta ad aprire la porta. La apro, e con mia grande sorpresa, c'è... James. 

Parliamoci chiaro:

Che cazzo vuole questo qui?! 

<<Ciao James. Cosa c'è?>>

<<Sono venuto qui per parlarti.>>

<<Per parlarmi di cosa?! Dai James, che cazzo vuoi?!>>, domando sgorbutica. Non lo sopporto, e mai lo sopporterò.

<<Della trasformazione. Di noi>>, lo dice come se fosse una cosa ovvia, come se io già sapessi tutto. 

<<Oh James? Ma di che cavolo stai parlando?>> chiedo. E non riesco a nascondere quel pizzico di rabbia e di curiosità che mi pervade. 

<<Ma dai bambolina mia, non sai proprio nulla?>>, non doveva proprio dirlo, ora sono furiosa.

<<Mio caro ragazzo stronzo, io non sono tua.>>, impreco e lo spingo via, poi continuo, <<e non diventerei nemmeno per tutto l'oro del mondo. Ti parlerò in faccia, non ti sopporto, e mai ti sopporterò. Sei presuntuoso ed arrogante..>> lo prendo per un polso e stringo forte, nel suo volto compare un'espressione di dolore, sono abbastanza forte <<pagliaccio ed egoista, quindi non voglio nemmeno parlare con te. Addio.>>

Nel suo volto scompare quell'espressione di dolore che ha accennato prima, ho allentato la presa. Ora ride. 

<<Sei la prima ragazza che mi rifiuta.. e che riesce a farmi male..>> ora sta fissando il suo polso, <<ma tu sarai mia, e non per mia scelta. Non che mi dispiaccia.. lo scoprirai tra poco, quando la trasformazione inizierà.>>

E se ne va.

Mi ha lasciato abbastanza perplessa, ma non voglio né posso pensarci. 

Devo vestirmi, e poi voglio immegermi nella lettura del mio libro. 

Inizio a vestirmi. Un jeans e una felpa di Homer Simpson. 

Mi preparo un buon te, e mi fiondo nella lettura del mio libro. Basta pensare a James e alle sue parole. 

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