17º

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Ore 21.00

MARIO POV'S;

«Mario sbrigati» disse Marco.
«Eccomi» salì in macchina.
Andammo davanti casa di Alessandro. Era una villa con piscina, bellissima ed elegante. Era colma di persone.
Scesi e mi avviai, salutai Alessandro congratulandomi per la sua laurea.
Iniziai a bere fin da subito, con un po' più di moderazione.
La serata scorreva abbastanza in fretta, non capivo bene ciò che mi circondava perché la mia sobrietà era andata ormai alle stelle, ma penso di non aver mai visto qualcosa di più bello. Guardai l'orologio, erano quasi le due di mattina.
Anche al buio, il suo profumo mi pervase, era Claudio. Non credevo ai miei occhi, pensavo stessi sognando.
Non potevo farmi vedere in queste condizioni.
Cercai di sfuggire al suo sguardo ma era troppo tardi.

CLAUDIO POV'S;
Passai la serata da solo, Paolo era con la sua nuova fidanzata ed io, che odiavo bere ero lì a vedere i miei coetanei ubriacarsi e divertirsi così. Forse ero io quello strano, o forse no.
Mi facevo troppi complessi.

«Vieni a ballare» mi disse qualcuno di spalle.
Andai inconsciamente, quando mi ritrovai faccia a faccia con Mario.
Alzai un sopracciglio sbalordito, ero immobile non sapevo ne che fare ne che dire.

«Mario» dissi freddo.
«C-Claudio» disse lui con voce tremante.
Sembrava vergognarsi, aveva bevuto, era ubriaco fradicio ma era così bello, anche così, tutto trasandato.
Era dimagrito, aveva i capelli arruffati, puzzava di alcool, non riusciva nemmeno a parlare.

«Che ci fai qui?» rideva mentre parlava.
«Sto qui per il tuo stesso motivo» risposi a tono senza far trasparire alcuna emozione.

«Posso parlarti ti prego» disse Mario, quasi piangendo.
«Mario, sei ubriaco fradicio, domani ti dimenticherai tutto, lascia stare, torniamo a casa ti accompagno io» gli dissi gentilente.
«Mi potrò anche dimenticare quel che ti dirò stasera, ma ti giuro che i tuoi occhi, le tue labbra, i tuoi capelli, il tuo profumo non li dimenticherò mai» disse per poi cadere tra le mie braccia, cercava di abbracciarmi.
Non riuscì ad evitarlo, lo strinsi forte, per poi portarlo fuori.
Lo feci sedere, gli feci prendere una boccata d'aria, non si reggeva in piedi.
«È ora di andare a casa» gli dissi.
Non mi rispose. Mi guardava immobile.
Decisi di portarlo in macchina.

«Aspetta, devo avvertire Marco. Non lo sai che sto venendo con te»
mi disse.
« Lo farò io, dammi il tuo telefono»
Chiamai Marco e lo avvertì del fatto che stavo riaccompagnando io Mario a casa.
Feci lo stesso con Alessandro per poi portare Mario a casa sua.
Lo salutai e me ne andai.

Non avevo mai visto un ragazzo così, pur di non farsi aiutare sta cadendo in depressione, non mangia, si trascura.
Si sta palesemente uccidendo da solo.
Arrivai a casa, e per tutta la notte pensai a lui.
Mi addormentai tardi, ma mi svegliai in continuazione quella notte.

Lost Boy| Mario e ClaudioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora