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Quattordici giorni dopo;

CLAUDIO POV'S;
I giorni in ospedale sono stati orrendi, non vedevo l'ora di uscire insieme a Mario.
Con lui delle volte anche le cose più serie diventano le più divertenti, riesce a farmi ridere anche nei momenti in cui sta veramente male, è una persona meravigliosa, completamente diversa da quel che può sembrare a primo impatto.

«Amore ti devo parlare adesso che stai decisamente meglio rispetto a qualche settimana fa» cercai di sorridere.
«Mi faranno uscire?» mi disse.
«No, non è questo. Devo parlarti della tua malattia, ebbene sì. Hai una malattia cardiovascolare, la quale -mi scese una lacrima- non esistono cure mediche per curarla.»
Mi sarei voluto sotterrare, avrei preferito morire anziché dire alla persona di cui sono innamorato questo, mi sentivo in colpa per non averglielo detto prima.

«Vattene via» sussurrò Mario.
«Perché vuoi che me ne vada?»
«Vattene e basta, te sapevi tutto fin dall'inizio e non hai mai voluto dirmelo» iniziò ad urlare. «Vattene Claudio, mi hai mentito» Si agitò.
Entrarono i medici preoccupati, si assicurarono che andasse tutto bene e mi consigliarono di uscire dalla stanza.

Così feci.
Mi sentivo un fallito, presi le mie cose e me ne andai a casa, apri' la porta e mi misi nel letto, sapevo che prima o poi a Mario sarebbe passata l'arrabbiatura che provava nei miei confronti. Ma sapevo ancor più bene che prima o poi se ne sarebbe andato per sempre, non volevo convincermi di tutto questo.
Sembrava tutto così surreale.
All'improvviso vidi il mondo crollarmi
addosso, vidi tutto nero, un tunnel nero senza nessuno spiraglio di luce.
La luce siamo io e lui, anzi lui sicuramente è un sole che non smetterà mai di spegnersi, anche se un giorno se ne andrà, perché Mario è qualcosa di troppo bello per finire per sempre.
Iniziai a piangere per poi addormentarmi stringendo il cuscino per la rabbia, l'angoscia che mi aveva portato questa situazione disastrosa.

MARIO POV'S;
In realtà non ero arrabbiato con Claudio, volevo solo che uscisse da qui, volevo che stesse un po' da solo perché davanti a me non piange, si tiene tutto dentro e così si fa solo del male e questo non è giusto.
L'avevo immaginato, sapevo che avevo qualcosa di grave, ma non fa niente, insieme a lui posso affrontare qualsiasi cosa.
Mi misi a dormire subito dopo.

Il giorno dopo:

CLAUDIO POV'S;

Andai in ospedale e ricevetti una notizia bella, anche se adesso come adesso non c'è nulla di bello, a parte Mario, lui è bellissimo.

I dottori avevano rimesso Mario in anticipo, andai nella sua stanza per comunicarglielo.

«Amore scusa per ieri» mi disse Mario.
«Insieme, io e te potremmo guarire da ogni malattia, niente e nessuno ti porterà via da me» lo baciai. «Tieni, questa è una rosa per te, sei pieno di difetti è vero, ma questi sono la cosa che più amo di te» lo strinsi forte a me.
«Sei la cosa più bella che la vita mi potesse donare» mi disse dolcemente.
«I dottori hanno detto che oggi puoi tornare a casa, devi fare un'ultima visita di accertamenti, poi finalmente possiamo tornare a casa» sorrisi entusiasta.
Lui mi sorrise, poi entrarono i medici e lo portarono in un'altra sala per potergli fare gli ultimi accertamenti. Nel frattempo recuperai tutte le sue cose, le portai in macchina e lo andai a prendere.
Faticava a camminare, era così bello, non mi stancherò mai di dirlo.
Mario Serpa è la persona più bella di questo mondo.
Arrivammo finalmente a casa.
Sistemai le sue cose per poi raggiungerlo in camera da letto.
«Come ti senti?» gli chiesi avvicinandomi a lui.
«Bene, ci sei tu, tutto va bene se sei al mio fianco» mi rispose.
«Sai a cosa ho pensato questi giorni?»
«A cosa?» mi chiese.
«A quanta voglia avessi di fare l'amore con te»
«Pensiamo le stesse cose allora» mi sorrise.
Mi avvicinai a lui ed iniziai a baciarlo dolcemente.
Gli sfilai la maglietta continuandolo a baciare per poi togliere anche la mia.
Mi guardava con occhi pieni d'amore.
Era irresistibile, gli morsi il labbro baciandogli il collo, per poi passare al petto. Gli slacciai i pantaloni ed iniziai a massaggiare la sua erezione, ormai così evidente.
Ansimava mentre mi mordicchiava il collo.
Gli tolsi anche i boxer e lui fece lo stesso con me.
Eravamo nudi, innamorati, non volevamo altro che possederci, anche se ormai ci appartenevamo già da tempo.
Entrai in lui continuandolo a baciare e stringendogli la mano.
Eravamo una cosa sola.
Dopo aver fatto l'amore, non so bene per quanto tempo di preciso, so solo che avrei voluto che questo momento non finisse mai.

MARIO POV'S;
«Sei bellissimo» mi sdraiai di fianco a lui.
«Tu di più» mi bacio'.

Ci addormentammo abbracciati, stretti stretti, avevamo bisogno di una sola cosa, del nostro amore, che mai niente e nessuno potrà far smettere di esistere.

Lost Boy| Mario e ClaudioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora