26º

412 38 1
                                    

Un mese dopo:

CLAUDIO POV'S;

«Dai smettila cretino!» mi disse Mario.
«Non ce l'ho il tuo telefono, te lo giuro» mi misi a ridere.
Fece il broncio.
«Tieni amore» gli diedi il telefono.
«Oggi è un anno che ti conosco, un anno che ti sopporto» si mise a ridere.
«Stasera infatti andiamo in un posto speciale amore» sorrisi per poi baciarlo.

Arrivò la sera, portai Mario in un ristorante vicino la spiaggia, avevamo la vista mare, anche se io sono più fortunato di chiunque si trovi qui, io ho la vista del mio uomo, ogni giorno, che è lo spettacolo più bello del mondo.

«È bellissimo questo posto» mi sorrise.
«Mai quanto te» gli sorrisi.
«Sai a cosa penso delle volte?» mi chiese.
«A cosa?» gli domandai.
«Prima o poi mi dovrò spegnere, vorrei lasciarti qualcosa oltre al ricordo di quel che abbiamo vissuto. Qualcosa di bello, di estremamente capace di darti la forza di andare avanti» mi disse tutto ad un fiato.
Avevo capito che si trattasse di un bambino.
Sorrisi istintivamente, però poi pensai che il bambino avrei voluto crescerlo insieme a lui. Mi riattristi' immediatamente.
«Matteo?» gli domandai.
«Perché non può essere Gaia?» Ridacchiò.
«Mario, è una delle cose più belle che tu potessi mai dirmi, è una cosa meravigliosa»
«Sei pronto a fare questo grande passo?» mi chiese.
«Con te sono pronto a tutto, sono emozionato solo all'idea» gli presi la mano e glie la strinsi.

MARIO POV'S;

Dopo la cena, ormai era tardi: andammo insieme lungo la riva del mare, ci sedemmo seduti sopra la sabbia e iniziammo a fare l'amore.
Claudio era il regalo più bello che la vita potesse donarmi, amavo quando diventavamo un cosa sola, mi sentivo suo, mi sentivo protetto.
«Amore è tardissimo» mi disse Claudio.
«Lo so, torniamo a casa» mi prese per mano ed insieme andammo verso la macchina.
Arrivati a casa Claudio mi confessò la sua voglia di diventar papà, mi confessò che era una cosa alla quale pensava sempre.
L'indomani avremmo fatto questo grande passo insieme.

«T-ti amo» disse Claudio entrando in me un'ultima volta prima di venire.
«Anche io» lo baciai, per poi addormentarmi subito dopo.

Il giorno dopo:

La sveglia suonava ininterrottamente.

«Dobbiamo andare» mi disse Claudio.
«Amore, oggi è il grande giorno» sorrisi.
«Si amore mio, sei felice?»
«Non ci sono parole per descrivere la mia felicità»

Andammo, mano per mano verso la clinica in cui avrei dovuto fare l'inseminazione, ero emozionato ma allo stesso momento anche un po' nervoso.
In realtà avevo tante emozioni insieme.
Cercavo di essere forte ma allo stesso tempo avevo la consapevolezza di quel che stava succedendo nelle nostre vite, che ormai si erano unite e ne erano diventate un'unica.
Cercavo di pensare che il nostro bambino un giorno sarà l'aggrappo di Claudio nei giorni più bui e solo questo adesso mi stava dando la forza di andare avanti, insieme al suo sorriso e la luce nei suoi occhi.

Lost Boy| Mario e ClaudioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora