Capitolo I. Wall of Silence.
Quattro.
Quattro minuti per salvare tutti. Quattro persone da salvare, in un edificio di quattro piani e quattro bombe da disinnescare.
Si dedicò quattro interminabili secondi di sollievo, quando sembrò tutto finito, prima di scoprire che l'equilibrio di quel numero era in realtà del tutto casuale. Quattro secondi per rendersi conto che i piani erano in verità cinque – contando il seminterrato, e cinque erano pure le bombe, e l'ultima esplose. Il palazzo crollò su se stesso, inginocchiandosi di fronte alla sua mastodontica stupidità, alla sua superficialità, al suo errore di calcolo, fatale e madornale, schiacciando sotto i suoi resti otto persone innocenti, ed era tutta colpa sua. Non era mai successo; lui era uno che aiutava tutti, persino i più cattivi; perché, dopotutto, il suo compito era quello di salvare vite, e non di spezzarle.
Il frastuono delle macerie che continuavano a crollare cessò, insieme al nuvolone di polvere che si era alzato e, quando scese il silenzio assoluto nella strada dove tutti si erano raggruppati per vederlo compiere quell'eroica impresa, il mondo si rovesciò. Ci volle più di una settimana perché la notizia iniziasse a perdere il suo peso tra la gente, divisa in due tra l'additarlo come un assassino e chi continuava a giustificare il fatto che se non fosse intervenuto, sarebbero morte molte più persone. Niente era di conforto, nemmeno gli Avengers che avevano provato a farglielo capire in tutte le lingue che non sempre le cose andavano come dovevano e che, di sbagliare, succedeva proprio a tutti.
Dal giorno di quel madornale e imperdonabile errore umano, tutto cambiò, e Peter Parker decise che non avrebbe più aperto bocca per tutta la sua intera e miserabile esistenza. Non avrebbe più preso parte ad una sola riunione con gli Avengers, non avrebbe più ascoltato i suoi sensi e, non meno importante, avrebbe smesso di essere Spider-Man per il resto della sua vita. Non era stata una decisione, era stata un'imposizione dettata dai propri sensi di colpa. Non era nemmeno un'imposizione, in realtà. Era apatia.
Quella gente a cui non piaceva però, era solo cattiva e lui – che non aveva mai fatto niente per essere tale, invece era un assassino. Il che era pure peggio. Tra quelli che si chiedevano perché non parlasse più, c'erano anche quelli che si domandavano dove accidenti fosse finito Spider-Man. Volatilizzato nel nulla, dicevano. Quel codardo!, diceva qualcun altro e Peter si sentiva sempre più schiacciato dal peso di quella responsabilità. Si girò nel letto, dalla parte del muro e lo fissò, ignorando il vibrare del cellulare che, non era difficile indovinare, annunciava un messaggio di Ned, o di zia May o di Tony Stark e quando decise svogliatamente di scoprire di chi si trattasse, passarono minuti interi.
«Come stai?»
Era il signor Stark. L'ennesimo messaggio uguale ogni giorno, a senso unico. Non scriveva altro, solo come stai?. Era decisamente un messaggio che racchiudeva della preoccupazione, ma non si spingeva a scrivere nulla di diverso. Non lo aveva mai nemmeno chiamato. Forse perché non risponderei e lui lo sa, pensò. Ogni giorno si riprometteva che gli avrebbe risposto. Ogni giorno rimandava, perché non voleva farlo. Perché non voleva ricevere poi patetici messaggi di conforto. Non da Tony Stark, poi. Poggió il telefono sul comodino, di nuovo, e zia May lo chiamò per la cena. Quel giorno, era uno di quelli in cui nemmeno gli andava di mettere qualcosa sotto ai denti, così non so alzò e rimase nel suo giaciglio, a logorarsi ancora.
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The Silence Remains - Starker [Tony x Peter] (Wattys2019)
FanfictionPeter Parker non parla più. Tony Stark farà di tutto per convincerlo a ricominciare a farlo. Sinossi: (Conclusa) Dopo un tragico incidente di percorso, durante un salvataggio, Peter Parker causa la morte di otto persone innocenti. Il senso di colpa...