Capitolo IV - Enter My Silence

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Gli occhi gli bruciavano terribilmente, colpa del fumo e la polvere che lo avevano inondato come uno tsunami, subito dopo l'esplosione.

Si stropicciò un occhio, pentendosi subito dopo di averlo fatto. Ora sì che bruciava! Che stupido.

«Cos'è che si fa, in questi casi?», chiese Clint, improvvisamente, mentre fuori dalla stanza che avevano raggiunto (che a Peter sembrò una sorta di salotto, decisamente qualcosa che mai avrebbe immaginato di vedere nel quartier generale degli Avengers), si sentivano ancora rumori di ambulanze e vigili del fuoco, quasi sicuramente ancora impegnati a sistemare la tragedia che aveva causato. Che arrogante era stato, nel pensare di poter fare l'eroe...

Abbassò lo sguardo.

Il signor Stark gli circondò un braccio intorno alle spalle. L'uomo sorrise subito sicuramente nel tentativo di rassicurarlo.

Non riuscì a ricambiare. Si sentì in colpa per questo.

«Parker non è un Avenger. Non ufficialmente, almeno. Questo significa che non risponderà di alcuna responsabilità all'interno del nostro gruppo, ma... è chiaro che tutti noi dovremo fingere di non conoscere la sua identità, quando qualcuno dei piani alti verrà a chiederci spiegazioni. Le acque poi si calmeranno, col tempo. La gente dimenticherà questa storia e tutto tornerà come prima», rispose Natasha Romanoff.

Tutto tornerà come prima, aveva detto la donna. A Peter venne quasi da ridere. Come poteva tornare tutto come prima? Per lui, almeno?

Il mondo era abituato a dimenticare presto le tragedie che vi accadevano all'interno, ma accadeva lo stesso per quelli che le tragedie le causavano?

Quanto era difficile solo pensare di aver fatto una cosa del genere? Come poteva solo contemplare l'idea di poter vivere la sua vita esattamente come la stava vivendo meno di ventiquattro ore prima?

«È ovvio che per un po' Spider-Man dovrà sparire», aggiunse Banner, poi si sedette accanto a lui, sul divano, forse notando che aveva sussultato, a quelle parole. «Ascolta, Parker. So che non è facile, so che forse privarti di questa possibilità potrebbe essere tutt'altro che positivo ma la gente ha strani modi di vedere gli incidenti, tende a dimenticare quanto bene siamo in grado di fare e non ammette gli errori umani, perché per loro noi siamo infallibili e l'unica nostra consapevolezza è che non sarà mai così».

«È successo a tutti di perdere dei civili durante un salvataggio», aggiunse ancora Natasha, e vederle fare un sorriso impercettibile non fu di conforto. Anzi, non sapeva perché, ma Peter avrebbe preferito vederle fare uno sguardo di puro disgusto, troppo convinto di meritarlo.

«Ricordati che è successo perché stavi salvando delle persone», continuò Clint, le braccia conserte, una sorta di autorità che cercava di indirizzarlo verso la logica e non verso i sensi di colpa.

Logica? Impossibile. Ridicolo.

«Peter, dì qualcosa. Per favore», sbottò Tony, «abbiamo bisogno di sapere che stai bene, malgrado quello che è successo».

Bene?, pensò, come possono solo pensare che io possa stare bene? Dopo quello che sono stato capace di fare, dopo aver spezzato così tante vite... come?.

Alzò gli occhi, guardando uno per uno gli Avengers, i suoi eroi, le persone che sempre aveva stimato, che sempre aveva voluto emulare, da quando aveva preso coscienza di possedere quei poteri incredibili. Gli stessi che ora rimpiangeva di aver ricevuto da chissà quale caso della vita.

Non era la persona adatta ad averli. Non era la persona giusta, perché le responsabilità erano grandi, grandissime e finché andava tutto bene e non ci rimetteva nessuno, era anche una gran bella soddisfazione, di quelle che Peter nella vita aveva avuto raramente. Eppure... eppure adesso, le cose erano cambiate.

The Silence Remains - Starker [Tony x Peter] (Wattys2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora