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Ciò che segue è la registrazione contenuta negli archivi audio-video della centrale di polizia di Arkam, inoltrata da uno sconosciuto dalla periferia della contea di Salt Lake City, risalente al 1 maggio del 2008 alle 3:20 a.m. ora locale:

[Voce terrorizzata, profondamente ansiosa, con continui spasmi. Caotici rumori grotteschi e indistinti di sottofondo] "Il lago!.. Il lago!.. Oh mio Dio!.. Oh mio Dio!.. [continui respiri ansiogeni] dovreste essere qui personalmente per riuscire a capirmi!... [forti annaspamenti] Quella... Cosa!.. [respiri iperventilati] La vedo!.. Spes Mea Christus!... È la fine..."

Chiamata interrotta. L'indagine irrisolta è stata archiviata il 18 ottobre del 2008... il caso, rimane tutt'ora un mistero.


L'orrore più grande accadde proprio quella notte. Il cielo, curiosamente sterile di stelle, sembrava un abissale baratro nero, così cupo e oscuro da far temere di sollevare il capo in cerca di qualche barlume luccicante. Solo i pennacchi alti e appuntiti gli alberi spogli e scheletrici di pino del bosco osavano innalzarsi contro di esso come ossute dita ricurve smosse da una leggera brezza. Nonostante la primavera del 2008 fosse già inoltrata, in quel tratto del bosco vicino a Salt Lake, la vegetazione era sempre marcia, insecchita, arida, trasudante qualcosa di malato che stranamente, nonostante tutti i tentativi di bonifica, non accenna a curarsi; come fosse una zona contaminata da qualche forma di radioattività anche se non ve ne era stata registrata di alcun tipo nella zona. Alberi di grandezza innaturale, rinsecchiti, dalla forma mostruosa e repellente, dimorano silenti intorno al lago.
La gente comunque sapeva bene di non avventurarsi mai in quel posto solitario e abborrito da Dio, solo se vi era strettamente necessario e mai di notte se si teneva alla pelle. Perfino gli animali selvatici sfuggivano istintivamente quel luogo maledetto.
Giravano strane voci riguardanti il lago della contea, antiche leggende tramandate dal folklore popolare e sopravvissute fino ad oggi narrano di innominabili e proibiti riti druidici perpretati all'interno di un sinistro circolo di pietre arcaiche raccolte intorno a un grosso monolite di roccia bianca posto sulle sponde del lago dapprima che Stonehenge fosse realizzata, e che fungesse da portale per evocare qualcosa dall'acqua... In un certo giorno dell'anno, a Calendimaggio, quando i tremendi Sabba delle streghe si riuniscono per sussurrare l'orrendo nome segreto di Azathoth in orge pagane e blasfeme, l'acqua del lago diventa nera come la pece e il giorno successivo ci sono sempre i manifesti affissi sulle bacheche pubbliche di Salt Lake City che qualche abitante è scomparso in modi misteriosi la cui natura, secondo i piu vecchi ed emancipati abitanti del posto, sarebbe bene non indagare troppo.
Gli eventi che mi coinvolsero iniziarono a verificarsi dalla notte del 28 aprile di quell'anno, quando fui colto da una improvvisa febbre molta alta che mi debilitò al punto che dovetti farmi accudire da un mio vicino di casa, all'interno del condominio sulla Everett Street; una delle tante viuzze ripide, strette e contorte che si espandevano come un irto reticolo sulla cima di un colle molto alto, affiancato da imponenti catene montuose tutt'intorno, che costituivano il decrepito paesino di seicentosettantasette abbitanti di San Rocco (formato quasi interamente dalle geneazioni di italiani emigrati ai tempi dei coloni e stabilitesi lì come un Ordine monacale separato dal resto del mondo). Le case, quasi tutte ammucchiate l'une sulle altre, erano storte, decrepite, vecchie e logore, formate da tetti a spiovente, lunette e finestre a piccoli riquadri sempre coperte da delle tendine all'interno annerite e ammufite.
Quella notte, come mi raccontò poi Alessandro, il quale viveva sullo stesso mio pianerottolo del condominio (un giovane sottile, piccolo di statura, con gli occhiali tondi, i lineamenti delicati, capelli mori, occhi verdi, la pelle di tonalità bianco pallido, e la voce educata), la febbre alta mi fece delirare e farfugliare cose temibili e raccapriccianti che egli ricordava di aver già udito in precedenza, da piccolo, attraverso i vaghi accenni di suo nonno, durante le lunghe sere d'estate quando rimanevano soli in casa e lui gli leggeva cose orribili da uno strano libro nero, all'interno di una stanza buia, semilluminata solo dalla luce gialla di due occhi rettiliani di un essere sospeso in aria che se ne stava fermo, in silenzio nell'ombra ad ascoltare. Parole tanto spaventose da fargliele rimanere ancora impresse a distanza di così tanti anni. Si trovò a risentire nomi di entità antiche e termini orripilanti come: R'lyeh, Yog-Sothoth, il lago di Hali, il terribile Hastur, Nyarlathotep, Tsathoggua, Magna Mater... e poi una vera e propria invocazione incosciente, quasi involontaria per come disse che storcevo le parole, che lo fece tremare sporadicamente dalla testa ai piedi, ricordandosi della sua infanzia, e lo gettò nel panico e nel terrore dei ricordi tanto da fallo scappare via urlando dalla stanza, senza tornare per almeno una ventina di minuti prima che ritornasse in se. L'invocazione che pronunciai era questa:

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