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Sulla cima piu alta della collina su cui si stendevano quei labirinti di strette e contorte stradine ripide e le intrigate case di città San Rocco, si ergeva un'antica chiesa gotica coperta da un'edera malaticcia e, dietro d'essa, un solitario terreno di sepoltura in cui le storte lapidi di cemento e i crocifissi di granito erano conficcate spettralmente nel terreno. Alberi grotteschi si curvavano cupi sull'erba e sulle lapidi corrose, creando lunghe ombre spaventose.
Mi trovavo lì, in quel sacro luogo di silenzio e solitudine, spazzato dal vento, a contemplare malinconico la tomba del povero Alessandro e la data di nascita e di morte segnata sulla sua lapide:

1 - 1 - 1983
28 - 4 - 2008

Aveva solo venticinque anni... la mia stessa età e questa era sola la prima delle incredibili coincidenze che notai; la seconda, ancora più bizzarra, fu scoprire che non solo condividevamo lo stesso condominio, la stessa età, la stessa, ecco diciamo, percezione di realtà invisibili situate oltre la visione ordinaria, ma curiosamente anche la stessa data di nascita.
Quella mattina, grigia e ventilata, fui l'unico ad assistere alle esequie di quel povero ragazzo. Come me, anche lui era solo. Anzi, a pensarci bene ora, forse non ero stato proprio l'unico... mentre la bara veniva calata nella fossa dopo che il parroco del paese aveva speso due brevi e insipide parole di conforto, notai qualcuno che indossava una tunica lunga, marroncina e stravagante, era incappucciato e legermente piegato con la schiena in avanti. Se ne stava in lontananza, nascosto tra gli alberi, non riuscii a vedergli il viso per via del cappuccio, ma notai una folta e ispida barba grigiastra sporgergli in avanti.
Purtroppo non posso dirmi di essere molto certo di questo ricordo perché quando riguardai da quella parte, dopo una piccola distrazione che mi portò a deviare lo sguardo per un'istante, non vi vidi più nessuno... solo una leggera brezza che smosse l'erba.
Nel pomeriggio mi recai nella biblioteca comunale, nel reparto di antichi volumi che trattavano di esoterismo, alchimia e occultismo, alla ricerca di indizi che potessero far luce su chi fosse Shub-Niggurath e ciò che vi scopri fu davvero molto inquietante... Benché non trovai risposte esaustive dato che i testi più spinti che lessi accennavo solo nella maniera più vaga a una razza di Grandi Antichi che avrebbero dominato la terra eoni prima che nascesse l'uomo, e tutto ciò che potesse essere definita vita organica. Quando più la mia curiosità accresceva in base alle mie domande in merito alla questione nessun testo osava spingersi oltre. In ognuno di essi, vi era riportato il Necronomicon come fonte iconica in cui trovare le formule e i rituali con cui entrare in contatto con queste entità per riceverne i profondi segreti di cui erano eruditi.
Mentre sfogliavo frettolosamente le pagine dei volumi che consultavo, i quali avevano riempito il mio banco da lettura illuminato da una vecchia ma elegante lampada ad olio posta sul lato destro del tavolo, mi sentii profondamente suggestionato come se qualcuno mi spiasse da lontano ma non vidi nessuno attorno a me. La biblioteca, per lo più in penombra dei tremolii dei piccoli lumini accessi ai tavoli, era vuota. Quando poi, notai un fatto assai strano e spaventoso; infondo al corridoio oscurato, proprio dinnanzi a me, vidi due piccole fluorescenze gialle, l'una accanto all'altra orizzontalmente come... fossero due occhi, sospesi a un paio di metri da terra. Quel malefico sguardo giallo era talmente magnetico da attrarre la mia attenzione in modo ipnotico.
Li fissai con uno sguardo orripilante e colmo di paura, paralizzato per via di quest'ultima. Da quel fondo buio e abissale che sembrava aver inghiottito il corridoio provenne un improvviso vento gelido che ululava rabbioso e, nella sua rapida avanzata verso di me, spense tutti i lumini dei tavoli circostanti, fino ad arrivare a smuovere violentemente le pagine dei libri aperti sul mio banco... Comincia ad udire una voce (o un qualcosa di totalmente aberrante che tentava di imitarla), inizialmente sembrava una specie di battito, una pulsazione all'interno delle mie orecchie e quando poi si fermò percepii una specie di sussurro... qualcosa che mi bisbigliava... nella mia testa... orribile! Un suono terribilmente stridulo e ronzante che nessuna voce umana sarebbe in grado di produrre. L'orrendo mormorio divenne poi una smorza di suoni incomprensibili.
Improvvisamente la stanza divenne gelida come una tomba. Il vento, sempre più forte, divenne talmente glaciale che iniziai a tremare per il freddo in modo incontrollato, e, rannicchiato su me stesso, cercai per quel che potevo di scaldarmi le mani intorpidite con il debole alito che riuscii a cacciare.
Quello che notai in seguito fu indescrivibile, ma provo a far memoria di ciò che vidi per farvi capire: le numerose pagine dei libri aperti dinanzi a me che venivano sfogliate dal vento divennero bianche, tutta la scrittura era svanita, dando posto ad un altra assai terribile, piena di simboli orribili e immagini di cose abominevoli che non oso descrivere poiché vanno ben al di là della descrizione. Solo un pazzo delirante, nella sua follia, potrebbe collocare razionalmente quelle immagini dentro la propria mente distorta e descriverle nella loro mostruosità (in quel caso, la nostra misericordia sarebbe di non dar peso o ascolto alle farneticherie di un pazzo).
Ciò che accade in seguito fu ancora più drammatico: dalla totale oscurità, al di sotto dei due occhi fluorescenti, emerse una strana figura enigmatica. Un anziano signore dall'ispida barba grigiastra, incurvato in avanti, che indossava una tunica marrone scuro, fatta quasi di stracci e con la testa coperta da un cappuccio con una lunga punta, si diresse verso di me, con un incedere quasi zoppicante.
Vi sembrerà tutto assurdo ma, per quanto me ne volessi fuggire via da quella manifestazione infernale, non riuscii a smuovermi dalla sedia. Ero bloccato, no dalla paura (anche se ne avessi tanta), ma da una soprannaturale forza invisibile che mi bloccava contro la mia volontà, la stessa che il giorno prima mi condusse a Nord, verso il confine con il bosco di Salt Lake City. Mi resi conto che ero paralizzato mediante la forza psichica di quell'essere Oscuro dai terribili occhi gialli.
L'anziano signore mi raggiunse, sedendosi proprio difronte a me e, incredulo, notai confuso che sopra la barba indossava una maschera di cera incredibilmente definita, tanto da sembrare quasi una vera faccia umana se non fosse per via di alcune specifiche peculiarità riconoscibili alla cera. E poi, per via di un ulteriore fattore maggiormente più inquietante e disturbante: non aveva gli occhi. Al posto di essi continuava la pelle rosata com'era colorata anche sulle guance.
D'improvviso, il vento tacque, fermando tutti i libri che erano aperti sul tavolo sulla stessa pagina, sullo stesso identico testo, scritto in latino.
Il vecchio, senza sprecare una sola parola, mi fece un rapido cenno col capo di leggere cio che vi era scritto ed io iniziai a leggere, forzatamente ad alta voce, pur se non volessi. Per fortuna ho una parziale e discreta conoscenza della lingua in questione poiché fu materia dei miei studi da liceale. Vi riporto solo cosa ricordo di aver letto, nella sua traduzione:

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