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Villa delle Rose era completamente avvolta nel buio. Era una notte senza luna e la grande dimora sembrava un vecchio dinosauro addormentato. L'ampio parco che la cir­condava, aveva un aspetto ordinato ed austero. Le aiuole erano piene di roseti, probabilmente era da questo che de­rivava il nome della dimora.

Il temporale era scoppiato all'improvviso, dopo una tiepida giornata di prima estate e le foglie degli alberi si muovevano sotto l'alito del vento. Tutto sembrava appa­rentemente tranquillo, la casa era completamente addormen­tata.

Il fortunato proprietario della splendida e antica di­mora, era il professor Arturo Colombi. Un uomo di set­tantatré anni, che in passato era stato un noto chirurgo, ma che ormai non esercitava più da anni. Le sue mani non erano più quelle di un tempo.

Il professore viveva con sua nipote Susanna, figlia del suo fratello minore.

La ragazza, ormai venticinquenne, era stata allevata da Arturo quando perse entrambi i genitori in un disastro aereo all'età di dieci anni. Non c'era esattamente un rapporto idilliaco fra di loro. Arturo si era limitato a darle tutto il necessario, e le aveva dato la possibilità di studiare fino al conseguimento della laurea in psicolo­gia, ma nonostante le volesse molto bene, era incapace di dimostrare apertamente i suoi sentimenti. Era sempre stato un po' scontroso ed introverso, ma Susanna era consapevole dell'affetto che nutriva per lei e non soffriva della man­canza di quelle che suo zio chiamava stupide smancerie. Del resto, aveva fatto di lei una donna colta e raffinata. Chissà cosa ne sarebbe stato di lei senza Arturo e Susanna sapeva di dovergli molta gratitudine oltre all'affetto che provava per lui. Quindi, poco male se le erano mancate le carezze. A quello ci avrebbe pensato, magari, qualcun al­tro.

Erano le nove e trenta del mattino quando, Donatella, la cameriera, bussò alla porta del professore. Dalla stanza non proveniva alcun rumore. Lo chiamò più volte, ma senza ricevere risposta. Richiamata dalla voce di Donatella, apparve Maria Fani, la governante di Villa delle Rose, una donna austera e autoritaria.

"Che cosa c'è, Donatella? Perché gridi così?"

"È da un po' che sto bussando alla porta, signora Fani, ma il professore non risponde." Rispose la graziosa ragazza, intimorita dall'arrivo della donna.

"Be', starà ancora dormendo. Porta via il vassoio. Riprova tra mezz'ora. Forse il professore non ha riposato bene la notte scorsa e vuole ancora dormire."

La cameriera annuì e tornò sui suoi passi, non senza un'espressione perplessa. Fu allora che Susanna apparve sul pianerottolo.

"Buongiorno, Maria. Ho sentito che discutevi con Do­natella. È successo qualcosa?"

"Nulla di grave, Susanna. Donatella ha bussato alla porta del professore ma evidentemente tuo zio sta ancora dormendo."

"Ah, bene. Lasciamolo tranquillo, allora. I miei cu­gini non sono ancora scesi?"

"No. Dormono come ghiri, quelli!" Esclamò Maria stiz­zita. "Mi domando perché tuo zio li abbia convocati qui. Sono delle tali sanguisughe!" Aggiunse rabbiosa, socchiudendo gli occhi.

"Io non ne ho idea, Maria. Lo zio non me ne aveva parlato e quando li ho visti qui e gli ho chiesto spiega­zioni, non ha voluto darmene. Ha detto che avrei sa­puto tutto al momento opportuno. Ma tu sai com'è lo zio Arturo; non ama dare spiegazioni sulle sue decisioni." Concluse con un sospiro.

"Be', se vuoi scendere, ti faccio servire subito la colazione."

"Grazie, Maria." Rispose laconicamente la ragazza.

La confidenza fra le due donne, era facilmente spie­gabile. Quando Susanna andò a vivere a Villa delle Rose, Maria era già lì da un paio di anni e l'aveva praticamente cresciuta. Susanna nutriva per la signora Fani un profondo affetto che era sinceramente ricambiato. Del resto, una figura femminile era stata di notevole aiuto per la cre­scita di Susanna. Non era facile convivere con un uomo scontroso come Arturo e, molto spesso, Maria le era stata vicino. Inoltre, era la sua unica confidente e il suo solo punto di riferimento. Le era stata molto utile nei difficili anni della sua adolescenza. Una ragazzina che sta crescendo, ha molto più bisogno della comprensione di una donna piuttosto che delle attenzioni puramente econo­miche che poteva darle suo zio e, da quel lato, Arturo era stato molto generoso con sua nipote. In sostanza, Maria aveva fatto le veci di madre e Susanna si riteneva molto fortunata ad essere cresciuta con una donna come lei ac­canto.

La giornata era luminosa. Il temporale della notte precedente aveva lasciato spazio ad uno splendido sole. L'aria era piacevolmente tiepida e Susanna decise di fare colazione in giardino. Nel frattempo, i cugini di cui par­lava con la signora Fani si erano uniti a lei.

Ivano Colombi aveva ventotto anni. Figlio di un al­tro fratello di Arturo morto molti anni prima, non aveva mai avuto un buon rapporto con suo zio. In passato c'erano stati dei dissapori fra loro, a causa del vizio che il ra­gazzo aveva per le scommesse. Ivano era alto e ben piazzato, senza un filo di grasso superfluo. Era evidente che stava attento alle ca­lorie e praticava molto sport. I suoi capelli erano di un castano molto chiaro, come i suoi occhi. Non poteva defi­nirsi bello, ma nell'insieme, aveva un aspetto gradevole.

Sandro era suo fratello. Un uomo di trentatré anni, meno scapestrato di Ivano, ma sempre a caccia di soldi, come lui.

Era un po' più basso di Ivano, ma anche lui aveva un fisico invidiabile. Al contrario di suo fratello, aveva i capelli corvini, un po' grigi alle tempie, e due pro­fondi occhi azzurro cupo che denotavano intelligenza e furbizia. Pur non essendo bellissimo, appariva più affascinante di suo fratello.

Seguiva Matilda Antinori, poteva avere all'incirca trent'anni, ma sembrava una vecchia truccata da giovane. Non si trattava di una nipote diretta. Era la figlia della cognata di Arturo, la sorella della sua defunta moglie.

Matilda era di media altezza, capelli biondo platino, evidentemente tinti. I suoi occhi, di un celeste chiaris­simo, conferivano al suo volto un'inquietante freddezza.

IL MISTERO DI VILLA DELLE ROSEWhere stories live. Discover now