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"Si può sapere che diavolo sta facendo?!" Tuonò Fran­ciosa dall'altro capo del filo. "Lei sta rischiando di mettere in allarme l'assassino. La tesi del delitto non è ancora ufficiale!"

"Lo so, ispettore, mi dispiace." Si scusò Enrico. "Pensavo solo che avrei potuto rendermi utile."

"Lei si preoccupi di fare il suo mestiere. Non giochi a fare il poliziotto, per favore."

"In ogni caso, non ho detto a Sandro Colombi che forse si tratta di omicidio."

"E' come se glielo avesse detto, mi sembra. Altri­menti, come si sarà spiegato tutte le sue domande?" Il tono di Fanciosa era seccato.

"Senta, le ho detto che mi dispiace. Ad ogni modo, quando ci sarà una risposta ufficiale?"

"Domani mattina saprò tutto e allora saremo in grado di stabilire se aprire un'inchiesta per omicidio."

"Può tenermi informato, per favore?"

"D'accordo, ma non mi combini altri pasticci, però."

"Stia tranquillo, ispettore. Non sbaglierò di nuovo in modo così grossolano. Grazie."

Enrico riagganciò il ricevitore e rimase pensieroso a fissare il telefono. Forse era vero che aveva rischiato di mettere in allarme l'assassino, ma un assassino che ha si­mulato un suicidio e che viene scoperto, potrebbe compiere dei passi falsi. Si dice che non tutti i mali vengano per nuocere.

Passò la notte a rigirarsi nel letto. Dopo quella in­credibile giornata, non poteva chiudere occhio. Faceva mille congetture per poi scartare l'una o l'altra ipotesi. Non era difficile capire chi, fra tutti i presenti a Villa delle Rose, potesse desiderare la morte di Arturo, anzi forse erano anche in troppi, ma come si poteva arrivare a scoprire il colpevole? Non c'erano indizi veri e propri che potessero aiutarlo a fare un po' di luce. Ma Enrico era una persona piena di ottimismo, si disse che se delitto c'era stato, dovevano anche esserci degli indizi che, pur non essendo emersi in un primo momento, sarebbero comunque saltati fuori. Nessuno è perfetto e tanto meno un assas­sino.

In ogni caso, aveva molto su cui lavorare e, dopo­tutto, non gli dispiaceva. Il fatto che il caso fosse com­plicato, stuzzicava ancora di più la sua curiosità e la voglia di farvi luce. Sarebbe stato davvero grandioso se fosse stato proprio lui a scoprire la verità, piuttosto che la polizia. Questa prospettiva lo allettava alquanto. Era deciso a tutti i costi a fare luce sul caso e assicu­rare il colpevole alla giustizia e avrebbe fatto anche l'impossibile per riuscirci. Oltretutto, era perfettamente consapevole delle sue capacità e della possibilità di far­cela. Non era presunzione la sua. Enrico non era affatto un uomo presuntuoso, piuttosto era molto caparbio e intel­ligente. Sapeva che poteva farcela.

Continuò a rimuginare e ad archiviare nella sua mente tutti i dati e le persone coinvolte. Dopo ore di elucubra­zioni, finalmente si addormentò.

Il mattino successivo, intorno alle undici, chiamò l'ispettore per avere le ultime notizie. La risposta fu quella che si aspettava. Omicidio. Sia il responso dell'autopsia che della balistica dicevano che Arturo Colombi non si era sparato da solo quel colpo di pistola. Adesso la cosa era ufficiale. Ferri poteva riprendere la sua piccola indagine personale, senza nuocere al lavoro della polizia.

Quello stesso pomeriggio, si recò a Villa delle Rose per la sua inchiesta. Fu accolto con molto calore da Su­sanna e un po' meno dagli altri. Evidentemente erano già al corrente dei fatti e l'interrogatorio che Sandro aveva subito da Enrico, aveva avuto una spiegazione che li aveva infastiditi ed erano tutti un po' prevenuti nei suoi con­fronti.

"E così, dottore, lei sapeva già tutto. È per questo che ha voluto da me una ricostruzione completa dei fatti."

"Sì, è così, Sandro. Non potevo ancora dirglielo, perché non era stato appurato ufficialmente che si trat­tasse di omicidio."

IL MISTERO DI VILLA DELLE ROSEWhere stories live. Discover now