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"Dopo il temporale della notte scorsa, non mi aspet­tavo di certo una giornata splendida come questa." Esordì Matilda.

Era una donna dagli argomenti piuttosto limitati, an­davano dal clima alla moda e non sembrava che ne cono­scesse altri. Nessuno rispose alla sua osservazione. Ivano commentò una notizia che aveva appena letto sul giornale che riguardava l'arresto di un uomo politico molto in vi­sta. Sandro non sembrava molto interessato agli intrighi politici e chiese a suo fratello la pagina sportiva. Su­sanna sembrava annoiata, ma doveva comunque intrattenere i suoi ospiti e iniziò un lungo discorso sullo sfruttamento minorile con Matilda, alla quale, invece, l'argomento non interessava affatto.

Fu quando si aprì l'argomento "zio Arturo" che tutti apparvero interessati. Nessuno di loro sapeva perché si trovasse lì. Il professore li aveva fatti chiamare telefo­nicamente da Maria Fani, ma anche lei ne ignorava la ra­gione.

Erano tutti presi dalla loro conversazione. Qualcuno faceva congetture sulle motivazioni della loro presenza a Villa delle Rose. Arturo non aveva dato alcuna spiega­zione, semplicemente li aveva convocati nella sua casa, ma nei tre giorni della loro permanenza, ancora non avevano saputo cosa volesse il professor Colombi da loro. In effetti, in quei giorni avevano avuto pochi con­tatti con lui e, in quelle rare occasioni, aveva detto loro che avrebbero dovuto aspettare ancora un po'. Del re­sto, erano abituati alle stravaganze di Arturo, strava­ganze che riservava esclusivamente a loro e non certo per affetto. In realtà, Arturo non approvava affatto la vita che conducevano i suoi tre nipoti e non perdeva occasione per farglielo notare. Così, a volte, si divertiva ad imbe­stialirli con atteggiamenti poco ortodossi, come quello di invitarli e lasciarli per tre giorni a chiedersi che cosa mai volesse da loro.

Sandro per primo, manifestò la sua contrarietà e ti­rando una lunga boccata dalla sua sigaretta, bofonchiò: "Io non capisco perché debba sempre giocarci questi scherzi. Lui pensa che gli altri non abbiano niente da fare, per trattarci così."

"Perché, tu hai forse qualcosa da fare?" Osservò Ma­tilda ironica.

"Che vuoi dire? Che sono uno smidollato che vive con la misera rendita che ci passa nostro zio?"

"Da quello che mi risulta, direi proprio di sì. Oh, non arrabbiarti, ti prego. Non intendevo essere offensiva, ma è la realtà. E credo che non ti dispiaccia, altrimenti muoveresti il culo per cambiare le cose." Concluse la donna versandosi una tazza di caffè bollente.

"Non credo che tu sia nella condizione migliore per fare la paternale a me, cara Matilda. Pensa alla tua re­altà e fatti gli affari tuoi." Ribatté Sandro senza per­dere la calma.

Matilda lo guardò da sopra la tazza, mentre sorseg­giava il suo caffè, ma non replicò.

"In fondo" iniziò Ivano "vorremmo solo sapere perché ci ha convocati qui, ma sembra che nessuno ne abbia la più pallida idea. Susanna..." aggiunse voltandosi verso di lei. "Davvero tu non ne sai niente?"

"Ma figurati! Ve l'ho già detto Ivano. Ne so quanto voi." Fu la secca risposta della ragazza.

"Ma come è possibile? Tu vivi con lui da anni, ti considera alla stregua di una figlia, eppure non ti ha informato di questa bella riunione di famiglia?"

"Ti giuro di no. Non mi ha detto niente e io sono ri­masta sorpresa quanto voi quando ho saputo che vi aveva invitati qui."

"Chissà perché, ma ho l'impressione che questo invito non ci riservi niente di buono." Osservò Sandro che li aveva ascoltati senza interromperli. "E' vero che lo zio ha sempre usato sistemi poco or­todossi, specie quando si tratta di noi, ma stavolta ho come uno strano presentimento." Concluse passandosi una mano fra i capelli corvini.

IL MISTERO DI VILLA DELLE ROSEWhere stories live. Discover now