capitolo 4) Clementine

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<<Uff! stiamo camminando da un'ora, oramai...! Quando arriviamo alla via commerciale?>>, <<manca poco, tranquillo.>>. Subito dopo aver mangiato, ci siamo messi in cammino per comprare dei vestiti nuovi, che io possa indossare, alternativamente ai miei, provenienti dal mio vecchio mondo, ma è tanto, ormai, che camminiamo... <<Siamo arrivati!>>, <<finalmente...!>>, dico con un sospiro di sollievo. <<Ora, non ci resta che cercare la bottega di un sarto.>>. Questa "via commerciale" non è un gran che, è solo piena di gente, caos e banchi di mercanti qua e là... Immagino che sia normale la quantità di gente, visto che abbiamo percorso cotanta strada, dev'essere l'unico posto del genere o, quantomeno, uno dei pochi. Passando tra bancarelle e gente, arriviamo alla bottega tanto agognata. Non ha un nome e sull'insegna c'è scritto, solo, "sartoria". Dentro è pieno di vestiti, indossati da manichini di legno e disposti lungo le pareti della stanza, che, per giunta, è abbastanza piccola. Ci si avvicina un signore anziano, con un pezzo di stoffa intorno al collo e aghi confitti in esso. Probabilmente è il sarto: <<Salve ragazzi, desiderate un vestito?>>. Apro la bocca per confermare, ma, immediatamente, mi chiede sorpreso e rivitalizzato: <<Tu, ragazzo, come ti chiami?!>>, <<M-Marco, perché...?>>, <<i vestiti che indossi... dove li hai presi?!>>, i miei vestiti...? <<Ehm... vengo da lontano e->>, <<ok, ho capito. Ti offro due monete d'oro per i tuoi vestiti!>>, <<d-due monete d'oro?!>>, <<sì e, visto che rimarresti senza vestiti poi, puoi scegliere un, qualsiasi, vestito in negozio!>>. Wow, che sorpresa... Non so se darli, però... In fondo, sono un ricordo del mio mondo... Alice mi prende da parte e, con occhi illuminati, mi dice sottovoce: <<Marco, questa è un'offerta che non puoi rifiutare! Con due monete d'oro, potremmo comprarci ciò che ci serve (come dell'attrezzatura decente...)!>>, <<hai ragione...>>, anche se, non ne ho così tanta voglia. <<Ok, affare fatto.>>, rivolgendomi al mercante, <<perfetto! Fammi prendere le tue misure, così da poterti fare un vestito.>>. Dopo aver seguito il sarto per le misure e aver scelto un vestito (una camicia bianca, una giacchetta aperta nera, da mettere sopra la camicia e dei pantaloni aderenti, marrone scuro), siamo usciti, dirigendoci ai bagni pubblici. Il mercante mi ha detto di tornare verso sera, per ritirare il vestito, i soldi e dargli i miei, di vestiti... <<Alice... Sbaglio o siamo tornati alla gilda?>>, <<la gilda ha delle vasche private per i membri, il capo vuole che i suoi "compagni" siano in salute e ritiene che i bagni pubblici non siano, molto, igienici.>>, <<un capo-gilda premuroso...>>. Ci separiamo, andando rispettivamente nella stanza relativa al proprio sesso. Prima delle vasche, c'è una sorta di anticamera, dove ci si spoglia e si può prendere un panno per asciugarsi, mi spoglio, metto i vestiti in un cassetto (uno dei tanti su di un mobile apposito) e entro nella stanza principale. È incredibile, non pensavo avessero cotanto senso del pudore: ci sono una ventina di vasche e ognuna è circondata da una tendina che copre colui che si lava. Entro in una delle tante ed incomincio a lavarmi, anche se, senza sapone... uscito, mi asciugo, rivesto e vado a sedermi su di un divano nella sala comune. <<Ahh, ci voleva proprio...>>, dico, a bassa voce e sospirando, <<Sì, mi ha, come, ridato la vita.>>. Eh...? Ahh, è Alice. Mi sorride e si siede di fianco a me, appoggiando la testa sulla mia spalla sinistra. <<Che ne dici, andiamo dal sarto, ora?>>, mi dice lei, <<va bene.>>... <<Ancora grazie per i vestiti!>>, <<grazie a lei per il suo, di vestito e le monete d'oro...!>>. <<Evviva! Sono felicissima, ora non dovremo preoccuparci più delle spese, per un bel po'.>>, ma non erano miei i soldi...? <<Per festeggiare l'affare di questa sera ed il mio rinnovamento di vestiario, andremo a mangiare in qualche locale d'alta qualità!>>, <<davvero?! Grazie, Marco!>>, esclama, abbracciandomi. <<torniamo, un attimo alla gilda, però. Mi devo cambiare.>>, dice, ammiccando e sorridendo. Di solito, porta una sorta di felpa verde e semi-aderente ed una gonna lunga, nera. Sono nella sala comune della gilda e la sto aspettando da una trentina di minuti, oramai. Quanto ci metterà ancora...? <<Sono pronta, andiamo?>>. Questa è la sua voce, mi giro verso di lei e... <<Wow, sei bellissima...>>, dico a bassa voce, estasiato. <<grazie.>>, è rossa in viso... Mi sento un barbone stando affianco a lei, ora. Cambiandosi, si è messa una lunga veste bianca, adornata da pizzi e ricami, con una specie di mantelletto rosso, anch'esso riccamente adornato. Si è, persino, pettinata i dorati capelli, rendendoli mossi, voluminosi e meravigliosamente candidi alla vista, mi prende sottobraccio e: <<andiamo, Marco? Conosco il posto perfetto per il nostro appuntamento.>>, appuntamento?! Annuisco e ci avviamo. È sensato che si comporti così, dopo quello che è accaduto ieri, ma non mi sento pronto psicologicamente, comunque... <<"San Marco", questo è il luogo più rispettabile della città, dove mangiare. È da un'infinità di tempo che desidero mangiare qui, ma è sempre stato troppo costoso. Mi è, subito, venuto in mente, considerato il nome...>>, <<sembra favoloso, infatti.>>. Entrando dentro, un signore ci prende il mio giacchetto ed il mantelletto di Alice, dicendo che, a fine pasto, li avremmo potuti riprendere chiedendo a lui. Il luogo è grande e c'è un'atmosfera pacata e calda. Una cameriera ci viene incontro e ci intima di seguirla al nostro tavolo (quanta efficienza! Non avevamo, nemmeno, chiesto il tavolo, ancora). Ci mettiamo seduti ed incominciamo a vedere cosa poter prendere su di una sorta di menù. <<certo che, i costi sono pazzeschi...!>>, <<te lo avevo detto.>>, mi risponde con una risatina. <<L'ambiente è spettacolare, però...>>, dice, estasiata, io annuisco e continuo a leggere... oramai è finita la cena e siamo all'esterno del ristorante, intenti ad andarcene. <<È stata una serata magnifica Marco, grazie.>>, <<te lo dovevo, volevo restituirti il favore di avermi aiutato nel momento del bisogno...>>. <<Ora, però, si è fatto tardi, torniamo alla gilda.>>, <<va bene, Alice.>>. Tornati alla gilda, ci fermiamo poco prima delle porte, delle nostre camere: <<Perché ti sei fermato Marco?>>, <<vado un attimo al bagno.>> (bagni comuni della gilda, che, come quelli per lavarsi, sono più igienici di quelli pubblici), <<ok...>>, <<buonanotte Alice>>, <<...>>. Non mi ha risposto, chissà perché... Tornato dal bagno, entro in camera, mi metto in mutande e m'infilo nel letto, spegnendo, anche, l'ultima candela. Mi rigiro nel letto e poggio la mano su qualcosa di morbido: <<ah! Marco, fa piano...>>, eh...? Eh?! <<Alice?! Che ci fai nel mio letto?!>>, <<beh... visto quel che mi hai detto nella biblioteca, ho pensato che fosse il momento di progredire con la nostra relazione...>>, relazione...? Ok, è sensato pensarlo, ma non l'ho mai affermato, esplicitamente. <<Alice...>>, <<si...?>>, <<non so se sono mentalmente pronto per, ehm... C-certe cose...>>, con quale faccia lo sto dicendo...?! Fortuna che siamo al buio... <<Eh? Non ti senti pronto per condividere una camera...?>>, <<eh?>>, <<che credevi?>>, meno male... <<Cosa vai a pensare, mai, Marco...?>>, chiede, con una risatina, anche se, dicendolo così, quasi ci rimango male... sbuffando, mi rigiro dall'altra parte. <<E dai, non fare così...>>, dice, abbracciandomi da dietro. <<C-che stai facendo...?>>, <<ti mostro, solo, un po' d'affetto, perché?>>. Mi sento, troppo, in imbarazzo... <<Come tremi... Non avrai la febbre...?>>, mi gira con forza e mi poggia le labbra sulla fronte. Penso che la febbre mi verrà veramente, tant'è il sangue che mi arriva alla testa...! <<Cavolo, Marco scotti!>>, <<non p-penso sia febbre...>>. Con faccia incuriosita, mi guarda. Gli faccio notare la posizione in cui è messa e: <<Ah! Scusa. Ormai, ho capito che ti piace andare a piccoli passi.>>, ride ancora. Sono tutti così, qui?! Forse è la concezione del matrimonio fatto da giovani e, quindi, si ha una mentalità più progredita secondo certe cose, ma... in seguito, Alice si è spostata e messa bene di fianco a me, ma, passati dieci minuti, si gira e mi abbraccia, un abbraccio durato tutta la notte (che sia chiaro, questa è la voce narrante, non mi sto lamentando).

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