Under the banner of Heaven

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Fate is coming that I know
Let it go
Hear me now
Under the banner of heaven

Thirty seconds to Mars, Do or Die

-Salute, mio signore- disse, e vide i suoi occhi spalancarsi ancora di più mentre lei sguainava la spada e la sollevava in un arco luminoso, conficcandogli la lama nella gabbia toracica, la punta diretta contro il cuore.
Clary non lasciò andare la presa sull'elsa di Eosforos, né sulle spalle di suo fratello, fino a quando si rese conto di essere lei l'unica cosa a tenerlo in piedi. Ma non poteva lasciarlo andare, non poteva sopportare il pensiero di aver fatto anche una sola mossa sbagliata, mandando la loro ultima possibilità di salvezza in frantumi; non poteva neanche distogliere lo sguardo dagli occhi di Sebastian, che per un attimo –un istante soltanto- avevano lasciato trasparire il dolore per il suo tradimento.
Ho fatto ciò che doveva essere fatto, si disse.
Le sue urla la riscossero; Sebastian si allontanò da lei, cadendo in ginocchio a terra, sconvolto, non aspettandosi una tale audacia da parte di sua sorella né tanto meno il fuoco celeste intrappolato nella lama dei Morgenstern, la compagna della sua spada.
Anche mia sorella avrebbe dovuto essere la mia compagna, pensò, in preda al panico, una sensazione per lui del tutto nuova, vuol dire forse che sto morendo? Per mano della mia sorellina? Avrebbe riso, se avesse avuto abbastanza fiato, abbastanza forze, se fosse riuscito a controllarsi, a trattenersi dall'urlare con tutto il fiato che aveva in corpo. Il dolore era insopportabile; peggio delle frustate di Valentine, peggio della predilezione di suo padre per Jace, peggio del disgusto per lui negli occhi di sua madre, peggio di qualsiasi ferita riportata in battaglia, peggio delle taglienti parole di Clary, "Io non ti amerò mai, Jonathan".
A fatica, con la spada ancora conficcata nel petto –toglierla avrebbe fatto ancora più male, lo avrebbe consumato-, si alzò sulle ginocchia e guardò negli occhi Clary, che si portò una mano alla bocca come se avesse compreso d'un tratto cosa aveva appena fatto. –Tu...- Sebastian non riuscì a finire la frase, tu sei meravigliosa, avrebbe voluto dirle, non fingere di essere pentita delle tue azioni. Continuava ad urlare, la gola che bruciava, così come la gabbia toracica, e le vene ed ogni singolo capillare e terminazione nervosa, ma non importava più; era come se fosse un altro ad urlare, perché lui vedeva solamente sua sorella, sua sorella che lentamente cadeva in ginocchio, che non aveva ancora versato neanche una lacrima per il fratricidio appena commesso. Di nuovo, se solo avesse potuto, avrebbe voluto ridere per essere stato tanto sciocco da immaginare che sua sorella avrebbe potuto arrendersi a lui senza affrontarlo, quando invece si trattava solo dell'ennesimo inganno,e lei che si ostinava a sostenere che fossero diversi.
Si sentiva lacerato, come se dentro il suo corpo si stesse consumando l'eterna lotta tra Inferno e Paradiso; così all'esterno gli Ottenebrati gridavano per il loro padrone, quasi che provassero lo stesso dolore fisico, e i Nephilim per la loro stella, per la sua Clary, che tuttavia non rispondeva, guardava lui soltanto. Era una sensazione inebriante, per Sebastian, essere l'unico oggetto della sua attenzione, che gli impediva di pensare allo spettacolo terribile che stava dando di sé, a come dovesse sembrare debole nel pieno della sua caduta. Eppure la caduta era propria del suo essere, del suo nome, Morgenstern, come fosse un destino cui era impossibile sottrarsi. Sua sorella, che gli aveva trapassato il petto senza esitazioni, che aveva approfittato della sua debolezza per lei per colpirlo, come Delia con Sansone; sua sorella, che lo aveva reso libero e gli aveva concesso vendetta facendo in modo che loro padre venisse ucciso – e anche in quel caso, mia Clary, sei rimasta impassibile, non hai versato neanche una lacrima, non è così mia sorella?
Non si era mai sentito così leggero, nonostante il fuoco celeste che lo divorava annebbiandogli la vista, facendosi strada fino al cuore, non si era mai sentito leggero come in questo momento, sapendo di non essere solo, di non esserlo mai stato, perché sua sorella era esattamentecome lui. E come lui era assetata di vendetta, e come lui era capace di mentire guardandoti dritto negli occhi. Oh, quante volte lo aveva ingannato sua sorella, e quanto sciocco è stato ogni volta, credendo di poter avere la meglio in modo definitivo. –Tu hai un cuore di tenebra, sorella mia.- Rantolò, soffocando le parole nel suo stesso sangue. E' arrivata la fine?
-Sebastian... non mi hai mai lasciato scelta.- Sussurrò Clary, la voce triste ma ferma. Non poteva sopportarlo. Lui le aveva sempre lasciato scelta, le aveva sempre dato la possibilità di seguirlo, ovunque lui fosse e qualsiasi cosa facesse, e lei lo aveva sempre tradito, adducendo sciocchezze come il bene del mondo, o la "cosa migliore da fare", giustificando ogni cosa fatta credendosi migliore di lui. Ma non era vero, non era mai stato vero, e non le importava ferirlo, non le importava che ora fosse a terra morente, o di averlo privato prima del padre e poi dell'unica madre che avesse conosciuto, e se possibile lui l'amava ancora di più per questo, per essere così determinata e testarda. Eppure non avrebbe potuto più averla, stava morendo.
Non avrebbe potuto più osservarla da lontano, chiedendosi se, se le cose fossero state diverse, avrebbe avuto il suo stesso colore degli occhi; non avrebbe potuto toccare la sua pelle, accarezzarle i capelli, scontrarsi con lei. Non avrebbe più rivisto lo sguardo assorto sul suo viso quando lo ascoltava raccontare delle loro origini, delle usanze dei Nephilim e del mondo delle Ombre. Non l'avrebbe addestrata, né avrebbe condiviso con lei quei segreti destinati soltanto ai Portatori di Luce e Tenebre, a loro, gli ultimi due Morgenstern.
Avrebbe voluto fare, e farle, tante di quelle cose, nel mondo che aveva creato solo per loro due. Sentiva la rabbia montargli dentro, non poteva andarsene così, giustiziato ai piedi del suo trono dalla sua Regina. Sebastian prese sua sorella per il polso, tenendola stretta, bruciandola nel punto in cui le dita le toccavano la pelle, e lei poté assistere ai cambiamenti che si susseguivano sul suo viso. La pelle era traslucida, fiamme dorate e nere si scontravano al di sotto, dipanandosi dal punto in cui la spada, che era ancora conficcata nel suo petto, lo aveva trafitto, ed essa iniziava velocemente ad affievolirsi sfrigolando. Suo fratello urlò, la voce piena di dolore, e i vetri del grande salone in cui si trovavano esplosero, e tenendola ancora per il polso la tirò più vicino a sé, un secondo prima che parte del grande lampadario crollasse, crepando il pavimento nel punto in cui prima si trovava lei.
Clary era sconvolta, suo fratello le aveva appena salvato la vita... e lei lo stava guardando morire per mano sua. Un groppo le salì in gola, non riusciva a capire perché, guardarlo era diventato doloroso, e sebbene le fiamme non danzassero più sotto la sua pelle, che era di un bianco cadaverico, Clary vide chiaramente i suoi occhi già neri scurirsi sempre, inghiottendo la leggera sfumatura argentea che divideva l'iride dalla pupilla, passando attraverso tutte tonalità che avrebbe voluto catturare con un gessetto, diventando solamente neri, e seppe, con una sensazione dolorosa allo stomaco, che qualcosa era andato storto. Anche Sebastian sembrò sorpreso quando sentì il rumore dell'elsa della spada staccarsi e toccare terra, la lama ormai carbonizzata, il Fuoco Celeste che si disperdeva nell'aria uscendo dalla ferita nel suo petto, aperta e sanguinante, ma non letale, solo estremamente dolorosa; tutto intorno a lui fu il caos, riprese la battaglia, ma lui aveva occhi solo per Clary e la consapevolezza che si faceva largo nei suoi occhi. –Te l'ho detto... Clary... non posso... essere... ferito... da nessuna arma! E non.. di certo... dalla spada di nostro nonno!- Sputò le parole con fatica, continuando a tossire sangue, e quando la guardò sorridendo folle, folle di felicità perché sarebbe rimasto con lei, anche il suo sorriso era un sorriso sporco di sangue.
Clary si allontanò da lui, ma sarebbe stato inutile, non l'avrebbe più lasciata andare, non avrebbe avuto più nessuna possibilità di fuga, perché, per l'Angelo, lo rendeva completamente pazzo e capace di qualsiasi cosa, anche di spegnere il fuoco celeste; questa volta non le avrebbe lasciato scampo. Il dolore era ancora terribile, ma sentiva di star riprendendo il controllo del suo corpo e con dei passi rapidi raggiunse Clary, grondando sangue dalle mani e dal petto, dove la ferita era ancora aperta, e si abbassò in modo da simulare un inchino, nonostante le lancinanti fitte al petto lo costringessero a tossire sputando sangue, ma quando alzò gli occhi su sua sorella, l'odore di sangue, del loro stesso sangue, gli incendiò lo sguardo. –Salute, mia Regina.- Jonathan non poté trattenere un sorriso estasiato vedendo il terrore nei suoi occhi,sentendolo nelle grida dei suoi amici ormai imprigionati dai suoi guerrieri. –Resta con me, in questa terra che io ho riservato a noi soltanto, ed i tuoi amici saranno salvi.- Loro, per lui, non avevano nessuna importanza; morti o vivi che fossero. –Bugiardo!- Urlò Isabelle, dimenandosi nella ferrea presa di un Ottenebrato -I confini tra i mondi sono chiusi, sei stato tu stesso a sigillarli!- Jonathan sorrise, come se non stesse aspettando altro che questa domanda, ma Clary lo anticipò. –Salva i miei amici, ed io resterò qui con te.- Se possibile il suo sorriso si allargò. –Sorella, tu resterai qui con me in ogni caso. Li salverò come prova del mio amore per te, e perché non intendo contrariarti.- Sotto gli sguardi sconvolti di tutti, iniziò a tracciare un cerchio di invocazione con il proprio sangue; Jace urlava, non potendo ribellarsi a causa delle rune immobilizzanti, e piangeva, gridando a Clary di non fidarsi, di non essere sciocca e di reagire, ma lei era immobile dietro suo fratello, sporca di sangue nei punti in cui l'aveva toccata, il viso rigato di lacrime, non avendo il coraggio di parlare. Dal cerchio prese forma un'ombra, da cui uscì un uomo alto e robusto che indossava un abito bianco, che metteva in risalto il suo pallore mortale; ai polsi brillavano dei gemelli a forma di mosca. Il suo volto aveva fattezze umane, ma la pelle era tirata sulle ossa e gli zigomi e la mascella sembravano affilati come rasoi. Aveva gli occhi verde e dorati, le pupille identiche a fessura come i gatti... e come Magnus, che riconoscendolo smise di agitarsi e cercò di portarsi quanto più vicino possibile al giovane Lightwood. Asmodeo sorrise vedendolo, ma prima di rivolgersi a lui rivolse un cenno a Jonathan. –Figlio di Lilith, è un piacere, anche se la tua gestione del regno mi lascia perplesso.- Con un gesto della mano indicò la generale distruzione che li circondava. Jonathan ringhiò, incurante di trovarsi di fronte un Principe dell'Inferno. –La gestione del mio regno non ti riguarda. Spediscili sulla Terra, prima che perda la pazienza adesso!- Il demone alzò un sopracciglio e, mentre Magnus, Jace e gli altri urlavano, schioccò le dita, facendoli scomparire. Clary cadde in ginocchio, non riuscendo a trattenere i singhiozzi; anche Jonathan cadde, poco lontano da lei, con le braccia aperte, non riuscendo a smettere di ridere e soffocando nel suo stesso sangue. Erano finalmente insieme, fratello e sorella insieme.
Asmodeo, con adesso entrambe le sopracciglia alzate, osservava la scena vagamente irritato. –Spero di non essere più disturbato. Discuteremo in seguito questo... imprevisto, Jonathan Morgenstern.- Disse rientrando nel pentagramma, dissolvendosi come fumo.


Hello everybody!
Sono coldays e dopo anni sono tornata sul fandom, con una nuova clastian! La parte iniziale è ovviamente ripresa da CoHF. Questa storia nasce dal desiderio di dare giustizia a Jonathan e Clary, il secondo capitolo arriverà presto... nel frattempo fatemi sapere se ci siete, e cosa ne pensate della storia! A presto!  

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⏰ Last updated: Sep 28, 2018 ⏰

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The King and Queen in EdomWhere stories live. Discover now