1# Maggie Lindeman
- Couple of kindsCorsi via e andai nel solito parco abbandonato. Fu abbandonato perché i giochi si erano rovvinati imbruttendosi, ai bambini non piacquero più, abbandonando così il parchetto diventò il mio posto.
Mi avvicinai all'altalena e mi ci sedetti sopra iniziando a spingere le mie piccole gambe facendo avanti e indietro, così che iniziai a dondolare.
Ma non c'è la facevo a essere serena, a godermi quel piccolo momento da sola, che ricomincia a piangere.
Portai le mani al viso e mi fermai.
"Perché stai piangendo?" Mi domandò all'improvviso un bambino più grande di me. Mi guardò curioso con i suoi occhioni marroni in attesa di una mia risposta.
Tolsi le mani dal mio viso e lo guardai. Il bambino non appena vide i miei occhi azzuri ghiaccio sulsulto. "Perché sono infelice." risposi in un sussuro.
Il bambino mi guardò corrugando la fronte. "Chi è stato?".
Chiusi gli occhi pensando di chi fosse la colpa, e la risposta arrivo in un lampo. Apri lentamente gli occhi e guardai le mie mani. "La vita." sussurai. "La vita mi ha reso triste." dissi convinta guardandolo negli occhi.
Ebbi un cipiglio quando realizai che gli occhi di quel bambino non erano marroni. Erano verdi, verde giada. Ed erano meravigliosi!
Il bambino mi sorrise, e spuntò ai lati delle sue guancie delle fossete. "Se ti abbraccio ti sentirai meno triste?" Mi domandò gentilmente spalancando le sue braccia.
"Mamma dice che non posso parlare con le persone che non conosco. . ."mi interruppi da sola redendomi conto che mi stavo contradendo. "ma l'ho fatto. . . Quanto sono stupida." Sbuffai dandomi uno schiaffio in faccia.
"Io sono Damian." si presentò in un sorriso, mostrando così i suoi denti bianchi come la luna di notte. Mancava qualche dentino, ma erano lo stesso stupendi. "Ora ci conosciamo!"
Si avvicinò a me e mi abbracciò. "Ma tu non sai il mio nome." mormorai facendo il broncio, anche se lui non poteva vedermi.
"Non importa." disse accarezandomi i capelli biondi. "Basta solo che tu conosca il mio."
Dopo quel giorno io e quel bambino - di cui io non avevo ancora rivelato il mio nome - diventò mio amico, ogni giorno alla stessa ora ci incontravamo nel parchetto abbandonato.
Lui mi portava delle barrette al cioccolato bianco e io delle carte con dei disegni che avevano un significato, con scritto dietro in ogni carta una frase in inglese - che a quell'età, aimè, non comprendevo - .
Quel mio posto diventò anche il suo.
Diventò il nostro posto. Tutto questo finché lui smise di venire.
Born
To
Be
...
L'ultima non sono riuscita a dargliela, perché non si fece più vedere.
Io andai sempre in quel parco aspettandolo, e quando non lo vidi li lasciavo raramete delle lettere sul sedile dell'altalena accanto.
Rimanevo sempre lì.
Mi arresi all'età di dodici anni. Avevo perso tutte le speranze, e anche lui.
Ora ho diciotto anni e dico di aver smesso di pensare a quel bambino, ma quando mi capita raramete di passare davanti al parchetto, mi vengono in mente tutte le volte che eravamo lì.
angolo Alexa
volevo ricordavi che questo libro è in collaborazione