Prologo

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Di due sorelle, ce n'è sempre una che osserva e l'altra che danza.
(Louise Glück)

Greenfield non era il posto adatto a me, questo lo avevo capito da un bel po' di tempo. A dirla tutta, non lo ritenevo adatto a nessun essere vivente al di sotto dei sessant'anni. D'altronde, cosa bisognava aspettarsi da un microscopico villaggio di meno di trentamila abitanti, nel Surrey, a sud di Londra?

Il massimo della mondanità raggiungibile era rappresentato dal "Greenfield Festival ", che a un festival non assomigliava neanche. Dimenticate zucchero filato e ruote panoramiche, l'unica attività presente consisteva nell'annuale torneo di bocce organizzato, come di consueto, da Mr Foster, un arzillo ottantenne, proprietario della maggior parte delle attività locali.

Nonostante gli sforzi, ogni idea che prendeva vita in quella cittadina abbandonata dal mondo, risultava banale e priva di buon senso. Come, ad esempio, l'installazione di una piccola e mal realizzata copia della Torre Eiffel nel bel mezzo del piazza principale.

 Per non parlare delle temperature glaciali, in grado di spaccare le ossa, l'umidità perenne, un vero toccasana per i miei già indomabili capelli, e le onnipresenti nuvole. Insomma, un paradiso terrestre. 

Penso di aver espresso a sufficienza quanto amassi quel posto dimenticato dal mondo.
Wow, senza nemmeno parlare della massa di retrogradi che lo abitavano.  

Per cercare un po' di sano svago bisognava raggiungere la capitale, il mio posto preferito sull'intero pianeta, dove le luci si confondevano con le stelle. Avrei trascorso ore intere a passeggiare per Hyde Park, beandomi della tranquillità, che i suoi curati prati verdi mi trasmettevano. Adoravo, inoltre, perdermi nel traffico e le insegne luminose di Piccadilly Circus. Per non parlare di quanto fosse meraviglioso osservare l'intera città dall'alto, grazie alla mia attrazione preferita, il London Eye.

Purtroppo, però, quello non era il luogo in cui ero nata e cresciuta. Avrei, ormai, dovuto essermi rassegnata. In realtà, fino all'anno precedente, avevo avuto la forza di sopportare la mia triste e nuvolosa realtà, ero infelice ma riuscivo ad accettarlo. Stringevo i denti e tiravo avanti.

È proprio assurdo come una persona possa cambiare il tuo modo di vedere il mondo, colorare anche le giornate più grigie.
Anzi, no. Lei era tutto il mio mondo.

Era stata mia compagna e complice dal primo battito del mio cuore, il mio primo respiro, la prima volta che i miei occhi avevano visto la luce.
Il nostro era uno di quei legami figli del destino, più forte di ogni litigio o distanza.

Come mi ripeteva sempre: condividere, per nove mesi, lo stesso minuscolo spazio non è una cosa da nulla.
Aveva ragione. Eravamo come collegate da un filo invisibile, potevamo scegliere strade diverse ma, alla fine, la nostra meta sarebbe sempre stata la stessa. I diciassette anni passati insieme erano stati più che intensi, tra porte sbattute in faccia e abbracci in grado di romperti le ossa e aggiustarti l'anima.

Da quando era andata via, i nostri ricordi più belli mi perseguitavano, come fantasmi.
Bastava che mi sedessi sul divano, affinché le immagini delle nostre serate passate sotto il caldo plaid natalizio, delle litigate per chi dovesse scegliere il film e dei popcorn bruciati mi tornassero alla mente.

Talvolta, sentivo ancora la sua voce canticchiare allegramente le note di qualche canzone di Ed Sheeran, il suo cantante preferito, storpiandone completamente il testo. Lo faceva di continuo, solo per infastidirmi, sapeva quanto odiassi essere disturbata mentre studiavo. Avrei pagato oro per subire, di nuovo, quella immane tortura.

Eravamo sempre state, caratterialmente parlando, l'una l'opposto dell'altra. Fisicamente eravamo due gocce d'acqua, i lunghi capelli mori e lisci, i grandi occhi verdi e le labbra rosee ci rendevano praticamente indistinguibili.

Bastava, però, farci aprir bocca per entrare in contatto con le nostre opposte personalità.
Io, Morgan, troppo severa con me stessa, la testa china sui libri e un finto sorriso accondiscendente sempre stampato sulle labbra.
Alex, invece, riusciva a malapena a trattenere la sua voglia di indipendenza e il suo carattere indomabile, un'instancabile sognatrice.

Crescendo, ognuna di noi aveva preso strade diverse, frequentando persone e ambientanti altrettanto opposti. Alex, grazie alla sua spiccata personalità, era riuscita a far breccia nel cuore della comitiva più "in" della scuola, io, invece, avevo una sola vera amica, Grace. Infondo, a contare era la qualità, non la quantità dei rapporti. Quell'instancabile biondina, con il passare degli anni, era diventata la mia più cara confidente e sostenitrice. Tutto ciò a discapito del mio rapporto con Alex.

Per quanto riguardava la mia famiglia, mamma e papà non avevano mai nascosto la loro preoccupazione per le frequentazioni di mia sorella. Joseph e Emily, un medico e un'insegnante di letteratura inglese, i soliti genitori apprensivi e pieni di paure. Avrebbero fatto di tutto per donarci una felice e spensierata esistenza.

Un giorno, all'improvviso, tutte le mie certezze si erano, però, sgretolate, lasciandomi con la testa piena di dubbi e il cuore a metà. Come un fulmine a ciel sereno, mia sorella era scomparsa.

If I were youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora