Pensare che non l'ho, sentire che l'ho perduta.
Sentire la notte immensa, più immensa senza di lei.
(Pablo Neruda)Ricordo ogni dettaglio di quel giorno maledetto, cosa alquanto assurda per una distratta patologica come me. Come se qualcosa dentro di me avesse già capito che quello sarebbe stato un giorno indimenticabile.
Era la vigilia di Natale, uno dei pochi momenti in cui l'intera famiglia si riuniva, dimenticandosi del lavoro e dello stress quotidiano. La casa era decorata a regola d'arte, una delle fisse di mia madre, il camino in salotto era stato acceso, questo era invece compito di papà, propagando un piacevole tepore in tutta la casa. La nostra non era una reggia, ma, grazie all'attenzione di mia madre per i dettagli, era decisamente ben arredata e ogni ambiente era perfettamente impiegato ed esaltato. La sua superficie si sviluppava su due piani, in quello inferiore si estendevano la cucina, il salotto e un bagno, mentre in quello superiore erano situate tre camere da letto e un ulteriore bagno. Ero grata di avere una stanza tutta per me, il mio rifugio dai continui litigi tra mia madre e mia sorella, nonché tana per immergermi completamente nella mia passione più grande, la lettura.
Leggere per me era come respirare, necessario alla mia sopravvivenza. Avevo un libro adatto per ogni occasione, trovavo conforto nel profumo della carta e nella profondità delle parole. Mi innamoravo di alcuni personaggi, altri arrivavo persino a detestarli. Mi immergevo completamente nelle storie, fino ad arrivare a farne parte. Tornare alla realtà era sempre spiacevole, non riuscivo ad apprezzarla. Ero una ragazza decisamente comune, non avevo niente di speciale da offrire al mondo, come lui non aveva niente per me. Tutto il contrario della mia gemella, in grado di illuminare la stanza più buia con il suo solo sorriso.
Quella mattina Alex sembrava non avere nessuna intenzione di alzarsi, doveva essere rimasta fino a tardi alla festa di Jordan Black, il ragazzo più popolare e insopportabile dell'intero quartiere, nonché figlio del sindaco. Mamma, di li a poco, avrebbe perso la pazienza, trascinandola a forza in cucina. L'ultima cosa che volevo era vedere andare in fumo l'atmosfera natalizia, avevo aspettato ben trecentosessantacinque giorni per riviverla, toccava a me l'arduo compito. Presi un bel respiro e decisi di andare a svegliare la bella addormentata,già consapevole della lotta che mi aspettava. Alex odiava essere disturbata mentre dormiva, figuriamoci dopo una sbornia.
Salii lentamente le scale e, una volta arrivata davanti alla sua porta, bussai lievemente, quasi pentita della mia decisione. Nessuna risposta. A quanto pareva bisognava usare le maniere forti. Spazientita spalancai la porta. Mi guardai attorno, tutto era al proprio posto, tranne per un piccolo particolare, mia sorella. La sua stanza era decisamente diversa dalla mia, le pareti erano ricoperte di foto e citazioni e un'enorme bandiera degli stati uniti campeggiava sopra il suo letto. Alex sognava, da sempre, l' America, terra di sogni e avventura. L'avrei vista bene a passeggiare dopo una seduta di shopping per le strade di New York, oppure sotto il sole di Miami. Io ero più un tipo da Inghilterra, tutta nuvole e pensieri.Andai a controllare in bagno, nemmeno li trovai sue tracce.
Decisi di prendere la questione alla leggera, tuttavia provai a chiamarla al cellulare, ma ebbi come risposta la sua segreteria.<Hey, tu! Non so perché mi cerchi, ma, se stai sentendo questo messaggio, vuol dire che non sei stato abbastanza fortunato. Riprova a chiamarmi più tardi e, se non ti rispondo, fattene una ragione >
Dove cavolo era finita? A volte, si comportava peggio di una bambina irresponsabile. Mamma l'avrebbe uccisa e io non l'avrei difesa, non questa volta. Doveva imparare a comportarsi, il mondo non girava attorno a lei. Io non esistevo in sua funzione.
Controllai l'orario, erano le undici di mattina, avevo dato appuntamento a Grace al parco della città per poterci scambiare i regali di Natale, una sorta di nostra tradizione. Nel corso degli anni, ci eravamo regalate le cose più buffe e improbabili, anche quello, ormai, faceva parte della tradizione.
Mi lasciai completamente alle spalle Alex e raggiunsi la mia amica. Mia sorella se la sarebbe dovuta cavare da sola.Con Grace il tempo volava, era la ragazza più buffa e sbadata che conoscessi. L'avevo incontrata alle elementari e, da quel momento, non ci eravamo mai perse di vista. Il nostro rapporto era, tuttavia, diventato veramente stretto quando, crescendo, quello con mia sorella aveva cominciato ad indebolirsi sempre di più.
Mentre mi raccontava di come avesse accidentalmente bruciato con la piastra una ciocca di capelli di sua sorella maggiore, il mio telefono iniziò a squillare, era mamma. Controllai l'ora, cavoli, era già l'una e quarantacinque, ero in ritardo per il pranzo. Temendo un suo aspro rimprovero, risposi con tono affabile e vago, non avrei sopportato di essere in punizione a Natale.
<Hey, mamma. Stavo giusto per chiamarti. Ho avuto contrattempo...>
< Morgan, sei con tua sorella? >
< No, io non ho idea di dove sia... >
Scoppiò a piangere, facevo fatica a capire cosa mi dicesse.
< Mamma, tranquilla. Perché piangi? Vedrai che, tra poco, si farà viva. >
< Deve esserle successo qualcosa. È scomparsa anche l'auto di tuo padre. Ti prego, Morgan, torna a casa. >
Salutai Grace e mi incamminai verso casa. Non ero particolarmente preoccupata per mia sorella, ero certa che presto avrebbe fatto ritorno. Me la immaginai ancora addormentata, dopo aver bevuto troppo, sul divano di qualche sua amica. La cosa che, però, non riuscivo a sopportare era come non si preoccupasse minimamente di tranquillizzare i suoi genitori. Come diavolo le era venuto in mente di prendere l'auto di papà? Sapeva quanto tenesse al suo gioiellino.
Le successive dieci ore furono un susseguirsi di telefonate e pianti isterici. Cercavo di tranquillizzare mia madre in tutti i modi, era distrutta. Io, invece, riuscivo solo a provare ira nei confronti di Alex, odiavo questo suo comportamento.
Non riuscivo a realizzare quello che stava accadendo. Continuavo ad essere convinta che si trattasse di una bravata, i miei genitori ne stavano facendo una tragedia.Passarono altre ventiquattro ore, di Alex nemmeno l'ombra. Fu quando la polizia fece ingresso a casa nostra, che cominciai a prendere coscienza della situazione. Come uno schiaffo in pieno viso. Iniziarono a farci domande su domande, mentre io cercavo con scarsi risultati di far ordine nella mia mente.
Non riuscivo a capacitarmi dell'accaduto. Alex era sempre stata un'anima ribelle, ma non sarebbe mai arrivata fino a quel punto.
I detective interrogarono amici e conoscenti, in particolare coloro che erano stati invitati alla festa di Jordan. Tutti affermarono che mia sorella si era comportata come sempre e che aveva lasciato la festa a mezzanotte in punto, in perfetto orario con il coprifuoco imposto dai nostri genitori. La voce si sparse molto velocemente in città. Così io e la mia famiglia ci ritrovammo a chiedere aiuto, in prima serata, sul notiziario nazionale. Il caso di mia sorella era stato dato in pasto ai giornalisti inglesi, non c'era persona in tutto il paese che non conoscesse il volto di Alex.Io continuavo a chiamarla al cellulare, a mandarle messaggi e a pregare che rientrasse da quella maledetta porta sana e salva, con il suo solito sorrisetto furbo e le sue scuse poco credibili.
Il mio cervello continuava a farsi domande su domande, ventiquattro ore al giorno. Mi chiedevo se l'avessi infastidita, se, in qualche modo, avessi colpa per quello che era accaduto.I giorni passavano inesorabili, portando via la speranza di rivederla. La polvere iniziava a posarsi su quella stanza che era stata il suo nido, quella stessa stanza dalla quale era fuggita senza lasciare traccia. Mia sorella si stava trasformando in un ricordo, un pensiero costante e doloroso.
Mi sentivo come una a cui avevano appena tagliato un braccio, incompleta. Perché io, senza lei, ero un po' meno me.
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If I were you
Roman d'amourCerti legami sono destinati a durare per sempre, il loro è uno di questi. Alex e Morgan sono gemelle identiche, ma i loro caratteri non potrebbero essere più diversi. Il tempo le ha allontanate sempre di più, ma sarà il destino a porle davanti alla...